Costituente a sinistra, primo incontro con Fava e Vendola
Rachele Gonnelli DA l'Unità.it
Attorno ad un lungo tavolo ovale, ospiti della Casa internazionale delle Donne a Roma - luogo storico del movimento femminista - si riuniscono sabato, per la prima volta dopo la lunga estate di congressi e liti furibonde, gli stati maggiori della sinistra un tempo arcobaleno.
Si fonda proprio attorno a quel tavolo, la nuova casa della sinistra. «È la prima pietra», dice il segretario della Sinistra democratica Claudio Fava. Ma la forma è ancora poco più che un abbozzo, la giornata di discussione a porte chiuse un incontro poco più che «seminariale». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, preferisce parlare, più che di prima pietra, dell'inizio di un «percorso» per ricostruire «una sinistra che prenda atto della sconfitta anche culturale» e torni a aggregarsi nel sociale, «nei territori». Insomma ad esistere e ad avere voce.
La sfumatura tra la «pietra» di Fava e il «percorso» di Vendola in verità è lieve. L'esperienza del cartello elettorale della Sinistra Arcobaleno uscita senza neppure un parlamentare dalle urne viene archiviata da entrambi in modo netto. E anche la prospettiva delle scadenze elezioni - sia il turno primaverile delle amministrative sia le europee con o senza soglia di sbarramento- è evocata solo come «punto di arrivo».
Così, da questa prima riunione della «costituente della sinistra» non esce nessun coordinamento o organigramma. Solo un comunicato in cui si parla di «orizzonte nuovo» ma anche di «nuove pratiche e linguaggi». Più un calendario per le successive tappe che dovranno portare a questo processo di riaggregazione.
La prima tappa è prevista già per sabato prossimo, 27 settembre, sempre a Roma, quando alla festa dell'area vendoliana di Rifondazione - a Garbatella - molti degli stessi oratori della riunione seminariale si troveranno a parlare in pubblico, cercando di entrare in collegamento anche con l'iniziativa delle "Cento Piazze" della Cgil. Poi, nell'agenda a breve, ci sarà la manifestazione nazionale convocata ancora una volta a Roma il prossimo 11 ottobre.
Per ora la «costituente» è animata, oltre che da Sd e vendoliani di Rifondazione - che comunque non vogliono concepirsi come corrente interna al Prc ma si identificano in qualcosa di più «largo e plurale» - anche da personaggi politici e del mondo della cultura e dello spettacolo: da Moni Ovadia a Ascanio Celestini e da Alberto Asor Rosa a Rita Borsellino. C'è uno spezzone dei Verdi, con l'ex sottosegretario Paolo Cento, e c'è l'area dissidente del Pdci, da Katia Belillo all'europarlamentare Claudio Guidoni. E molti altri, tra i quali anche Achille Occhetto, Aldo Tortorella, Fabio Mussi.
In mattinata alla prima riunione ha partecipato anche il segretario della Fiom Gianni Rinaldini che poi però ha dovuto abbandonare la discussione per andare a Gubbio, alla Festa nazionale della corrente di Rifondazione che fa capo a Claudio Grassi - "Essere comunisti" - dove era chiamato come oratore a un dibattito sempre sulla crisi della sinistra -dal titolo emblematico: "Ricominciare a sinistra, come e da dove?" - insieme a Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero.
Il progetto di costituente di cui hanno iniziato a tessere la tela Fava e Vendola però al momento esclude sia il segretario del Pdci Diliberto sia quello di Rifondazione Ferrero. Anche se di fronte a una soglia di sbarramento per le elezioni europee tra il 3 e il 5 percento, secondo la modifica della legge elettorale che la maggioranza di centrodestra sembra orientata a voler approvare, potrebbe portare a rimescolare le carte. Per ora prevalgono i netti distinguo usciti dai congressi dei partiti. «La nostra idea di sinistra - spiega Fava - non sarà un'opzione minoritaria».
Vendola è persino più duro nel giudizio. «Non riesco a pensare che resti solo una opposizione di corto respiro e in stato confusionale o una che si rinchiude in recinti e in invocazioni di una identità nostalgica». Per lui è fondamentale intanto guarire dal «torcicollo», da una sindrome che vede la sinistra innamorata solo del proprio passato, una sinistra ideologica che essendo «finita in un dirupo» «cerca solo di sopravvivere» aggrappata a vecchi simboli e richiami ideologici. Oltretutto sbagliati. «Io non posso partecipare a un corteo dove si suonano inni che riportano a un passato stalinista -chiarisce-. Non credo a una lettura solo storiografica dello stalinismo, non credo più, e ci ho creduto ma ora non più, a una ideologia giustificazionista rispetto a certi eventi storici, la rottura deve essere netta».
Rachele Gonnelli DA l'Unità.it
Attorno ad un lungo tavolo ovale, ospiti della Casa internazionale delle Donne a Roma - luogo storico del movimento femminista - si riuniscono sabato, per la prima volta dopo la lunga estate di congressi e liti furibonde, gli stati maggiori della sinistra un tempo arcobaleno.
Si fonda proprio attorno a quel tavolo, la nuova casa della sinistra. «È la prima pietra», dice il segretario della Sinistra democratica Claudio Fava. Ma la forma è ancora poco più che un abbozzo, la giornata di discussione a porte chiuse un incontro poco più che «seminariale». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, preferisce parlare, più che di prima pietra, dell'inizio di un «percorso» per ricostruire «una sinistra che prenda atto della sconfitta anche culturale» e torni a aggregarsi nel sociale, «nei territori». Insomma ad esistere e ad avere voce.
La sfumatura tra la «pietra» di Fava e il «percorso» di Vendola in verità è lieve. L'esperienza del cartello elettorale della Sinistra Arcobaleno uscita senza neppure un parlamentare dalle urne viene archiviata da entrambi in modo netto. E anche la prospettiva delle scadenze elezioni - sia il turno primaverile delle amministrative sia le europee con o senza soglia di sbarramento- è evocata solo come «punto di arrivo».
Così, da questa prima riunione della «costituente della sinistra» non esce nessun coordinamento o organigramma. Solo un comunicato in cui si parla di «orizzonte nuovo» ma anche di «nuove pratiche e linguaggi». Più un calendario per le successive tappe che dovranno portare a questo processo di riaggregazione.
La prima tappa è prevista già per sabato prossimo, 27 settembre, sempre a Roma, quando alla festa dell'area vendoliana di Rifondazione - a Garbatella - molti degli stessi oratori della riunione seminariale si troveranno a parlare in pubblico, cercando di entrare in collegamento anche con l'iniziativa delle "Cento Piazze" della Cgil. Poi, nell'agenda a breve, ci sarà la manifestazione nazionale convocata ancora una volta a Roma il prossimo 11 ottobre.
Per ora la «costituente» è animata, oltre che da Sd e vendoliani di Rifondazione - che comunque non vogliono concepirsi come corrente interna al Prc ma si identificano in qualcosa di più «largo e plurale» - anche da personaggi politici e del mondo della cultura e dello spettacolo: da Moni Ovadia a Ascanio Celestini e da Alberto Asor Rosa a Rita Borsellino. C'è uno spezzone dei Verdi, con l'ex sottosegretario Paolo Cento, e c'è l'area dissidente del Pdci, da Katia Belillo all'europarlamentare Claudio Guidoni. E molti altri, tra i quali anche Achille Occhetto, Aldo Tortorella, Fabio Mussi.
In mattinata alla prima riunione ha partecipato anche il segretario della Fiom Gianni Rinaldini che poi però ha dovuto abbandonare la discussione per andare a Gubbio, alla Festa nazionale della corrente di Rifondazione che fa capo a Claudio Grassi - "Essere comunisti" - dove era chiamato come oratore a un dibattito sempre sulla crisi della sinistra -dal titolo emblematico: "Ricominciare a sinistra, come e da dove?" - insieme a Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero.
Il progetto di costituente di cui hanno iniziato a tessere la tela Fava e Vendola però al momento esclude sia il segretario del Pdci Diliberto sia quello di Rifondazione Ferrero. Anche se di fronte a una soglia di sbarramento per le elezioni europee tra il 3 e il 5 percento, secondo la modifica della legge elettorale che la maggioranza di centrodestra sembra orientata a voler approvare, potrebbe portare a rimescolare le carte. Per ora prevalgono i netti distinguo usciti dai congressi dei partiti. «La nostra idea di sinistra - spiega Fava - non sarà un'opzione minoritaria».
Vendola è persino più duro nel giudizio. «Non riesco a pensare che resti solo una opposizione di corto respiro e in stato confusionale o una che si rinchiude in recinti e in invocazioni di una identità nostalgica». Per lui è fondamentale intanto guarire dal «torcicollo», da una sindrome che vede la sinistra innamorata solo del proprio passato, una sinistra ideologica che essendo «finita in un dirupo» «cerca solo di sopravvivere» aggrappata a vecchi simboli e richiami ideologici. Oltretutto sbagliati. «Io non posso partecipare a un corteo dove si suonano inni che riportano a un passato stalinista -chiarisce-. Non credo a una lettura solo storiografica dello stalinismo, non credo più, e ci ho creduto ma ora non più, a una ideologia giustificazionista rispetto a certi eventi storici, la rottura deve essere netta».
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