sabato 29 novembre 2008

PER LA SINISTRA

Anche nella provincia di Ancona procedono speditamente le iniziative per la costituente del nuovo Partito de La Sinistra, a seguito del Documento dei 50 firmato il 7 novembre.

Martedì scorso, 25 novembre, la sala del Consiglio comunale di Ancona, capoluogo di provincia e di regione, era gremita – ben oltre i posti disponibili - di persone attente a non perdersi neanche un passaggio degli interventi di Nichi Vendola e Marco Fumagalli. L’assemblea, definita “costituente de La Sinistra”, è stata organizzata da un gruppo di compagne e compagni SD e PRC (Mozione Vendola), ma anche da chi, da un po’ di tempo, aveva ‘tirato i remi in barca’, che da alcune settimane, ben prima del 7 novembre, aveva cominciato a riunirsi e discutere sul futuro della Sinistra in Italia.

Alla fine della serata le adesioni hanno fatto registrare “quota 185” in calce ad un documento politico locale, ricalcato su quello nazionale, il quale, in un passaggio, recita: “ La costituente della Sinistra, in città, avrà senso e futuro se saprà radicarsi in quartieri e luoghi di lavoro, se si occuperà della condizione sociale, della vita dei lavoratori e del precariato, delle attività economiche e di un nuovo progetto di sviluppo, della mancanza di case a basso prezzo e di un’urbanistica fuori controllo e di crescita dei servizi pubblici”.

Tre assemblee pubbliche:
4 dicembre Moie di Maiolati, ore 21.00, Sala AVIS (Via Trieste)
5 dicembre Cupramontana, ore 21.00, Magazzini dell’Abbondanza
9 dicembre Serra S. Quirico ore 21.00, Teatro Parrocchiale
sono state messe a calendario da un Comitato promotore provvisorio costituitosi nei giorni scorsi per iniziativa di compagni SD e PRC nella più grande vallata della provincia che dai monti di Fabriano scende al mare: un territorio colpito da una grave crisi del distretto industriale della meccanica (il caso della “A. Merloni” è il più noto) ma in cui resistono un fitto tessuto di PMI manifatturiere e una agricoltura che dà prodotti di eccellenza (qui è “la patria” del vino Verdicchio).

Sulla costa, a Senigallia, importante centro turistico, è prevista la costituzione di un nuovo Comitato promotore della Associazione per “La Sinistra”, con la presenza anche di compagni del PdCI.
L’impressione è che si stia innescando un felice “effetto domino”.
Compagni “sopiti”, ex militanti delle varie forze politiche di sinistra attuali, oltre a persone che non possiedono esperienze di politica attiva pregresse, ci chiamano, si informano, e danno la loro disponibilità a rimettersi in gioco. Questo è il carburante che ci permette di affrontare con entusiasmo l’impegno necessario, dopo gli ultimi avvenimenti che, in verità, introducendo dubbi e titubanze, avevano fortemente minato la fiducia di poter riuscire a riorganizzare una sinistra nuova e multiforme, ma unita e vivace.
Una Sinistra credibile, non autoreferenziale, e soprattutto “partecipata e democratica”, nei modi e nelle idee.

Noi vogliamo rivolgerci a tutti, perché tutti possano sentirsi protagonisti del cambiamento sociale, economico, ambientale di cui intendiamo essere portatori. Più che predicare la Sinistra che vogliamo, abbiamo bisogno di ascoltare la Sinistra di cui c’è bisogno, di cui i lavoratori, i cittadini, gli studenti hanno bisogno. Ora e subito, senza tatticismi e con molta umiltà.

Riccardo Maderloni
Coordinatore provinciale SD Ancona.

lunedì 17 novembre 2008

LA CASA DELLA SINISTRA

venerdì 24 ottobre 2008

Giovedì 13 novembre 2008 alle ore 19.00
con Claudio FAVA
Coordinatore nazionale


inaugurazione della nuova Sede

di SINISTRA DEMOCRATICA

Via Esino 65 Torrette di Ancona
la cittadinanza è invitata

mercoledì 15 ottobre 2008

COSTITUENTE DELLA SINISTRA


Due importanti iniziative per l'unità e la costituente della Sinistra con il Compagno Franco Giordano (PRC)


GIOVEDI' 16 OTTOBRE ORE 17.30
PRESSO IL TEATRO COMUNALE DI SERRA S. QUIRICO


VENERDI' 17 OTTOBRE ORE 18.00
PRESSO CIRCOLO ANPI (via Palestro) ANCONA

domenica 5 ottobre 2008

11 OTTOBRE: L'OPPOSIZIONE E' NELLE NOSTRE MANI

FONDAMENTALE ESSERCI

Per prenotazioni o informazioni:

MORENA GAZZETTI – SINISTRA DEMOCRATICA
071.2298425 orario ufficio

ROMA MANIFESTAZIONE 11 OTTOBRE 2008


I° PULMANN
SENIGALLIA – P.LE STAZIONE ORE 7.30
MARINA MONTEMARCIANO – EDICOLA ORE 7.45
CASTELFERRETTI – PIAZZA DEL BAR ORE 8.00
CHIARAVALLE – CAPOLINEA AUTOBUS ORE 8.15
FABRIANO – GIARDINI ORE 9.00/9.30

II° PULMANN
ANCONA OD OSIMO ORE 7.30
ANCONA – P.ZZA U.BASSI- ORE 7.45
JESI – PORTAVALLE ORE 8.15
ANGELI DI ROSORA ORE 8.40
FABRIANO – GIARDINI ORE 9.00/9.30


domenica 28 settembre 2008

mercoledì 24 settembre 2008

11 OTTOBRE IN PIAZZA

L’11 ottobre Sinistra Democratica sarà in piazza e invita tutti a partecipare. Fermare oggi Berlusconi è un dovere democratico.Se la destra al governo, in pochi mesi, ha già fatto molti danni in materia di scuola, lavoro, convivenza civile, ambiente e cultura democratica, è perché non ha trovato finora chi la contrastasse sufficientemente.

Dare vita a una opposizione al governo Berlusconi che sia forte ed efficace è oggi una priorità assoluta. I tanti e le tante che non condividono questo indirizzo politico avverso alla scuola pubblica, punitivo verso lavoratori e pensionati, tollerante verso la xenofobia, compiacente con gli interessi di pochi potenti, debbono poter trovare nella manifestazione dell’11 ottobre un luogo dove ritrovarsi e avere voce.Un luogo che dialoghi con chi nei sindacati, nei luoghi di lavoro, sul territorio, nelle scuole già si sta attivando per fermare l’onda della destra.

Avremmo voluto una sola manifestazione di tutte le opposizioni. Poiché non si è potuto ottenere questo risultato occorre che quella dell’11 ottobre sia una giornata e una manifestazione aperta a tutti coloro che non condividono le politiche aggressive della destra. Non ultima quella di strozzare con una nuova legge elettorale la possibilità di una rappresentanza al parlamento europeo scelta democraticamente.

Dare forza insieme all’opposizione non confonde i diversi progetti politici: SD, ad esempio, ritiene che senza una sinistra del cambiamento sarà difficile creare una alternativa alla destra e per questo lavoriamo concretamente con molti altri alla Costituente della sinistra. Alla fine, per battere la destra, occorre una politica convincente

domenica 21 settembre 2008

LA PRIMA PIETRA

Costituente a sinistra, primo incontro con Fava e Vendola
Rachele Gonnelli DA l'Unità.it

Attorno ad un lungo tavolo ovale, ospiti della Casa internazionale delle Donne a Roma - luogo storico del movimento femminista - si riuniscono sabato, per la prima volta dopo la lunga estate di congressi e liti furibonde, gli stati maggiori della sinistra un tempo arcobaleno.
Si fonda proprio attorno a quel tavolo, la nuova casa della sinistra. «È la prima pietra», dice il segretario della Sinistra democratica Claudio Fava. Ma la forma è ancora poco più che un abbozzo, la giornata di discussione a porte chiuse un incontro poco più che «seminariale». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, preferisce parlare, più che di prima pietra, dell'inizio di un «percorso» per ricostruire «una sinistra che prenda atto della sconfitta anche culturale» e torni a aggregarsi nel sociale, «nei territori». Insomma ad esistere e ad avere voce.

La sfumatura tra la «pietra» di Fava e il «percorso» di Vendola in verità è lieve. L'esperienza del cartello elettorale della Sinistra Arcobaleno uscita senza neppure un parlamentare dalle urne viene archiviata da entrambi in modo netto. E anche la prospettiva delle scadenze elezioni - sia il turno primaverile delle amministrative sia le europee con o senza soglia di sbarramento- è evocata solo come «punto di arrivo».

Così, da questa prima riunione della «costituente della sinistra» non esce nessun coordinamento o organigramma. Solo un comunicato in cui si parla di «orizzonte nuovo» ma anche di «nuove pratiche e linguaggi». Più un calendario per le successive tappe che dovranno portare a questo processo di riaggregazione.

La prima tappa è prevista già per sabato prossimo, 27 settembre, sempre a Roma, quando alla festa dell'area vendoliana di Rifondazione - a Garbatella - molti degli stessi oratori della riunione seminariale si troveranno a parlare in pubblico, cercando di entrare in collegamento anche con l'iniziativa delle "Cento Piazze" della Cgil. Poi, nell'agenda a breve, ci sarà la manifestazione nazionale convocata ancora una volta a Roma il prossimo 11 ottobre.

Per ora la «costituente» è animata, oltre che da Sd e vendoliani di Rifondazione - che comunque non vogliono concepirsi come corrente interna al Prc ma si identificano in qualcosa di più «largo e plurale» - anche da personaggi politici e del mondo della cultura e dello spettacolo: da Moni Ovadia a Ascanio Celestini e da Alberto Asor Rosa a Rita Borsellino. C'è uno spezzone dei Verdi, con l'ex sottosegretario Paolo Cento, e c'è l'area dissidente del Pdci, da Katia Belillo all'europarlamentare Claudio Guidoni. E molti altri, tra i quali anche Achille Occhetto, Aldo Tortorella, Fabio Mussi.

In mattinata alla prima riunione ha partecipato anche il segretario della Fiom Gianni Rinaldini che poi però ha dovuto abbandonare la discussione per andare a Gubbio, alla Festa nazionale della corrente di Rifondazione che fa capo a Claudio Grassi - "Essere comunisti" - dove era chiamato come oratore a un dibattito sempre sulla crisi della sinistra -dal titolo emblematico: "Ricominciare a sinistra, come e da dove?" - insieme a Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero.

Il progetto di costituente di cui hanno iniziato a tessere la tela Fava e Vendola però al momento esclude sia il segretario del Pdci Diliberto sia quello di Rifondazione Ferrero. Anche se di fronte a una soglia di sbarramento per le elezioni europee tra il 3 e il 5 percento, secondo la modifica della legge elettorale che la maggioranza di centrodestra sembra orientata a voler approvare, potrebbe portare a rimescolare le carte. Per ora prevalgono i netti distinguo usciti dai congressi dei partiti. «La nostra idea di sinistra - spiega Fava - non sarà un'opzione minoritaria».

Vendola è persino più duro nel giudizio. «Non riesco a pensare che resti solo una opposizione di corto respiro e in stato confusionale o una che si rinchiude in recinti e in invocazioni di una identità nostalgica». Per lui è fondamentale intanto guarire dal «torcicollo», da una sindrome che vede la sinistra innamorata solo del proprio passato, una sinistra ideologica che essendo «finita in un dirupo» «cerca solo di sopravvivere» aggrappata a vecchi simboli e richiami ideologici. Oltretutto sbagliati. «Io non posso partecipare a un corteo dove si suonano inni che riportano a un passato stalinista -chiarisce-. Non credo a una lettura solo storiografica dello stalinismo, non credo più, e ci ho creduto ma ora non più, a una ideologia giustificazionista rispetto a certi eventi storici, la rottura deve essere netta».

domenica 7 settembre 2008

DOCUMENTO DIREZIONE NAZIONALE 6 SETTEMBRE

Un nuovo inizio per il futuro della sinistra italiana

1. La ripresa politica vede l’Italia di fronte a crescenti contraddizioni, squilibri e ingiustizie che da tempo ne frenano lo sviluppo -non soltanto economico ma sociale e ambientale- ma che ora vengono pesantemente aggravate dal procedere spedito di questo governo verso la rapida attuazione del suo programma.
In soli pochi mesi, disponendo di una larga maggioranza parlamentare e attraverso un uso distorto delle procedure istituzionali come delle norme costituzionali, la destra al governo sta mettendo in discussione i due pilastri fondamentali che reggono la vita democratica di un paese, l’equità sociale e i diritti civili. Tanto le importanti conquiste consolidate nel corso di decenni di vita e di lotta democratica, quanto le reali possibilità di attuare quelle vere riforme di cui l’Italia ha sempre più bisogno.
Questo riguarda fondamentali beni pubblici che segnano la qualità dello stato sociale di un paese e su cui si misura la vita quotidiana di donne e uomini: salute, istruzione e formazione. La scuola italiana è con questo governo sotto un attacco che svilisce la qualità educativa e pedagogica da trasmettere alle ragazze e ai ragazzi, umilia il lavoro di tanti insegnanti capaci, e quindi crea distacco tra società, famiglie e istituzioni scolastiche. E riguarda ancor di più la realtà attuale del mondo del lavoro oggi nel nostro Paese: perdita di centralità, precarietà persistente, condizioni materiali di lavoro sempre più insicure e pesanti, salari da troppo tempo fermi e troppo bassi, volontà di ridurre l’azione e il ruolo della rappresentanza sindacale.

2. E tuttavia l’azione devastatrice di questo governo non incontra ancora, a diversi mesi ormai dal voto di aprile, un’opposizione politica capace di resistere agli attacchi della destra e di indicare la possibilità di diversa prospettiva politica per l’Italia.
L’opposizione non solo tarda a organizzarsi, ma corre il serio rischio di presentarsi divisa, chiusa nel recinto, largo o angusto che sia, delle diverse logiche identitarie, incapaci di produrre quell’ampia, diffusa, forte partecipazione unitaria che l’opposizione deve avere oggi in Italia se vuole essere efficace e rialzare la testa di fronte ai colpi di questo governo.
E’ per questo che Sinistra Democratica – nata non già come ennesimo partito politico ma come movimento politico che ha il principale obiettivo di unire la sinistra e costruire un nuovo centrosinistra per governare l’Italia – ritiene si debbano individuare i punti essenziali di una comune piattaforma, quegli stessi su cui le azioni del governo rendono ogni giorno più pesante la vita materiale di tanta parte della popolazione, e si debbano dare segnali inequivocabili di unità e di mobilitazione prima di tutto nei suoi territori.
Ed è per questo, quindi, che Sd non condivide l’ipotesi di svolgere, ad ottobre, diverse e distinte manifestazioni dell’opposizione nel paese, incapaci nei fatti di parlarsi, con l’unico risultato di lanciare un messaggio identitario e di divisione ulteriore. Troppo poco di fronte ad una realtà così pesante e troppo poco anche di fronte agli insegnamenti che tutti dobbiamo trarre dalle divisioni e dagli errori che hanno segnato, in tutto il campo del centrosinistra, l’ultima campagna elettorale.
Ecco perché noi riteniamo necessario costruire una piattaforma e una mobilitazione del’’opposizione. E’ così che si può mettere in moto una doppia speranza. Che un’opposizione finalmente c’è, si organizza, mobilita soggetti e coscienze, unisce. E che da una simile opposizione si può partire, certo in un percorso ancora aperto e difficile, per costruire un nuovo centrosinistra per il governo dell’Italia.
Noi intendiamo lavorare per questo semplice, ma fondamentale obiettivo e ci rivolgiamo a tutti gli interlocutori del centrosinistra come alle tante diverse realtà in ogni parte del territorio del paese che chiedono segnali di speranza e di risposta politica efficace.

3. La nostra prospettiva politica già delineata a Chianciano pochi mesi fa e ribadita nel corso dei lavori della nostra Direzione, guarda alla Costituente della sinistra italiana come all’unica reale possibilità di mettere in moto un processo che da subito e già nelle elezioni amministrative ed europee indichi la strada per dare all’Italia quella sinistra politica che oggi non ha più. Dotata di autonomia culturale e organizzativa, di cultura di governo, di profilo europeo, capace di ridare centralità al valore del lavoro e alla laicità dello Stato.

Sarà un percorso lungo nel tempo ma che occorre avviare ora. Ecco perché guardiamo all’incontro del 20 settembre, al quale parteciperanno autorevoli figure rappresentative della sinistra nella cultura, nel sociale e nel mondo del lavoro, della politica e dei movimenti, come all’occasione che, dopo la sconfitta elettorale e gli esiti dei diversi congressi dei partiti di luglio, metta in moto un nuovo inizio per il futuro della sinistra italiana.

Viterbo, sabato 6 settembre 2008

lunedì 25 agosto 2008

CHIARAVALLE E L'ADESIONE ALLA QUADRILATERO


Chiaravalle: La Giunta Comunale REGALA il nostro territorio alla Quadrilatero

La Giunta di Chiaravalle fa passare sopra la testa dei
Chiaravallesi l’adesione alla società Quadrilatero S.p.A.

Siamo ad agosto, quale momento migliore per un colpo di mano?
Quale occasione più propizia per dimostrare (a chi?) capacità di decisione e determinazione manageriale?
L’Assessore all’urbanistica ed il Sindaco, “sollecitate” dalla Regione, incontrano il Presidente ed Assessore Regionale all’Urbanistica, ricevono un documento (datato Ottobre 2007) che diventa subito “importante” tanto da essere immediatamente portato all’attenzione della Giunta Comunale “fuori sacco” (come si definiscono le decisioni più urgenti) ma con la generica definizione di “Comunicazioni sulla Quadrilatero”, trasmessa alla Commissione Consiliare competente e contemporaneamente, come se la decisione fosse già stata assunta, convocano le Associazioni di Categoria.
Una decisione che richiedeva informazione e coinvolgimento, assunta con freddezza burocratica.
Eppure in tempo di elezioni questa maggioranza aveva promesso partecipazione e
trasparenza.

Alla Commissione Consiliare, per l’esame dell’atto, è stato fornito un documento vecchio (ottobre 2007) e una cartografia abbozzata; non sono stati nemmeno menzionati gli eventuali nuovi impegni di Regione e Società Quadrilatero: insomma, quasi un insulto!
C’è inoltre da ricordare che il documento “importante” fornito dalla Regione, era già stato recapitato alla Giunta Comunale precedente che l’aveva giudicato “molto insoddisfacente”, tanto da ribadire il “NO” all’ingresso nella società Quadrilatero, che il Sindaco Montali (quello del NO) abbia un gemello ???
Il Consiglio Comunale aveva chiesto “Autonomia di scelta per la pianificazione da parte degli Enti Locali, contenimento della “cattura di valore” sulle entrate ICI, sugli oneri di
urbanizzazione, nuove risorse messe a disposizione per l’Amministrazione Comunale, ecc”

NON C’È NULLA DI CIÒ!

La rotatoria? Era stato deciso che l’avrebbe fatta l’ANAS;
Il ponte ferroviario? È già inserito nel piano della Regione con un accordo fatto nel 2002 con le Ferrovie;
La Fiera? Non ci sarà più perché l’esposizione andrà a Pesaro, quella della Pesca rimarrà sul territorio di Ancona.
Altro territorio che se ne va, altro traffico: viabilità alle porte della città e ancora una volta i chiaravallesi a pagare il prezzo.

Dopo le centrali elettriche, l’elettrodotto dell’API, le strade, le uscite autostradali … nessun beneficio e tanti disagi!


Il Gruppo Consiliare “Sinistra Arcobaleno” di Chiaravalle
chiede che il Consiglio Comunale non ratifichi tale decisione e
ridia piena autonomia ai cittadini di Chiaravalle

giovedì 7 agosto 2008

Incontro Fava-Ferrero: SI LAVORA A MOBILITAZIONE

Un lavoro comune per costruire una piattaforma tra tutti i soggetti della sinistra, sia i partiti che le associazioni, con l'obiettivo di creare una grande mobilitazione, molto probabilmente una manifestazione, contro le politiche del governo Berlusconi.

A discuterne per piu' di un'ora sono stati il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero ed il coordinatore di Sd Claudio Fava, in un faccia a faccia alla Camera dei Deputati. Il leader del Prc aveva incontrato, sempre nella mattinata, il segretario del Pd Walter Veltroni. Gli incontri tra il neo leader del Prc con i diversi soggetti della sinistra erano gia' avviati da qualche giorno tanto che Ferrero ha gia' incontrato Grazia Francescato dei Verdi, ha sentito al telefono Oliviero Diliberto ed in settimana incontrera' anche i partiti a sinistra del Prc: Sinistra Critica di Salvatore Cannavo', e Marco Ferrando del Pcl.

''Abbiamo discusso - spiega Ferrero - la possibilita' di costruire una grande manifestazione che coinvolga tutta la sinistra. Questo e' solo il primo di una serie di incontri''. Il progetto avra' tempi diversi rispetto alla manifestazione del Pd in programma per il 25 ottobre: ''Lavoriamo per farla prima - sottolinea il leader del Prc - altrimenti diventa solo una manifestazione di commento, mentre la manovra economica incide sul piano sociale''.

Lo spirito con cui verra' convocata la manifestazione, osserva Claudio Fava ''e' inclusivo e non esclusivo'' e poi aggiunge ''abbiamo bisogno di una mobilitazione che si faccia carico della complessita' dei problemi''. Parlando della manifestazione del Pd e dell'ipotesi di confluire su un'unica piattaforma Fava spiega: ''Dobbiamo mettere in campo un'opposizione di tutta la sinistra. La manifestazione del 25 ottobre e' stata organizzata dal Pd e li' ci sono 'padroni di casa' ed 'ospiti', mentre serve una cosa che coinvolga tutta la sinistra''. ''Dobbiamo renderci contro - prosegue Claudio Fava - che da parte del governo c'e' uno stravolgimento della Costituzione''.

Per Ferrero, dunque, ''il problema e' costruire un'opposizione di sinistra che tenga insieme l'opposizione sociale al governo, le questioni ambientali e diritti civili''. Il segretario di Rifondazione non nasconde le distanze con il leader del Partito Democratico: '' Tra Veltroni e Fava - dice - sono molto piu' vicino al secondo''. L'ipotesi dunque di arrivare ad un'unica mobilitazione di tutta la sinistra appare impossibile: ''Sia io che Veltroni - sottolinea il segretario del Prc - sappiamo che non si puo' mettere insieme un piattaforma unitaria, non siamo arrivati ad una disponibilita' su questo punto''. Il coordinatore di Sd insiste dunque su ''un cambio di metodo'' e sulla costruzione di una manifestazione in cui ''non ci siano ospiti e padroni di casa''.

Il problema, aggiunge ancora il leader del Prc, e' ''qualitativo e cioe' che tipo di opposizione si fa al governo ma anche alle politiche di Confindustria che e' dietro determinate scelte. Non basta dire - sottolinea - che si e' contro il governo Berlusconi. Confindustria, la Bce ed il governo spingono verso una direzione e proprio perche' c'e una crisi economica e' giusto costruire un'opposizione sociale''.

L'incontro tra il coordinatore di Sd e il segretario di Rifondazione pero' non vuol dire la messa in cantiere di una nuova Sinistra Arcobaleno: ''La sinistra - spiega Fava - si e' presa un breve ma inteso momento di silenzio, crediamo che sia arrivato il momento di tornare visibili''. E poi, precisa Fava ''rimettere in campo la sinistra non e' in contrapposizione con il progetto della costituente''. Ferrero ribadisce la sua contrarieta' alla costituente della sinistra ma aggiunge: ''Noi abbiamo detto che l'unita' della sinistra parte dal fare le cose. Abbiamo criticato l'unita' solo degli stati maggiori''.

sabato 26 luglio 2008

DA VENDOLA PASSI INDIETRO MA COSTITUENTE RESTA IN CAMPO

PRC/FAVA: DA VENDOLA PASSI INDIETRO MA COSTITUENTE RESTA IN CAMPO
Sinistra nel Paese è più avanti dei congressi

Chianciano (Si), 24 lug. (Apcom) - È deluso Claudio Fava, coordinatore di Sinistra democratica, per l'andamento del dibattito interno a Rifondazione comunista. Dopo aver ascoltato a Chianciano la relazione di Nichi Vendola, leader della seconda mozione che sosteneva come Sd la Costituente della sinistra, Fava commenta: "Registro che c'è un arretramento netto e visibile nelle posizioni di Vendola rispetto a quello che diceva qualche settimana fa".

"La costituente non è più né sostantivo né aggettivo, è tramutata in 'luoghi comuni della sinistrà da condividere. Ne prendo atto, ma il processo costituente è in campo e Sd continuerà a impegnarsi insieme a buona parte della sinistra del Paese. C'è una sinistra che è più avanti dei congressi dei partiti".

martedì 22 luglio 2008

SINISTRA DEMOCRATICA: LA FESTA

Care compagne, cari compagni,
a fianco il manifesto per la 1° festa di Sinistra Democratica (clicca l'immagine per ingrandire), che faremo sabato 2 e domenica 3 agosto prossimi, a Serra S. Quirico, nell'area attrezzata vicino le Sorgenti di Gorgovivo, raggiungibile in 3 minuti uscendo dalla SS.76 (uscita n. 10 di Serra S. Quirico) e seguendo le indicazioni che troverete sul posto. Ci sono aree per il parcheggio, che saranno indicate sul posto.

Si tratta di una festa che vuole offrire soprattutto una occasione per stare insieme. Non troverete i "soliti" stands gastronomici, nè il ballo liscio, ma uno spazio verde con area dedicata ai bambini e un grande prato attrezzato con alcuni gazebo e tavoli ( ma se avete tavoli e sedie da picnic, portateveli...!) per poter fare chiacchierate single e no, ma anche per non fare niente e prendere semplicemente il sole (che tornerà!).

Sabato avremo una occasione (in pratica l'Assemblea provinciale del Movimento) per discutere del dopo-congressi della sinistra, per capire meglio in da farsi. Federica Franchini farà l'introduzione, Betty Leone le conclusioni ("tutto il potere alle compagne"...!!!).

Domenica parleremo di acqua e territorio, con diversi e bravi compagni. Ma al mattino - per chi vuole - faremo passeggiate: sono possibili 2 itinerari: uno (praticamente pianeggiante) ci porterà, in 1 ora, dentro la Gola della Rossa, fino a una bella frazione di Genga; l'altro (andata in salita e ritorno, ovviamente, tutto in discesa) ci porterà in 1 ora e mezzo, su strada asfaltata, a San Pietro, frazione di Castelletta, nel Parco regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. In entrambi i posti ci sono dei tavoli per fare una modesta merenda, offerta ...dalla Ditta!
L'importante è essere puntuali nella partenza (ore 9.00) e calzare scarpe comode!

Al ritorno il pranzo: bruschette al pomodoro fresco, affettati e verdure fresche o grigliate, vino e, naturalmente, acqua di Gorgovivo.
Chi ha tende, camper o roulotte, può usarle nella notte tra sabato e domenica, nell'area della festa o lì vicino (così farà anche la "mitica" ... vigilanza!). Il resto, lo vedete dal programma.
Venite in tanti, ma non in troppi (la festa deve essere eco-sostenibile): scherzo, più siamo, meglio è! Invitate compagni e amici.
ARRIVEDERCI A SERRA S. QUIRICO!
Riccardo Maderloni

mercoledì 2 luglio 2008

ASSEMBLEA NAZIONALE SD: GLI ANCONETANI ELETTI AL CONSIGLIO NAZIONALE

Al termine della Assemblea nazionale che Sinistra Democratica ha tenuto a Chianciano, sono stati eletti nel Consiglio nazionale del Movimento l’on. Claudio Maderloni, il consigliere regionale Massimo Binci e Federica Franchini, di Osimo, realizzando così una felice sintesi tra esperienza, rappresentanza istituzionale e rinnovamento.
La delegazione della Provincia di Ancona era la più numerosa a livello regionale (11 su 27 delegati) caratterizzata da delegati giovani tra cui: Erika Fulgenzi, Emanuele Mobili, Stefano Superina, Matteo Cognini, Daniela Bencivenga e Lara Secchiaroli oltre a Gianni Fiorentini, Antonio Balestra e Carlo Girolametti.

Nella foto, un primo piano di Federica Franchini (a sinistra) e di Erika Fulgenzi (a destra).

giovedì 12 giugno 2008

VERSO L'ASSEMBLEA PROVINCIALE DI SD

Proseguono le assemblee "aperte" indette dal Movimento politico “Sinistra Democratica per il Socialismo europeo”, in vista della Assemblea provinciale (21 giugno, Falconara M.ma, Centro Pergoli in Piazza Mazzini) e di quella Nazionale (27-29 giugno, Chianciano).

Dopo quella tenutesi mercoledì scorso a Jesi e ieri a Offagna, venerdì 13 alle ore 21 si terranno quelle di Ancona (Sala delle Culture a Vallemiano) e della Media Vallesina (a Serra S. Quirico stazione, Teatrino parrocchiale), mentre domenica 15 sarà la volta di Senigallia (Centro Sociale di Cesano, alle ore 9,30) e lunedì 16 ore 21 a Chiaravalle (Circolo “La Sinistra” in Via Abbazia 5) per i Comuni del Basso Esino (Falconara, M.S. Vito, Morro d’Alba, Montemarciano).

Le assemblee sono “aperte” nel senso che ad esse possono partecipare tutti i Cittadini, aderenti o meno a partiti o movimenti politici, che abbiano più di 15 anni, si iscrivano del Registro dei partecipanti e versino un contributo di almeno 5 euro.

Al centro degli incontri sono i testi del Documento politico e della proposta di Statuto definitivo di SDpSE (scaricabili da www.sinistra-democratica.it) nonché la formulazione di candidature per i Delegati alla Assemblea nazionale, che verranno eletti sabato 21 giugno durante la Assemblea provinciale di Falconara.

Riccardo Maderloni – Coordinatore provinciale di SD-PSE

LE QUESTIONI DELLA FILIERA PESCA NEL 2008


Di Domenico Leone* e On. Claudio Maderloni

LA SITUAZIONE ODIERNA

Ieri a Roma presso il Ministero per le politiche dell’Agricoltura e della Pesca avrebbe dovuto svolgersi un incontro che poteva assumere un’importanza fondamentale per un gran numero di famiglie e di singoli individui dipendenti dal mare e dall’utilizzo delle sue risorse: infatti il Ministro Luca Zaia doveva ricevere la rappresentanza di categoria di migliaia di pescatori che attendono con ansia il risultato di una mediazione sul nuovo problema che affligge il mondo della Pesca ovvero il perverso ed inarrestabile aumento del costo del gasolio (insistente nella misura del 60% sui costi di gestione delle imprese addette alla cattura), che recentemente si è manifestato ai danni di un settore già precedentemente tartassato da eventi di altra natura. L’inusitato aumento delle spese legate all’utilizzo del carburante (in un anno il 30 %) ha interessato ovviamente anche gli equipaggi delle nostre marinerie marchigiane e quindi quella del Compartimento Marittimo di Ancona.

Lunedì scorso i pescatori dorici al Molo Mandracchio hanno distribuito alle 4 del pomeriggio gratuitamente 400 casse di pesce sbarcato a fronte di una spesa complessiva di 3500 € di gasolio ai più di 2000 cittadini accorsi; in particolare i 4 pescherecci della cooperativa pescatori di Ancona hanno provveduto in tal senso per manifestare riconoscenza verso la significativa solidarietà della città nei loro confronti a causa dell’inattesa e gravosa querelle e per addolcire il disagio arrecato.
L’incontro così non avverrà prima del 16 giugno e si svolgerà a Verona secondo i dettami ministeriali.
Ciò comporterà la continuazione dello sciopero deciso dai pescatori una settimana fa e di tutte le attività connesse e interdipendenti dalle catture ittiche (il cd. “indotto”) con il conseguente aumento di prezzo del pesce congelato e surgelato, data la penuria o meglio completa assenza dei prodotti freschi dai banconi al dettaglio e quindi dal desco dei potenziali consumatori. E ciò oramai non riguarda soltanto l’Italia, ma anche gli altri stati membri dell’U.E. che si affacciano sul mare, per cui sta lievitando ogni ora che passa una vera mobilitazione internazionale, che ha già visto dei disordini a Bruxelles. E’ peraltro allo studio del Commissario europeo alla Pesca Joe Borg qualche misura di aiuto a breve termine, promessa da mantenere entro 2 settimane, al fine di poter presentare proposte concrete al Consiglio dei Ministri della Pesca dell’U.E. in programma il 23 giugno a Lussemburgo.
Il nostro Paese in realtà vanta una vocazione naturale per le attività legate al mare come la pesca, con la sua storia e le sue tradizioni. Le risorse marine viventi devono, però, essere gestite con attenzione, nell’ottica di assicurarne la disponibilità per le future generazioni, così da garantire uno sviluppo sostenibile per il settore. Il mare va protetto, sia da un eccessivo sforzo di pesca, sia dall’impatto negativo che scaturisce da altre attività dell’uomo, in modo che la sua ricchezza possa costituire un patrimonio accessibile a tutti. Tale difatti fu denominato dalle Nazioni Unite negli anni ’80 “”Common Heritage of the Mankind.


Come è facilmente possibile immaginare sono molti gli attori che recitano la loro parte nell’ambito di cui si parla. Così il controllo sull'ordinato svolgimento della pesca marittima è stato affidato dal legislatore al Corpo delle Capitanerie di Porto, struttura radicata e capillarmente diffusa lungo gli oltre 8000 km. di costa. Un ‘esi-genza di coordinamento di detta attività avvertita nel nostro Ordinamento per la varietà e complessità delle norme comunitarie e nazionali, oltre che di quelle in stretta connessione (codice della navigazione, sicurezza della navigazione, norme a tutela degli equipaggi, norme igienico-sanitarie, disciplina sul commercio dei prodotti ittici, etc.), che ne richiede una diffusa conoscenza. Si cita a proposito l'art.21 della Legge n°963 del 14.7.1965 sulla disciplina della pesca marittima,che prevede espressamente “l’affidamento della sorveglianza sulla pesca e sul commercio dei prodotti ittici e l'accertamento delle infrazioni alle leggi ed ai regolamenti che li riguardano” “… alla Direzione del Comandante della Capitaneria di Porto”, che, peraltro, presiede la Com-missione consultiva locale per la pesca marittima. Inoltre in conseguenza del varo della Politica Comune della Pesca, gli Stati dell'Unione Europea hanno avvertito l'esigenza di individuare in ogni Stato aderente un soggetto qualificato a cui tutti gli organi preposti al controllo della filiera della pesca devono fare riferimento, dando vita, in tal modo, all’istituzione di Centri di Controllo Pesca Nazionali.


Il Centro di Controllo Nazionale Pesca (CCNP) è stato costituito in attuazione del Regolamento della Commis-sione della U.E. n°1489/97 del 29.7.1997, recante le modalità di applicazione del Regolamento del Consiglio della U.E. n°2847/93 sui sistemi di controllo dei pescherecci via satellite, ed i suoi compiti, secondo quanto previsto dal D.P.R. n°424 del 9.10.1998, consistono, appunto, nella sorveglianza sullo sforzo di pesca e sulle attività economiche correlate. Ciò è rivolto nei confronti dei pescherecci nazionali (a prescindere dalle acque in cui operano o dal porto in cui fanno scalo) e nei confronti delle unità da pesca appartenenti agli altri Stati membri della U.E., nonché di quelle appartenenti a Paesi non facenti parte dell'Unione Europea, quando operano in acque comunitarie.
In definitiva, l'Italia, con il suindicato D.P.R. ha designato quale Autorità di controllo il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto ed ha predisposto a tal fine strutture, impianti e programmi informatici che consentono la radiolocalizzazione in tempo reale dei pescherecci di lunghezza superiore a mt. 18 e 1/2 tramite le cd. blue boxes (ferma la possibilità per le unità di minore lunghezza di dotarsi volontariamente di tale apparecchiatura). Per conseguire un più efficace e diretto supporto alle attività di vigilanza e controllo della pesca marittima e dell'acquacoltura e delle relative filiere, con decreto interministeriale n°100 del 27.5.2005 pubblicato sulla G.U. n°136 del 14.6.2005, è stato istituito, presso il Ministero delle politiche agricole e forestali, il Reparto Pesca Marittima (RPM) del Corpo delle Capitanerie di porto, posto alle dipendenze funzionali del medesimo Ministero.


In secondo luogo, in ottemperanza al suevidenziato Regolamento del Consiglio - di coordinamento tra i diversi CCNP dell'Unione Europea, anche attraverso la programmazione d'ispezioni comuni e lo scambio di informazioni sulle esperienze acquisite – la nostra Autorità di Controllo è riuscita a consolidare i rapporti già avviati con gli omologhi CCNP del Mediterraneo, aventi sede in Francia, Spagna e Grecia.
Lo scopo è, infatti, acquisire una conoscenza approfondita della pesca nel Mediterraneo e delle attività ad essa correlate, tenuto conto che il controllo a cui è preposto il CCNP abbraccia l'intera filiera (cattura, trasporto, commercializzazione e sostegno finanziario alle imprese attraverso gli aiuti al riporto). A ciò si aggiunge altresì l'esigenza di avviare uno scambio d'informazioni sull'attività di controllo in mare e sui luoghi di sbarco, per individuare una comune strategia di contrasto alle attività illecite, anche al fine di pervenire, attraverso il confronto tra le norme sanzionatorie degli Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo ad un'armonizzazione delle stesse, tenuto conto che all'attualità l'inosservanza dei Regolamenti comunitari è diversamente perseguita nelle varie Nazioni in ordine alla natura delle sanzioni (penali o amministrative) ed alla relativa afflittività.


Da quanto precede, si evince che i compiti assegnati all'Italia ed a cascata alla Regione Marche, conseguenti alle Deleghe scaturite dalla modifica del Titolo V della Costituzione ad inizio degli anni 2000 ed all’accresci-mento delle competenze, consentono allo Stato di svolgere nel campo della politica comune della pesca un ruolo primario, in virtù della posizione baricentrica della Penisola nel Mediterraneo e coinvolgono le Autono-mie Locali nella gestione e nel “management” delle risorse ittiche in ottemperanza agli indirizzi comunitari e nazionali ed in osservanza delle norme vigenti. Qui, poi, dalle Pubbliche Amministrazioni coinvolte – come anche Istituti di Ricerca et similia – vanno elaborati nella pratica e nell’applicazione i vari temi di approfondi-mento, vertenti sia sui principi di biologia marina applicata alla pesca, sia sui fondamenti del diritto internazionale dei trattati (Convenzione di Montego Bay sul Diritto del Mare) e del diritto comunitario e dell'adeguamento dinamico dell'ordinamento giuridico italiano ad esso alla luce dell'orientamento giurisprudenziale della Corte Internazionale di Giustizia, della Corte di Giustizia Europea e della Corte di Cassazione e degli obiettivi perseguiti dal Regolamento CEE 2847/93 e dagli altri regolamenti comunitari (misure di controllo e di razionalizzazione dello sforzo di pesca, totale delle catture ammissibili - TAC - regolarità delle operazioni di pesca in ordine ai tempi, ai mezzi, ai luoghi di sbarco e di commercializzazione dei prodotti e, in particolare, etichettatura degli stessi recante l'indicazione del grado di freschezza, del peso, del luogo di provenienza, della specie e del modo di produzione, ovvero, se il prodotto ittico è pescato in acque marittime, in acque interne o in allevamenti).

CHE FARE ?
Per l’aumento di prezzo della nafta e quindi per l’immediato, una modalità potrebbe consistere nel rendere più flessibile il fermo-pesca temporaneo soprattutto per quanto attiene la distribuzione dei finanziamenti conseguenti da parte dell’U.E.( insomma reperire un adeguato rimedio tramite il Fondo Europeo per la Pesca - FEP 2007-2013). Il Commissario, pur avendo ribadito che è indispensabile risolvere “i problemi strutturali”, potrebbe essere deciso ad “allargare le maglie” di uno strumento basilare per i pescatori, attualmente appesantito da più severe condizioni.
Le associazioni chiedono, inoltre, l'estensione alla pesca della cassa integrazione prevista per il settore agricolo e l’individuazione di altri ammortizzatori sociali specifici per il settore; l’attuazione dell’IVA come in agricoltura; il recupero ingente sul differenziale dei prezzi alla produzione e al consumo; il fermo temporaneo con compensazioni economiche; la concentrazione delle risorse del FEP e la revisione del regolamento comunitario sugli Aiuti di Stato.
Peraltro le Pescherie incominciano a vendere in ogni città come ad Ancona il pescato (soprattutto sardoni ed alici) che viene importato soltanto dall’estero (Francia e Croazia).

Per il futuro è necessario riferirsi ad alcune considerazioni : le conclusioni del Vertice della FAO a Roma sono state deludenti e molto al di sotto delle aspettative per quanti si sentono impegnati contro la fame nel mondo, dato che continua a crescere la penuria di derrate alimentari di base, con conseguenze gravi e drammatiche per i paesi più poveri e continuano a crescere gli squilibri; questo tipo di globalizzazione e questo modello di sviluppo economico sono i responsabili di una violenza strutturale senza precedenti; per chi vive in occidente è più preoccupante l’aumento del petrolio, ma nel resto del mondo, se aumenta il prezzo delle derrate alimentari – si tenga conto che basta nella percentuale dell’1% - si produce nel mondo un effetto a catena di 16 milioni di persone che finiscono alla fame. Eppure in Europa si sovvenzionano le imprese di pesca, oltre che naturalmente gli agricoltori, perché producano meno cibo.
Così il recupero di una pesca sostenibile ed addirittura competitiva non può che passare in primis attraverso il recupero degli stocks ittici e la difesa degli ecosistemi marini, priorità coerentemente individuata negli impegni assunti in sede internazionale e comunitaria. Non deve, però, intravedersi il miglioramento delle risorse soltanto mediante la riduzione della capacità di pesca e, pertanto, l’abbandono dell’attività da parte di un crescente numero di pescatori. Le politiche tradizionali di tutela vanno integrate con strategie attive di gestione delle catture che direttamente intervengano sulla dimensione dei tempi di pesca, sulle modalità di esercizio delle tecniche adoperate, sulla regolamentazione degli stessi attrezzi da pesca,introducendo, magari, specifiche e localizzate misure tecniche di conservazione.


L’articolazione e la flessibilità delle strategie deve, poi, vedere il coinvolgimento diretto degli operatori del settore ai diversi livelli ed a seconda della programmazione nel tempo (nel medio e lungo periodo), senza trascurare gli input ed il ruolo rivestito dalle amministrazioni regionali . Bisogna assolutamente invertire la tendenza. Bisogna affermare una visione solidaristica del mondo e non prettamente utilitaristica. La grande sfida di questo secolo, infatti, è quella di globalizzare non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà.
Altri hanno detto e noi concordiamo che “bisogna far sì che prevalga il bene comune di tutti sul lusso di pochi e sulla miseria di molti”.

Domenico Leone - Sinistra Democratica ( settore Pesca)
On. Claudio Maderloni
Ancona, 12.6.2008

giovedì 5 giugno 2008

SINISTRA DEMOCRATICA RICOMINCIA: DUE ASSEMBLEE PUBBLICHE


Sono in programma due interessanti assemblee pubbliche


“Politica, sindacato,
rappresentanza del lavoro”

giovedì 12 giugno 2008 ore 17.00
Sala Mediateca Via Bernabei Ancona
con i compagni

On. Betty Leone (ex Segretario generale nazionale SPI-CGIL)

Luca Barbadoro (Consigliere provinciale SD)

******

Trasporto Pubblico e Mobilità Sostenibile per
l'Area Metropolitana di Ancona
mercoledì 18 giugno 2008 ore 17.00
Sala Pagoda (Palazzo Consiglio Regionale Piazza Cavour Ancona)

Introduce Bruno Bertini Resp. Trasporti SD Ancona

Intervengono
Pietro Marcolini Ass. trasporti Regione Marche
Pierfrancesco Benaducci Ass. Porto e aziende Comune Ancona
Roberto Renzi Dir. Dip. Governo territorio Prov. Ancona

Conclude Massimo Binci Consigliere Regionale SD

sabato 31 maggio 2008

venerdì 30 maggio 2008

UNA COSTITUENTE PER LA SINISTRA

Venerdì 6 giugno ore 21.00
presso la sala Audiovisivi
di Via Bernabei Ancona

UNA COSTITUENTE PER LA SINISTRA

Ne parliamo con:
Sergio Clementi Zampini-La città in comune
Giuseppe Ciarrocchi- Segretario Fiom
Nino Lucantoni-Sinistra Democratica
Edoardo Mentrasti-PRC

Interverrano:
Nadia Bratus-Sinistra Unita Portorecanati
Massimilano Bianchini- Ass. Comune MC

CRISI ANTONIO MERLONI A RISCHIO I POSTI DI LAVORO

Il gruppo provinciale di sinistra Democratica ad Ancona esprime 'viva preoccupazione' per la crisi industriale del distretto metalmeccanico di Fabriano, 'acuita dalla pesante situazione degli stabilimenti dell'Antonio Merloni''. Il gruppo sd si impegna a portare la crisi all'attenzione del consiglio e della giunta provinciali, e auspica che gli enti locali si attivino tutti in modo solerte, 'per sostenere lavoratori e sindacati'.

venerdì 23 maggio 2008

UNIRE LA SINISTRA CHE VUOLE RINNOVARSI


Il Documento politico da sottoporre alla discussione - anche della rete - per l'Assemblea Nazionale

L’esito delle elezioni politiche di aprile è molto grave. La partita aperta quindici anni fa, tra il centrodestra e il centrosinistra, segnata dall’inedito ingresso di una figura come quella di Berlusconi, è stata lungamente in bilico; si chiude ora con un netto successo politico del centrodestra. Ma é accaduto qualcosa d’altro: è cresciuta fortemente l’influenza della destra sull’opinione pubblica e nella formazione del senso comune. Evento che si spiega in parte con l’intreccio, senza eguali al mondo, tra potere politico, finanziario e mediatico, in parte con l’abdicazione e il collasso ideologico della sinistra storica.

Il voto di aprile rappresenta una sconfitta di tutto il centrosinistra. Perde il progetto riformista del Partito Democratico, con amplissimo margine. Viene bocciata senza appello la lista “La Sinistra-l’Arcobaleno”, che crolla al 3% facendo così mancare in Parlamento, per la prima volta nella storia repubblicana, la presenza di forze che si richiamino alla sinistra. Il risultato conferma che la divisione tra una sinistra moderata, che si suppone di governo, e una sinistra radicale, ritenuta sempre di opposizione, dà un solo esito politico: la vittoria della destra. Dopo il ’48, non c’era mai stato in Italia, e non c’è in Europa, un parlamento così conservatore e clericale.

Tre cause prima di altre hanno concorso a determinare questo risultato.
Anzitutto la delusione per l’esperienza del governo Prodi. L’esecutivo del centrosinistra, che ha dedicato due anni al risanamento dei conti pubblici, è caduto nel momento di massima impopolarità: le alte aspettative accese nel 2006 (a parte il già allora risicatissimo risultato elettorale) hanno lasciato il campo a rapide delusioni, tra le élites come nei ceti più popolari. Su queste delusioni la destra ha costruito, largamente condivise dal Partito Democratico, la sua agenda e le sue due priorità: tasse e sicurezza.
Pur critici sui risultati di questa stagione di governo, crediamo che aver deliberatamente liquidato la coalizione di centrosinistra ha messo tutti in un vicolo cieco. Il PD ha cercato nel corso di tutta la campagna elettorale di indicare nella “sinistra radicale” la responsabile degli insuccessi dell'esecutivo Prodi. Un accusa paradossale da parte di chi deteneva la stragrande maggioranza di ministri e sottosegretari. Ma non c’è dubbio che la sinistra sia apparsa, in questo suo impegno di governo, troppo spesso rissosa e al tempo stesso inefficace. La conseguenza è stata che siamo stati percepiti come causa della crisi e al tempo stesso siamo stati puniti per gli esiti deludenti dell’azione di governo.
La seconda causa: la scelta del PD non di “correre da solo” (vista l’intesa peraltro precaria con Di Pietro e con i Radicali) ma, più chiaramente, di rompere con la sinistra, demonizzandone le posizioni politiche in modo perfino caricaturale. I risultati del voto di aprile rappresentano una sconfitta senza appello per la pretesa “autosufficienza” del PD. Walter Veltroni ha condotto una campagna elettorale che gli ha permesso di utilizzare una esposizione mediatica enormemente superiore a quella di tutti gli altri candidati premier. Eppure i Democratici non sono riusciti a superare la soglia, alla quale ha contribuito anche il voto radicale, del 33%. E’ del tutto evidente che è stato sconfitto il PD ed stata sconfitta la sua pretesa di poter rappresentare l'intero arco del centrosinistra.

Ma è stata bocciata dagli elettori, va detto con onesta consapevolezza, anche qualunque pretesa di autosufficienza e di isolamento da parte della sinistra. Che è apparsa, nella proposta di "Sinistra-Arcobaleno", più come un residuo del passato che come una speranza per il futuro: insomma, non un soggetto politico unitario ma un cartello elettorale privo di proposta politica e di un’idea convincente sul futuro dell’Italia. Aver accreditato la tesi della “separazione consensuale” con il PD, ci ha impedito di chiarire le responsabilità della rottura e di poter chiedere il voto anche al fine di riaprire una prospettiva di centrosinistra. Alla martellante campagna sul “voto utile” abbiamo risposto dando noi per primi l’immagine di una forza non necessaria né per il governo né per l’opposizione. Superflui, appunto.

Il voto conferma invece che senza una sinistra popolare, innovativa e capace di una cultura di governo, una parte del Paese rimane senza rappresentanza e le forze progressiste sono destinate alla sconfitta. Dobbiamo ripartire da qui, da questa consapevolezza, da una rilettura anche spietata del nostro modo di costruire politica.

La fotografia sociale dell’Italia, anche dopo due anni di governo Prodi, è quella di un paese fortemente frammentato e diseguale. I salari sono tra i più bassi d’Europa; le morti “bianche” tra le più alte. L’Italia è un paese che invecchia rapidamente senza poter contare su un nuovo patto generazionale solidale tra giovani e anziani. Siamo al 32° posto nelle graduatorie europee per la ricerca scientifica ma al settimo posto per le spese militari. Il tasso di istruzione è tra i più bassi d’Europa e la dispersione scolastica tra le più alte Un paese ostile alla libertà femminile, incapace di valorizzare la differenza sessuale, in cui si aggrava la violenza contro le donne. Un paese che non riconosce il valore sociale della maternità, nega alle donne accesso al lavoro, parità salariale, rappresentanza nelle istituzioni e nella società.

Un paese attraversato da una domanda di sicurezza totalmente inedita perchè mescola in una miscela esplosiva fragilità sociale, paura del diverso, precarietà del lavoro e incertezza per il futuro, nuove contraddizioni nate dai flussi migratori alimentati dalla povertà del sud del mondo e dell’est dell’Europa in una globalizzazione non governata dalla politica.
Un paese ambientalmente insostenibile che deve ancora misurarsi sulla sfida per le energie rinnovabili, sui trasporti su ferro e sulle autostrade del mare, sulla salvaguardia del territorio agricolo dalle pesanti speculazioni. Un paese che deve ancora imparare a salvaguardare le coste per un turismo di qualità e la qualità urbana perché nelle grandi periferie la vita è sempre più dura. Nè ci convince lo slogan della crescita indistinta e della semplice ripresa dei consumi. Una sinistra nuova deve avere la capacità di dire quali sono i settori economici che devono crescere,quali sono i consumi che devono e possono aumentare e a favore di chi, e quali invece devono essere temperati e regolati.

Di fronte la drammatico esito delle elezioni politiche e agli immani compiti che ci attendono, pensare che il rimedio alla nostra sconfitta risieda nel ritorno alla frammentazione e alle certezze identitarie è non solo sbagliato in sé ma del tutto illusorio. Il voto ha bocciato il mero “patto federativo” tra forze politiche distinte e non comunicanti tra loro. E’ uno schema ormai non più riproponibile.
C’è bisogno di un salto in avanti, non di un ritorno indietro rispetto alla precaria formula dell’Arcobaleno. La sinistra ha, di fronte a se, una sola e importante possibilità di ripresa: quella di avviare subito la fase costituente di un nuovo soggetto politico che sia fondata sulla partecipazione e sul protagonismo di migliaia di donne e di uomini, iscritti e non iscritti ai partiti politici. Una Costituente di sinistra che sappia essere anche il cantiere di una innovazione politica e culturale, e che veda impegnate con generosità e passione quelle forze politiche che credono senza riserve in questo progetto. Non si deve ripetere l‘errore di ritenere che a sinistra si debba per forza stare tutti insieme, a prescindere dalle vocazione, dalle volontà, dalle categorie interpretative che si mettono in campo. Il carattere “plurale” del nuovo soggetto politico non può più significare la somma di apparati ma dev'essere lo scambio e la valorizzazione di culture che attraversano tutta la sinistra, in ciascuna delle sue attuali componenti: la cultura del lavoro, della qualità e della sostenibilità dello sviluppo, il pacifismo, l'esperienza femminista, quella dei diritti e delle libertà civili.

C’è già, tra i vecchi promotori dell’Arcobaleno, chi ha scelto un’altra strada, quella di una “Costituente dei comunisti”, scelta che rispettiamo ma non è certo la nostra: è un progetto arretrato e del tutto improduttivo. Esiste un’altra sinistra che vuole riaprire la possibilità di un’alternativa di governo al centrodestra a partire da un ripensamento radicale dell'esperienza dell'Unione. Quella formula, assemblaggio di tutte le forze che in quel momento intendevano contrapporsi alla destra, non è più riproponibile. Al paese serve un centrosinistra nuovo, coeso e determinato attorno ad un programma di cambiamento sociale.
Al tempo stesso,come rivelano la tiepidezza del dibattito politico alle Camere, occorre che la sinistra torni subito a fare opposizione e a rappresentarne le ragioni nella società, nei luoghi della politica, nel paese reale. Perché si possa riaprire una nuova prospettiva di alternativa alla destra, Sinistra Democratica su questo terreno vuole impegnarsi subito, prescindendo dagli esiti del dibattito interno al PD. Dipende da noi, dalla capacità della sinistra di essere, per sua forza, per il consenso che raccoglie e per la qualità delle sue opzioni ideali e programmatiche, un soggetto politico dal quale nessuno possa prescindere.

Ci spetta anche una funzione di presidio politico dell’opposizione, con le forme che sapremo trovare. Una funzione tanto più urgente quanto più sbiadita appare oggi l’opposizione parlamentare del Partito Democratico rispetto alle prime scelte di inequivocabile segno politico del governo Berlusconi (dal decreto sicurezza allo sprezzante isolamento europeo in tema di politiche per l’immigrazione)
Sinistra Democratica conferma la sua missione originaria: contribuire alla nascita di una nuova sinistra in Italia. Il nostro asse di riferimento politico resta il socialismo europeo ma é fondamentale costruire un progetto che riveda e superi la logica delle appartenenze tradizionali e che unisca mondi, culture, linguaggi capaci di ritrovarsi insieme dentro una comune idea di sinistra. Sappiamo quanto sia importante, a questo fine, l’esito dei congressi dei Verdi e di Rifondazione Comunista. Guardiamo al loro dibattito con grande rispetto e molte aspettative, così come guardiamo con grande attenzione il dibattito che attraversa il mondo laico e socialista. Ma le prossime settimane vogliamo che siano spese non nell’attesa dei congressi altrui ma con una forte ed immediata iniziativa politica. Il percorso democratico che abbiamo scelto e che ci porterà all’Assemblea Nazionale del 27, 28 e 29 giugno servirà a una nuova legittimazione, più aperta e più democratica, del nostro movimento e dei suoi organismi dirigenti, ma sarà indispensabile soprattutto per proiettare all'esterno il senso e la sfida della nostra proposta.

Dovremo essere capaci di aprire una forte iniziativa nella società: convocare ovunque assemblee pubbliche aperte a tutti i cittadini, moltiplicare il numero delle “case della sinistra”, partecipare a tutte le iniziative “per la Costituente” promosse da associazioni e movimenti politici, come quella che si è svolta a Firenze e le altre che sono in programma in diverse città italiane. Sarà nostro compito costruire una agenda di opposizione al governo Berlusconi: se non dai banchi del Parlamento, bisogna riprendere la parola subito, nelle forme e nei luoghi che avremo a disposizione, per intervenire nella discussione politica, assumere posizioni chiare e farle vivere nella società.

Questa legislatura è stata dichiarata dai vincitori “Costituente”: Il Partito Democratico ha subito aderito, con una larga e incondizionata (per quanto non unanime) apertura al dialogo e alla collaborazione. Su quali basi? Su quali condivise ipotesi di riforma? Se è vero che è avanzata a lunghi passi nella politica italiana l’estrema personalizzazione, il populismo e lo spirito del plebiscito, resta inaccettabile una trasformazione presidenzialistica e autoritaria della Costituzione repubblicana. Restano perciò valide le motivazioni che due anni fa hanno portato alla promozione di un referendum abrogativo della riforma costituzionale del centrodestra. Quel referendum ha vinto e oggi bisogna tornare a rivolgersi a tutti i cittadini che si impegnarono, aderendo all’appello dell’intero centrosinistra di allora. La nostra battaglia di opposizione dovrà riprendere dai temi della pace, delle libertà civili, dell’ambiente e dei diritti di chi lavora, oggi già esplicitamente minacciati dal nuovo governo delle destre.

Certo, nei prossimi anni ci aspetta una serie di nuove prove elettorali. Il rinnovo del Parlamento europeo è la scadenza più ravvicinata e quindi la più impegnativa: dopo la disfatta dell’aprile scorso la sinistra deve dare un segnale di ripresa e di presenza forte in tutto il Paese. E' assolutamente indispensabile che per quella data il nuovo soggetto della sinistra sia nelle condizioni di presentarsi agli elettori con il suo volto autonomo per chiedere loro fiducia e consenso necessari: un soggetto politico che si presenti con l’ambizione di parlare a tutte le forze di sinistra del nostro continente.

Per le elezioni amministrative e regionali va subito decisamente respinta l’ipotesi, formulata in seno al Partito Democratico, di alleanze à la carte, a seconda delle situazioni e delle esigenze dei territori: o c’è una esplicita alleanza con la sinistra, o nessuna alleanza, con le conseguenze inevitabili.

Noi crediamo che la sinistra sia viva nella società, nella cultura, nei valori in cui credono tanti uomini e tante donne di questo Paese. Questa parte dell’Italia ha bisogno di una coerente rappresentanza politica. Sinistra Democratica resta al servizio di questo progetto. Ci attende un periodo non breve di ricostruzione. Un lavoro difficile e appassionate di ricognizione sociale, di radicamento popolare, di ripensamento del progetto e della presenza della sinistra nel territorio e nei luoghi di lavoro. La sinistra che serve è una sinistra popolare, forte di una autonoma cultura critica, che porta il radicalismo dei contenuti in una prospettiva di governo. Che si pone il problema del rapporto con il PD, sapendo tenere insieme il conflitto politico e programmatico e la il progetto di un nuovo centrosinistra. E' una sinistra che solo in parte oggi ritroviamo nei suoi storici partiti di riferimento ma che nel paese è vasta e diffusa, ed ha saputo mostrarsi molte volte, con una capacità di aggregazione, di battaglia politica e di testimonianza civile altissime.

Serve una sinistra che è tale perché sceglie di materializzare sulla scena politica il lavoro e le sue trasformazioni dandogli rappresentanza, e che per questo sa costruire un rapporto nuovo con il sindacato che il lavoro rappresenta socialmente: un rapporto di reciproca autonomia, né competitivo né di estraneità e meno che mai di autosufficienza.

Ci rivolgiamo alle donne e agli uomini di sinistra, e a tutte le forze – politiche, culturali, associative, di movimento - che vogliono impegnarsi in questa sfida per una nuova sinistra. Disposta a misurarsi con la sfida del cambiamento. Donne e uomini che vogliono riaprire un cantiere politico, che non cercano il rifugio di vecchie trincee in cui sopravvivere a una battaglia persa. Questa sfida comporta spirito unitario e volontà di rinnovamento. Cioè un progetto politico e un processo Costituente: Sinistra Democratica farà la propria parte.

mercoledì 21 maggio 2008

SD E' DENTRO LA COSTITUENTE DELLA SINISTRA

Di Claudio Fava

Il mio incontro di ieri con il segretario del PD Veltroni aveva due punti all'ordine del giorno.

Il primo: la legge elettorale. Una falsa priorità per il nostro paese e per l'Europa, uno strumento surrettizio per reintrodurre il principio del voto utile attraverso soglie proibitive di sbarramento. Non mi interessava discutere sulla bontà del 3% proposto dal PD in contrapposizione al 5% preteso dal governo: mi interessava contestare l'idea stessa d'una nuova legge elettorale.Cosí è stato, così ho fatto. Ottenendo che questa discussione venga congelata, messa da parte, espunta dal tavolo delle presunte priorità istituzionali. E se in futuro si dovesse riaprire il dibattito, abbiamo convenuto che vi partecipino, con pari dignità politica, tutti i soggetti interessati, senza limitarsi a una conversazione da caminetto tra Pd e Pdl....

Secondo obiettivo: il centrosinistra. Cioè il superamento del falso mito elettorale dell'autosufficienza del Partito Democratico. Partendo da un ragionamento di onestà politica: l'Unione è stata una infelice stagione di coalizione e di governo, ma altrettanto infelice sarebbe l'idea che ciascuno adesso coltivi la propria solitudine. Esiste davvero la disponibilità del Pd a confrontarsi a sinistra non su titoli astratti ma sulle scelte politiche concrete, avendo come punto d'arrivo la costruzione di un nuovo centrosinistra? La risposta di Veltroni, modificando radicalmente l'asse della prospettiva politica del suo partito, è stata sì. Adesso si tratta di vedere se all'annuncio, come chiedono anche i compagni di Rifondazione, seguiranno i fatti. Cioè la costruzione di un terreno concreto di confronto e di reciproca autonomia tra il Pd e le forze della sinistra che a questo confronto siano disponibili.

Terzo punto, che è stato utile ribadire anzitutto ad uso della stampa: Sinistra Democratica ha fatto una scelta di percorso politico e di prospettiva, in tempi non sospetti. Una scelta chiara, netta, coerente, contenuta nella nostra stessa ragione sociale: fuori, con profonda convinzione, dal progetto moderato del Pd; dentro, con altrettanta convinzione, al progetto di un cantiere della nuova sinistra. Che oggi vogliamo condividere con chi sceglie di non arroccarsi nella ridotta simbolica dell'identità comunista. Noi siamo in campo per la Costituente di sinistra: che vuol'essere la nostra ragione, la nostra passione e il nostro contributo al paese.
Premessa necessaria, per chi ne avesse perso memoria e per chiarire cosa vuol dire per noi "confronto" con il Pd: vuol dire politica, capire se esiste un terreno su cui misurarsi per un progetto di governo del paese e per un'idea forte e reale di opposizione. Allo stato dei fatti, questa terreno è sdrucciolevole, fragilissimo, in ripida pendenza. Di tenere fermo l'asse di una opposizione - politica e sociale - al governo Berlusconi se n'è dovuta far carico solo la sinistra. Nelle Camere tutto è sfumato nelle formule di cortesia con cui è stato accolto il discorso di investitura di Berlusconi.

Detto ciò, noi continueremo a impegnarci per fare opposizione, nelle forme e con gli strumenti che avremo. Ma al tempo stesso vogliamo comprendere se vi è spazio tra la sinistra (non solo Sinistra democratica!) e il Pd per ricostruire un'idea diversa di centrosinistra. Di cui questo paese ha maledettamente bisogno se non vogliamo abbandonarlo all'egemonia della destra per i prossimi cinquant'anni. Tutto ciò passa attraverso un punto di verità politica: nessuno è autosufficiente. Né il Pd né la sinistra. Le "separazioni consensuali" hanno regalato a Berlusconi questo paese: è un vizio d'egoismo che non possiamo più permetterci.

L'incontro di ieri con Veltroni è servito essenzialmente a questo: a ricostruire il terreno di un confronto politico sul merito delle cose da fare e da dire a questo paese. Se ci saranno le condizioni perchè questo confronto possa produrre esiti utili, non saremo certo noi a impedirlo. Adesso tocca al Pd dimostrare che il tempo dell'autosufficienza è davvero concluso. Se così non fosse, andrebbe rivisto l'intero impianto politico del nostro confronto, a partire dai territori in cui la sinistra e il Pd insieme sono forza di governo.

martedì 20 maggio 2008

IL FILM: IL CONTAGIO FASCISTA TRA I GIOVANI ITALIANI

clicca l'immagine per ingrandirla

mercoledì 14 maggio 2008

RICOMINCIAMO: sabato 17 maggio assemblea provinciale di Sinistra Democratica

Care compagne, cari compagni,
l’esito delle elezioni politiche del 13-14 aprile (con il ritorno al governo del Centrodestra e, per quanto ci riguarda, la sconfitta de “La Sinistra L’Arcobaleno” e la scomparsa delle forze della Sinistra in Parlamento), quello delle elezioni amministrative (con il successo della lista di Centrosinistra a Morro d’Alba e la rielezione a sindaco del compagno Simone Spadoni, il bel risultato conseguito da SA a Chiaravalle e il significativo risultato di Falconara), il dibattito apertosi nel PD sul tema “autosufficienza e alleanze” e le scelte congressuali di PdCI, PRC e Verdi (che rimettono in discussione – in un qualche modo – il percorso unitario) impongono un momento di riflessione collettiva all’interno del nostro Movimento.

Il Direttivo nazionale di SD ha approvato un primo documento (che allego), mentre il Comitato Promotore nazionale (il 10 scorso) ha designato il nuovo Coordinatore nella persona del compagno Claudio Fava, ha convocato una Assemblea nazionale del Movimento per il 3-5 luglio, ha approvato le “prime regole” per la stessa e un documento di base per la discussione.
Per fare il punto su questa complessa situazione e definire i caratteri della nostra iniziativa nella Provincia di Ancona, è convocata per

Sabato 17 maggio, ad Ancona
(Sala delle Culture a Vallemiano, a pochi passi dalla nostra Sede),
l’ ASSEMBLEA PROVINCIALE DEGLI ISCRITTI
con il seguente programma:
ore 10.00 : Relazione del Coordinatore provinciale;
ore 10,20 : Inizio del dibattito;
ore 12.45: Conclusioni

Auspicando la più ampia partecipazione, saluto tutti molto cordialmente.
Il Coordinatore provinciale
(Riccardo Maderloni)

martedì 13 maggio 2008

NON SERVE RINTANARSI CIASCUNO A CASA SUA. C'E' MOLTA PIU' SINISTRA DI QUANTO SI IMMAGINI

Intervista a Claudio Fava

Da due giorni è il nuovo coordinatore della Sinistra democratica. Quella che una volta si chiamava sinistra diesse. Ha preso il posto di Fabio Mussi che ha lasciato. Anche per ragioni di salute. Fra i tanti telegrammi che ha ricevuto, subito dopo la nomina, c'era anche quello di Veltroni. Segretario del piddì che lui conosce da tempo e che, anzi, dieci anni fa - quand'era segretario del pds - si spese molto perché lui dirigesse l'organizzazione di quel partito in Sicilia. Il telegramma di Veltroni ha dato il via ad una serie di supposizioni, che hanno trovato molto spazio sui giornali. Insomma, diversi commentatori pensano che quelle poche parole fossero il segnale di un possibile riavvicinamento.

E' così? Cosa nasconde quel telegramma?
Penso che sia un atto quasi dovuto, che fa parte delle norme di buona educazione politica, se così si può dire. Ma se proprio c'è un messaggio in quel telegramma, non credo che sia quello di cui hanno parlato i media...

Perché? Che cosa ci hai letto?
Forse erano la spia che anche fra le fila del piddì comincia a farsi strada la consapevolezza che con l'autosufficienza non si va da nessuna parte. Forse, la richiesta di un incontro da parte di Veltroni, comincia a rivelare che anche lì si stanno sgretolando le certezze sulla propria solitudine. C'è tutto questo e altro ancora.

Altro? Sempre in quelle poche righe?
Forse c'è anche l'ammissione che di qua, a sinistra, non c'è più solo un cartello elettorale. Certo dopo la sconfitta si sono prese strade diverse, alcuni mettono l'accento su strategie che puntano solo a ricostruire la propria identità ma ci sono anche tanti che puntano a ricostruire un'idea di sinistra. Che sappia superare la tragedia del voto. E con la quale tutti dovranno misurarsi.

Tragedia del voto. Tu come la spieghi?
Col fatto che gli elettori hanno punito il nostro deficit di verità. Parlavamo di nuovo soggetto ma in realtà abbiamo proposto un cartello elettorale, che ha mostrato il lato peggiore della sinistra. Siamo stati percepiti come una somma di apparati che divideva per quattro ogni istanza, ogni spinta dal basso. Ogni passione.

Vuoi dire che ti spieghi quel 3 per cento solo con gli errori della campagna elettorale?Ovvio che non è così. Il problema viene da più lontano. Quando ti dicevo che c'è stato un deficit di verità mi riferivo anche ad un'analisi mancata. Alla nostra incapacità - di tutti noi - a fare i conti con un linguaggio, con categorie politiche che sono state percepite come vecchie. Antiche. Non sapevamo cosa fosse diventato questo paese e abbiamo fato finta di nulla. E invece dobbiamo proprio partire da discorsi di verità se vogliamo ricostruire la sinistra. Una sinistra che sia percepita come utile.

Utile, dici. Alla vostra ultima assemblea quest'aggettivo è stato sempre accompagnato dalla frase: «e di governo»...Prima che formuli la domanda ti prevengo. E ti dico che trovo ridicola la contrapposizione fra chi è un teorico dell'opposizione e chi un sostenitore del governo. Contrapposizione falsa. La sinistra c'è e ci sarà se, in nome e assieme a chi vuole rappresentare, sarà in grado di trasformare questo paese. Se sarà in grado di progettare una trasformazione, di modificare lo stato delle cose presenti. E se questo è l'obiettivo, non ha senso che qualcuno dica: no, lì in quel posto dove si possono imporre le trasformazioni, non ci andrò in nessun caso. Non è mai stato così e non avrebbe molto senso riproporlo oggi.

Ma la discussione non è solo teorica. Alle spalle ci sono due anni di governo Prodi. Dammi un giudizio, in pillole, sull'esecutivo dell'Unione.
Un governo di mediazione, prudente, troppo prudente. Che ha balbettato e taciuto quando invece c'era bisogno di segnali forti. Ora la dice anche D'Alema, ora anche lui riconosce che forse si è dato più peso al pareggio di bilancio che non ai bisogni di chi lavora. Magari ci si sarebbe potuto pensare un attimo prima...

E adesso? Come si reinventa la sinistra?
Dovrà esserci un lavoro duro, di riflessione.
Anche se non tutte queste riflessioni vanno nella stessa direzione, non trovi?
E' evidente. Penso alla scelta del Pdci, che non condivido ma rispetto, penso al sofferto congresso di Rifondazione. Come ripartire? Innanzitutto una premessa: credo che anche le vicende di questi ultimi mesi ci hanno fatto capire che l'unità della sinistra non è un valore in sè. Stare tutti insieme, e per forza - come è accaduto prima del 14 aprile - può essere dannoso, per tutti.

Stai dicendo facciamo la sinistra con chi ci sta?
Se vuoi è la traduzione brutale del mio, del nostro pensiero. Facciamo la sinistra insieme a chi la vuole, senza le riserve mentali che abbiamo visto in campagna elettorale.

Da dove cominciare?
Io vedo che c'è molta più sinistra di quanto si possa immaginare. C'è tanta sinistra al di fuori delle organizzazioni politiche, c'è tanta sinistra in piazza a Bari contro la mafia, e in tante altre piazze d'Italia. Ce n'è tanta al di fuori dei partiti. Si deve ripartire da qui, non esistono scorciatoie. Occorre ricominciare dal sociale, dalle migliaia di organizzazioni che in questi anni hanno messo le radici nei territori. Non vedo alternative: alla costituente di una nuova sinistra a cui vogliamo dedicarci o protagonista sarà questa sinistra diffusa, o non se ne esce. E da qui, occorre riprogettare le future alleanze...

Alleanze elettorali?
Parlo di alleanze di progetto. Vedi, l'autosufficienza è una brutta idea del piddì ma lo è anche se la volesse praticare la sinistra. Io penso ad una sinistra autonoma, autorevole, forte, incisiva ma che ha piena coscienza che da sola non può farcela. A meno che non pensiamo di regalare per sempre questo paese alle destre. Ci vuole una nuova sinistra, allora, in un nuovo centrosinistra. Che non assomigli in nulla, però, a quello che abbiamo conosciuto. Quello era una zattera dove sono saltati tutti sopra, salvo poi abbandonarla, facendola affondare. No, io penso ad un'alleanza vera, fra attori che si parlano in condizione di parità.

Ma sii sincero: pensi che questa alleanza possa nascere con un piddì targato Veltroni?Davvero non ha molto senso fotografare l'attuale situazione e fissarla per sempre. Viviamo un momento molto fluido e vedo, anche nel piddì tanti segnali di chi vuole mettere in discussione la linea seguita fin qui. Quella dell'isolazionismo. Apriamo confronti, incalziamo. Da posizioni separate ma senza la pretesa di autosufficienza da parte nostra.

lunedì 12 maggio 2008

RICOMINCIAMO PER LA SINISTRA


Ricominciamo, per la sinistra
di Claudio Fava

Permettetemi di ringraziare in modo non rituale Fabio Mussi, non solo per l’impegno che ha investito in questi mesi difficili nel nostro movimento e nel nostro progetto. Penso che se siamo qui, tutti qui, dopo gli anni trascorsi nei DS, cercando di mantenere ferma in modo convinto e trasparente la nostra posizione politica, se abbiamo superato tre congressi dei Democratici di Sinistra continuando a ritrovarci nel progetto fondativo di un nuovo soggetto di sinistra lo dobbiamo anzitutto a Mussi, al modo in cui ha offerto guida e riferimento, sempre in punta di coerenza, per questo progetto. E dice bene Mussi nel ricordarci che la sinistra ha ancora una funzione importante da svolgere in questo paese. Io aggiungo: a patto di essere spietati con noi stessi, di indagare senza pudore i nostri limiti, di rivedere le categorie interpretative, i linguaggi e le forme organizzative di questa sinistra. Cercando di mettere a frutto quel “3” politico che il nostro progetto ha ricevuto il 14 aprile dagli elettori.

In quella bocciatura c’è anzitutto un nostro debito di verità. Verità su un progetto che abbiamo tentato di far passare come la prima prova di un nuovo soggetto politico di sinistra, pur sapendo che Sinistra Arcobaleno, nelle pratiche di alcuni soci fondatori, nel gioco delle reciproche diffidenze, nella vetustà dei linguaggi, non era un soggetto politico, e non era affatto nuovo: era solo un cartello elettorale. Abbiamo mentito, sapendo che ogni nostra rassicurazione sulla cifra comune e condivisa di questo percorso era una gentile ma sfacciata menzogna. Negli stessi giorni della campagna elettorale, mentre dal palco dei comizi ci ritrovavamo tutti insieme per recitare una liturgia rassicurante, alcuni partiti della Sinistra Arcobaleno aprivano il loro tesseramento.
Siamo apparsi poco credibili, invecchiati precocemente, costretti a linguaggi, asserzioni, certezze che apparivano abissalmente distanti dal paese reale. Abbiamo continuato ad interpretare il malessere sociale, la povertà diffusa di milioni di italiani con la categoria semplificatoria di “classe” senza comprendere che questa povertà è trasversale, affligge ceti medi e piccola borghesia, operai e salariati. In quella povertà non c’è una classe ma l’insicurezza sociale e la precarietà esistenziale che ha profondamente modificato il senso comune del paese. Solo che in questi quindici anni, mentre il paese precipitava lungo la china delle nuove paure e dei nuovi nemici, noi siamo rimasti a guardare, lasciando alle forze più conservatrici il compito di interpretare e assecondare questo nuovo, devastante senso comune.

Eppure più volte abbiamo avuto la possibilità di intercettare la domanda di cambiamento che la società rivolgeva alla sinistra. Dalla provocazione di Moretti a Piazza Navona ai tre milioni a Roma per la manifestazione a sostegno dell’articolo 18, agli autoconvocati di piazza san Giovanni fino ai centomila di Bari per la grande manifestazione antimafia di due mesi fa: abbiamo lasciato che questa richiesta d’un nuovo senso politico, di nuove forme di partecipazioni e di rappresentanza scorresse sotto il nostro sguardo come se si trattasse d’un film, una finzione, un paese che non c’era. Quel paese c’era, e il 14 aprile ci hanno presentato il conto. Abbiamo pagato la diffidenza con cui la sinistra ha interpretato questa fase costituente, abbiamo pagato il nostro linguaggio da piccoli maestri che credevano di parlare ad un paese che non esiste più.

Da dove ripartiamo? Da noi stessi, anzitutto. Dal progetto costituente che ci tiene insieme, da questa idea forte e necessaria di una nuova costituente di sinistra. Partendo però da alcuni chiarimenti di merito e di metodo. Intanto, un cantiere per una nuova sinistra si fa con chi ci sta. Non con tutti. Il tema dell’unità di tutte le forze di sinistra è un falso problema, una mitologia, una sovrastruttura. C’è chi ritiene oggi (e forse ha sempre pensato) di dare vita ad una costituente comunista: è un progetto che io rispetto, ma che nulla ha a che fare con il nostro percorso e il nostro punto di arrivo. Sono incompatibili, e non per il repertorio dei simboli e delle identità che pure è cosa che comprendo e rispetto. Ma perché in quel dirsi ad alta voce anzitutto comunisti sento il limite di una sinistra che non accetta di guardarsi dentro, che non vuole rinunziare alle proprie ridotte, alle proprie categorie, alla deriva identitaria, e poco importa se oltre quell’identità c’è un altro mondo, un altro paese, un’altra dinamica di conflitti sociali ed economici.

Ecco, è quella loro certezza a separarci. E a farci dire che una costituente di sinistra ha senso se si ripensa con onesta concretezza all’identità stessa della sinistra, alla sua capacità di porsi come motore di rappresentanza e di trasformazione non più di un paese virtuale ma di questo disperato e reale paese in cui viviamo. E qui si arriva a un secondo elemento di chiarezza necessaria: Sinistra Democratica vuole lavorare, con il contributo della sua autonomia, alla costruzione di un nuovo centrosinistra per il governo del paese. Questo vuol dire superare il concetto di una sinistra e di un Partito democratico, ciascuno per sé autosufficiente: in quella autosufficienza, già bocciata dal voto degli elettori, non c’è una scelta politica: c’è solo una fuga. Un nuovo centrosinistra, dunque, che nulla della vecchia esperienza dell’Unione abbia in sé. Superando, da parte nostra, la ridicola contrapposizione tra sinistra di governo e di opposizione. Come scriveva bene Occhetto qualche giorno fa sull’Unità, non esiste una sinistra che sia sempre di governo o sempre di opposizione: la sinistra sta dove gli elettori le hanno offerto di stare, conservando sempre la cifra della propria coerenza e dei propri obiettivi.

Dove si collocherà questa nuova sinistra rispetto alle grandi culture politichesi riferimento? La famiglia di Sinistra Democratica resta quella del Socialismo europeo: ma dev’essere intesa come una risorsa, non come un limite o un rifugio identitario. Tanto più che la domanda inevasa in questa campagna elettorale non è a quale famiglia politica avrebbe aderito la Sinistra arcobaleno, se al Pse o alla Sinistra europea. C’era un’altra domanda, ben più urgente: in cosa quel progetto mostrava una vocazione realmente unitaria? In cosa era davvero “nuovo” il nostro progetto? In quali pratiche organizzative, in quali forme di partecipazione, in quali linguaggi eravamo altro da una coalizione di partiti? La risposta è stata spesso solo un balbettio.

E’ tempo di dire. E di rivedere anche il nostro rapporto con il PD. E’ stata una scelta consapevole quella di non aderire a quel progetto, e di quella scelta restiamo tutti assolutamente convinti. E se un dialogo deve costruirsi con il Partito democratico, va fatto su posizioni di reciproco rispetto e autonomia. Il problema non è solo la dinamica delle alleanza, ma la politica che essa sottende. Davvero il Pd ritiene con il 33 per cento di poter rappresentare metà di questo paese e di poter puntare al governo dell’Italia? Se così non è, siamo pronti a un confronto. Ma, ripeto, pari dignità reciproca autonomia e coerenza nel dialogo: se quel dialogo non serve a Roma, non esisterà nemmeno nelle periferie. La sinistra, e certamente Sinistra Democratica, non può essere una shopping list dalla quale prelevare voti e alleanze solo quando le coalizioni servono ai governi locali.

Tutto ciò, un nuovo cantiere a sinistra e un diverso rapporto con il PD, pretende da Sinistra Democratica la capacità di definire se stessa, il proprio contributo, il proprio orizzonte politico di riferimento. Senza aspettare i congressi degli altri partiti ma sviluppando una propria fase costituente che restituisca al movimento anche quelle dosi di democrazia e partecipazione interna che fino ad oggi sono state carenti. E’ l’unico modo per uscire dalla dimensione della “mozione congressuale”: le compagne e i compagni del comitato promotore, al 90%, provengono dall’esperienza dei DS. I nostri quadri dirigenti, i nostri (pochi) eletti, i mostri militanti: siamo quasi tutti la prosecuzione inerziale della mozione congressuale di due anni fa. Questo non è un limite: è la certezza della nostra superfluità. Sinistra Democratica deve scegliere di essere altro, di aprirsi, allargarsi, contaminarsi con percorsi e storie diverse, di rinnovare profondamente i propri gruppi dirigenti, di proporli come la rappresentazione di una nuova, possibile sinistra che sappia parlare non solo ai reduci di una battaglia congressuale ma a una parte vasta e attenta del paese.

A questo servirà l’assemblea nazionale convocata per i primi di luglio: certo, a rinnovare i gruppi dirigenti, a offrire a questo processo un imprinting democratico, ma soprattutto a fare di Sinistra Democratica altro e di più, trasformando ciascuna delle 500 assemblee locali che convocheremo nei prossimi giorni in altrettanti momenti di iniziativa e di proposta politica.

Ritrovarci per questa discussione a trent’anni dalla morte di Peppino Impastato forse non ha solo il sapore d’una coincidenza. E’ la dimostrazione che trent’anni fa come oggi, esiste un altro paese fatto di donne e di uomini liberi, che vogliono vivere per cambiare le cose, non per subirle. Né per rassegnarsi alle malinconie del senso comune.