martedì 31 luglio 2007

A SINISTRA IL POPOLO SI MUOVE

A Sinistra il popolo si muove, si organizza: è bastato un semplice passaparola per ritrovarsi in circa settanta persone in un incontro conviviale presso un circolo del senigalliese per conoscere chi ha scelto di non entrare nel Partito Democratico e di intraprendere la strada del Movimento della Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo tracciata da Mussi, Salvi e Berlinguer.

All’incontro, proprio per rispondere all’invito del Movimento di costruire una sinistra unita, nella forma che si terrà più efficace, hanno partecipato anche alcuni esponenti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani.
“E’ un primo passo importante, l’approccio ci fa ben sperare”, dice la coordinatrice senigalliese Lucia Mazzoli. Soddisfazione anche da parte del consigliere provinciale Marco Giardini, che ha ribadito l’impegno dei due Consiglieri provinciali di SD (Giardini e Barbadoro) di rispettare il programma di Patrizia Casagrande sottoscritto dall’Ulivo e la volontà di unificare la sinistra anche in Consiglio Provinciale. “Il primo atto del nostro gruppo”, ricorda Giardini, “è la scelta di operare in un unico ufficio insieme ai Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, e Verdi.

Il Paese è alla ricerca di un nuovo binario dove far viaggiare il treno del rinnovamento e della democrazia, con una rotaia costituita dal Partito Democratico e l’altra costituita dalla Sinistra, indispensabile per la solidità dell’Unione. Altre direzioni alternative a questo progetto legate a esigenze corporative e/o a personalismi farebbero deragliare il treno appena partito. Noi lavoriamo, e questo primo incontro lo dimostra, per realizzare il programma che Prodi ha sottoscritto con tutta l’Unione”. “Il rafforzamento dell’identità della Sinistra significa oggi il vero investimento sul futuro”, continua Lucia Mazzoli, “la vera opportunità per rappresentare i bisogni di un mondo in evoluzione.

C’è una modernità vera che deve essere costruita con nuovi strumenti e un nuovo linguaggio, guardando alle esperienze più avanzate di altri paesi in cui il diritto al lavoro, ad un ambiente sano, alle pari opportunità e ai servizi sono una responsabilità che lo Stato assume consapevolmente con ingenti investimenti e con leggi davvero solidali e rispettose dei diritti individuali.

Un approccio diametralmente opposto al concetto di modernità espresso dalla classe politica italiana, che col suo linguaggio pieno di luoghi comuni alimenta invece l’idea di un presunto conflitto fra generazioni, esaspera il conflitto fra persone di orientamenti sessuali e religiosi diversi, non affronta con una visione globale il conflitto con l’ambiente in cui viviamo”.


Movimento Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo

martedì 24 luglio 2007

A CHIARAVALLE UN COORDINAMENTO DELLA SINISTRA

Lo scorso, 23 luglio, si sono riuniti a Chiaravalle la Sinistra Democratica, il PRC, il PdCI, i Verdi e lo SDI per dare l’avvio, a partire dal prossimo mese di Settembre, ad un coordinamento delle forze di sinistra nella nostra città. In questa fase lo SDI partecipa in qualità di osservatore.
Questo coordinamento a partire da settembre promuoverà vari forum, come luoghi di incontro e di approfondimenti tematici, per contribuire, in un confronto programmatico e partecipativo con tutte le associazioni e la cittadinanza, all’elaborazione di un programma per il governo della nostra città.
Impegno che speriamo si sviluppi per partecipare a quel processo attivato anche livello nazionale e teso all’unione delle forze e del popolo della sinistra.

domenica 22 luglio 2007

ADDIO COMANDANTE FERRO

Il nostro cordoglio alla famiglia e ai compagni dell'ANPI per la scomparsa di Emilio Ferretti, da tutti ricordato come "il comandante Ferro". Ci mancherà il suo impegno nel tramandare la storia italiana attraverso la Resistenza e le lotte partigiane di cui lui fu un giovane protagonista, Addio comandante Ferro.

venerdì 20 luglio 2007

FERMIAMO LA LOTTA DI CLASSE DEI RICCHI CONTRO I POVERI

Intervista a Fabio Mussi di Simone Collini

Quando l’accordo sulle pensioni sembrava in dirittura d’arrivo è arrivata la mossa di Emma Bonino. Come la giudica ministro Mussi?«È un episodio di guerra preventiva. Voglio bene alla Bonino, però ha utilizzato una forma stravagante».

Ha detto che rimetteva nelle mani di Prodi il suo incarico chiedendogli di decidere se il suo permanere nel governo è compatibile con la proposta che presenterà ai sindacati.«Un chiaro tentativo di condizionamento. Non consapevole dell’importanza per il governo, per la sua tenuta e durata, di un accordo con le parti sociali. Il governo non agisce mai sotto dettatura di un altro soggetto. Ma senza concertazione si va alla guerra di tutti contro tutti».

Il dubbio della Bonino è che si siano ascoltate troppo le “posizioni reazionarie della sinistra comunista e sindacale”.«Madonna santa. Noi partiamo dal programma. Si fa un gran discutere di crisi della politica. Uno dei modi per non aggravarla è fare in modo che tra le parole, gli annunci, le promesse, e i fatti, le azioni, ci sia coerenza. Immagino che quelli che nella Fabbrica del programma di Prodi hanno scritto “abolire lo scalone” sapevano quel che facevano».

Il programma dice però anche che bisogna tenere conto dei cambiamenti demografici.«Certo. E io aggiungo anche i cambiamenti della struttura del mercato del lavoro, il fatto cioè che i giovani sono sempre più impegnati in lavori atipici, precari, a tempo determinato, discontinuo. Questo pone un problema enorme in relazione all’entrata in vigore del sistema contributivo. Mi sono battuto per la riforma Dini e nel 2012 si supererà il sistema dell’età in quanto si andrà in pensione prendendo in proporzione i contributi versati. Se per i giovani il lavoro continua a essere così precario si crea un problema esplosivo che va affrontato precocemente».

C’è anche chi dice che sarà un problema tenere in ordine i conti dell’Inps se non ci sarà un innalzamento dell’età pensionabile. «Intanto, nella precedente Finanziaria abbiamo già aumentato il prelievo contributivo sul lavoro dello 0,3%, il che ha dato 800 milioni di euro. E poi oggi c’è un attivo dell’Inps di 3 miliardi e mezzo di euro, con il quale si finanziano i passivi di altre casse previdenziali. Per esempio si finanzia il deficit della cassa previdenziale dei dirigenti d’azienda. Cioè questo è un paese in cui i lavoratori con i loro contributi finanziano le pensioni ai loro capi. E la cosa appare normale».

Tenuto conto di tutto questo? «Si tratta di lavorare a un onorevole compromesso».
L’ipotesi che circola circa lo scalino di 58 anni più le quote contributi-più-età possono portare a un accordo?«Se c’è anche la messa in sicurezza dei lavoratori precoci, quelli che hanno 40 anni di contributi, gli usuranti».

E se a un’ipotesi del genere ci fosse oggi l’accordo con le parti sociali? «Credo che il governo dovrebbe nella sua collegialità sostenerlo. Servirebbe a garantire la sua tenuta».
Nella sua collegialità vuol dire anche dai partiti di sinistra, come il Prc, che nelle passate settimane si sono mostrati scettici?«La minaccia, nonostante la monumentale costruzione ideologica, non viene da sinistra. Rifondazione comunista ha avuto la tentazione di scavalcare il sindacato. Mi pare che sia rientrata».

Da dove dice che viene la minaccia? «La fune viene tirata da settori del centro dello schieramento. Settori del costituendo Partito democratico e dintorni. È da lì che sono venute le più esplicite minacce, compresa quella di aprire una crisi di governo. E questo su una linea oltranzista: i nemici sono i lavoratori e i sindacati, non vogliono fare l’accordo, l’unica cosa che conta è il dato economico. Su una linea così non solo salta il governo ma si alza fino all’incandescenza il conflitto sociale. Questo si vuole?».

Importanti giornali soffiano sulla crisi di governo, quello di Confindustria suggerisce a determinati ministri di dimettersi. «È la prima volta che il Sole 24 Ore fa degli articoli in cui auspica una crisi di governo. Non gliel’ho mai visto fare. Quando l’esecutivo era presieduto da uno degli associati di Confindustria, di nome Silvio, con il debito pubblico in ripresa, il deficit sopra le soglie del Patto di stabilità europeo, la crescita zero, non è stata chiesta la crisi di governo».

Questo per dire cosa? «Voglio fare un appello per fermare la lotta di classe. La lotta di classe in forza dei ricchi contro i poveri».

Più che altro oggi si parla di un conflitto di generazioni. «Sì, una volta c’erano le dispute tra gli antichi e i moderni, ora c’è la disputa giovani-vecchi. Rutelli ha persino invocato la protesta dei giovani contro i sindacati, poi ci ha provato Giachetti e hanno partecipato in venti».
La teoria non la convince?«L’atto più ostile della società attuale contro i giovani si chiama precarietà. Sono state approvate leggi che hanno enormemente moltiplicato la condizione precaria dei giovani. E anzi ormai non si può dire neanche più dire che il fenomeno riguardi solo loro, perché la vita precaria continua in età matura, con redditi e stipendi da fame. Io guardo al mio settore, a chi si occupa di ricerca scientifica: un dottorando riceve 800 euro al mese, un assegnista di ricerca 1100, un ricercatore 1200. Questo è un clamoroso oltraggio sociale al principio del merito, che è l’ospite d’onore in tutti i convegni della domenica. Se interessa una politica che disarmi l’eventuale guerra tra anziani e giovani dobbiamo prendere di petto la questione del precariato. Per esempio le norme sul lavoro a tempo determinato. Non si può importare in Italia una delle regole d’oro della globalizzazione: pagare il lavoro a prezzi orientali, vendere le merci a prezzi occidentali».

Che ne pensa del manifesto di Rutelli e del centrosinistra di “nuovo conio”? «Intanto, non si può non notare che il documento di Rutelli comincia con un attacco al governo. Poi presenta uno schema programmatico piuttosto distante dal programma dell’Unione. E alla fine appare l’espressione alleanze di nuovo conio. Confesso di non capire cosa voglia dire. Perché se l’intenzione è quella di scaricare la sinistra dello schieramento, per sostituirla e fare maggioranza non basta l’Udc. Bisogna andare più in là. Molto più in là».

E delle primarie per il Partito democratico? «Ho fatto gli auguri a Veltroni, alla Bindi, li faccio a tutti gli altri. Con la pluralità dei candidati si è evitato il plebiscito. Però con questo sistema elettorale di liste che si collegano non è facile evitare una rete feudale. E poi mi sembra una bizzarria un partito che nasce con le primarie, che sono uno strumento per selezionare i candidati per le cariche pubbliche».
Il suo giudizio sul Pd rimane negativo anche dopo la discesa in campo di Veltroni?«Li ha salvati dal naufragio, ma per quanto mi riguarda non cambia nulla. Anzi, ci sono cose che continuano a sorprendermi».

Per esempio? «Che alle ultime uscite di Papa Ratzinger, la riabilitazione della preghiera per la conversione degli ebrei e l’affermazione che l’unica vera Chiesa è quella cattolica apostolica romana, ci sia stato un tale silenzio da parte della cultura cattolico democratica. Il Pd si è fatto per fondere la cultura riformista di matrice socialista con quella di matrice cattolica. Ma se il cattolicesimo democratico è silente di fronte a una spinta reazionaria di questa portata, che partito è quello che nasce? Non vorrei dover rimpiangere la Dc».

Non è che sia tanto positiva la situazione a sinistra. L’obiettivo di unificare ciò che oggi è diviso appare alquanto lontano. «Certo, comporta un processo, anche una lotta politica, perché bisogna che tutti i reparti dei vari eserciti escano dalle trincee, bisogna che tutti si rimettano in discussione e che si guardi alla sinistra che verrà, non semplicemente a quella che è stata».

È quello che sostiene Bertinotti in un articolo della rivista “Alternative del socialismo”. «È un articolo a doppio taglio. Non condivido il giudizio liquidatorio sulla socialdemocrazia in Europa. Ne avessimo ora, oltre che di Enrico Berlinguer, di Olof Palme e Willy Brandt. Poi non condivido che ci siano due sinistre, una riformista e una di alternativa. Dopodiché si entra nella parte interessante del suo discorso, che è quella che chiama del socialismo del XXI secolo. Lì si può lavorare. Sapendo che non sarà un rapporto bilaterale Prc-Sd, perché in questo campo della sinistra ci sono forze politiche - spero compreso lo Sdi, che ha fatto una scelta infeconda con l’idea di rimettere insieme i pezzi di una diaspora socialista di 15 anni fa con il nome Psi - ma poi c’è anche un pezzo d’Italia che oggi non è rappresentato politicamente e che è in attesa della buona novella».

giovedì 19 luglio 2007

EMANUELE MOBILI E' IL COORDINATORE SD ANCONA

Lunedi 16 Luglio il movimento SINISTRA DEMOCRATICA di Ancona ha eletto come proprio coordinatore il compagno Emanuele Mobili e come tesoriere la compagna Monia Mascambruni nell’ambito di un’assemblea molto partecipata che ha gettato le basi per le future iniziative del movimento.
Durante l’assemblea si è deciso di mettere in campo tutte le attività necessarie a sostenere la battaglia contro la privatizzazione del cantiere navale, a sviluppare un più approfondito dibattito sul mondo del lavoro ad Ancona e a promuovere un confronto politico di collaborazione con tutte le forze della sinistra in città.
Anche da noi è quindi ufficialmente partita SINISTRA DEMOCRATICA, abbiamo bisogno del contributo di tutti; non esitate a contattarci per adesioni o per avere informazioni sulla nostra attività; i nostri riferimenti:

Sig.ra Giuliana Taruchi 071.202890
email: fabrizia.zanoni@libero.it

lunedì 16 luglio 2007

domenica 15 luglio 2007

L'ARROGANZA DI RUTELLI

Paolo Leon*, 14 luglio 2007 da aprileonline.info

Si qualificano come riformisti, e chiedono un insieme di riforme sostanzialmente di destra (inevitabilità del lavoro flessibile, disoccupazione come colpa, indifferenza rispetto alla distribuzione del reddito, riduzione dei diritti sociali, trasformazione dello stato sociale in beneficienza pubblica, assoluzione delle rendite, il mercato come ottimo regolatore ecc.). Così, gli autori del "manifesto" accusano di conservazione chi giudica quelle riforme dei giganteschi arretramenti rispetto al patto democratico che regge l'unità italiana

Del manifesto di Rutelli, i giornali hanno messo in rilievo soltanto la necessità di allargare la maggioranza, così da isolare la sinistra della coalizione che, nel manifesto, è descritta come conservatrice. Non è la prima volta che la destra qualifica come "conservatrice" l'ala sinistra della coalizione; in generale, i conservatori e i reazionari europei qualificano di questo stesso aggettivo i loro partiti socialdemocratici. In parte, è un vizio che in Italia deriva da Berlusconi, che ha sempre accusato i suoi avversari delle colpe e dei difetti suoi propri, ma in parte deriva da un bel po' di arroganza.

Avendo deciso di qualificarsi come riformisti, e avendo descritto un insieme di possibili riforme sostanzialmente di destra (l'inevitabilità del lavoro flessibile, la disoccupazione come colpa, l'indifferenza rispetto alla distribuzione del reddito, la riduzione dei diritti sociali, la trasformazione dello stato sociale in beneficienza pubblica, l'assoluzione delle rendite, il mercato come ottimo regolatore, l'immigrazione come causa della violenza, ecc.), gli autori del manifesto accusano di conservazione chi ritiene quelle riforme essere piuttosto dei giganteschi arretramenti rispetto al patto democratico che regge l'unità italiana.
Che queste cosiddette riforme siano poi soltanto un tentativo di appropriarsi della simpatia dell'elettorato di destra (per definizione conservatore o, peggio, reazionario) non è visto come un'invasione del campo altrui, mentre, proprio per questo, il manifesto di Rutelli rivela una scarsa autonomia delle proprie idee e, per ciò stesso, una dichiarazione di vuoto programmatico. Non è la prima volta che occorre sottolineare come sollecitare i sentimenti antisociali degli elettori reazionari porta soltanto aiuto ai partiti che di quei sentimenti fanno la loro ragion d'essere.

C'è anche una certa sfacciataggine nel proporre i valori di destra come valori di sinistra: l'ambiente è coniugato direttamente con le grandi opere, senza nemmeno domandarsi se non sia necessario progettare in forma ambientalmente sostenibile; la democrazia è vista come decisionismo, perché il locale è localismo, la protesta è ribellismo, il dibattito è perdita di tempo. Inoltre, sollecitare la paura di fronte alla violenza è pura demagogia; sollecitare il merito come fonte di efficienza, ignora il problema di chi e come si decide chi sia meritorio. C'è, infine, un sottile disprezzo dell'eguaglianza, che è - si capisce - un disvalore, perché se si è eguali, non c'è alcuno che sia eccellente.

Naturalmente, nel manifesto ci sono anche cose condivisibili, tra le quali un accenno di critica al primo anno del governo Prodi, ma non si spiega perché il governo abbia perso tanto consenso: si preferisce dire che nel futuro si ridurranno le tasse, si aiuteranno le imprese, si rimetterà in moto la crescita. Questa parte, che implicitamente accusa Prodi di non aver fatto subito ciò che si sta facendo adesso, evita il problema delle compatibilità di bilancio pubblico: eppure, da un tale riformismo avrebbe dovuto emergere anche come si finanzia la nuova, e più amichevole, politica.

E' forse più interessante paragonare il manifesto di Rutelli con quello di Veltroni. Si capisce che i mondi sono diversi: tanto anti intellettuale il primo, quanto pensoso e bilanciato il secondo. Però una forte base conservatrice è visibile in ambedue le posizioni: il sindacato è visto come una lobby o, piuttosto, come una corporazione; il processo democratico è visto come inefficiente; il welfare è quello assistenziale, e non quello dello Stato sociale. La pace è assente in ambedue le posizioni, e l'Europa è considerata un dato, non un campo sul quale combattere.
Sotto sotto, anche se non lo dicono, ambedue stanno per confessare a se stessi che sinistra e destra sono termini ormai superati. Peccato: persone così capaci ed esperte dovrebbero aver letto, nella storia, che quando si arriva vicini a questa affermazione, si rischia di rotolare nell'autoritarismo.

* professore di Economia pubblica all'Università di Roma Tre, Presidente della Fondazione "Unasolaterra"

mercoledì 11 luglio 2007

PER LA PESCA E L'AGRICOLTURA UN COORDINAMENTO TEMATICO NAZIONALE

L'idea è questa: dare vita ad un coordinamento di Sd sulla pesca
di Claudio Maderloni

Care compagne e cari compagni, riteniamo importante che il nostro neonato movimento, Sinistra democratica – per il socialismo europeo, si impegni ad approfondire i temi riguardanti l’agricoltura e la pesca, al fine di proporre soluzioni agli annosi problemi di entrambi i settori e di elaborare nuove idee.

A tale scopo, ci rivolgiamo alle compagne e ai compagni che seguono questi settori , che hanno delle competenze specifiche o che hanno semplicemente voglia di aiutarci, per costituire un coordinamento nazionale tematico.

L’agricoltura e la pesca sono settori di enorme interesse economico e sociale per il nostro Paese e risorsa primaria per molte Regioni.

I temi dello sviluppo rurale, della difesa del territorio, della difesa del mare, e molti altri ancora sono strategici per affrontare tante sfide future. Inoltre, occorre non dimenticare le molte unità lavorative, le aziende, di cui numerose in forme cooperative, che operano in questi settori, con notevoli difficoltà . Tanti sono i problemi, che riguardano sia l’occupazione, stabile e precaria, che la necessità della ricerca e il rapporto con l’università, i rapporti con l’Europa, la questione delle agroenergie, dei prodotti OGM e altri.

Dall’inizio della Legislatura ci siamo occupati di OCM vino, di agroenergia, di biologico, anche in merito a determinate scelte fatte con l’ultima finanziaria, di riduzione dell’IVA per il settore della pesca, di acquacultura e di numerose altre questioni, anche specifiche di determinati territori.

Di questi e di altri temi vorremmo discutere con altri compagni e compagne, ecco il motivo del nostro appello. Naturalmente ci organizzeremo in aree tematiche, in cui ognuno si potrà impegnare secondo i propri interessi, e poi lavoreremo per avere un quadro generale dell’intero settore allo scopo di formulare proposte, creare iniziative e intervenire nello specifico dei problemi in maniera organica.

Per informazioni e adesioni :
e-mail maderloni_c@camera.it, fax 06 6760 5489

martedì 10 luglio 2007

SINISTRA DEMOCRATICA DI SENIGALLIA INVITA TUTTI A CENA

Vi invitiamo alla CENA organizzata da SINISTRA DEMOCRATICA di SENIGALLIA, che si terrà il giorno VENERDI 27 LUGLIO 2007 presso il Circolo Arci di Scapezzano

Per informazioni e adesioni contattare il compagno Marco Giardini al numero: 348-3112620

Vi aspettiamo.

Lucia Mazzoli - Coordinamento Sinistra Democratica Senigallia

CAMBIA IL CLIMA A SINISTRA

Comincia un cammino comune tra Sd, Prc, Pdci, Verdi e Sdi
Di Mirko Lombardi, Valerio Calzolaio, Grazia Francescato, Claudio Soroufim, Raffaele Di Gioia

“I responsabili ambiente di Rifondazione Comunista, di Sinistra Democratica, dei Verdi, dei Comunisti italiani, dei Socialisti democratici italiani si sono riuniti più volte nei giorni scorsi per valutare disponibilità e modalità di una azione comune nella società e nelle istituzioni sulle tematiche ambientali, energetiche, infrastrutturali, a partire dalla grande priorità delle politiche relative ai cambiamenti climatici. I movimenti che in tante parti del paese esprimono conflitti a difesa dell’ambiente, proponendo pratiche e soluzioni alternative, sono una risorsa importante di partecipazione democratica, interlocutori indispensabili per operare scelte condivise.

PRC, SD, PCDI, SDI apprezzano e condividono la proposta avanzata dai Verdi di un Patto per il Clima, utile anche per un lavoro unitario di approfondimento e di attuazione, auspicando l’adesione di tutte le forze della coalizione dell’Unione.

PRC, SD, Verdi, PCDI, SDI hanno valutato positivamente il percorso avviato nel DPEF, particolarmente in merito alla sostenibilità ecologica e alla contabilità ambientale delle scelte economico-finanziarie, merito anche della tempestiva efficace sollecitazione unitaria dei ministri per il rispetto del programma dell’Unione in materia previdenziale. Permangono invece criticità e riserve sul piano delle infrastrutture allegato al DPEF.

Si tratta ora di definire e approvare una coerente manovra finanziaria 2008, che faccia perno sulle misure di riduzione delle emissioni di gas serra. Serve una vera e propria riconversione ecologica dell’insieme delle politiche pubbliche, delineata nel programma dell’Unione e finora solo avviata, resa oggi indilazionabile dagli scenari descritti dagli scienziati che hanno studiato i cambiamenti climatici in atto sul pianeta. Occorre accelerare!

Le politiche di mitigazione vanno combinate con una svolta energetica basata su risparmio efficienza rinnovabili, con un piano per l’adattamento, con l’incremento delle risorse per la cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile, con la tutela della biodiversità e dei beni comuni, con un progetto organico contro desertificazione siccità e sete, con il superamento definitivo della logica e degli indirizzi della legge obiettivo del governo Berlusconi.

PRC, SD, Verdi, PCDI, SDI hanno deciso di avviare iniziative comuni per promuovere una più coraggiosa svolta in campo ambientale e hanno quindi ritenuto di convocare entro la fine di settembre un appuntamento sul tema “Una Finanziaria per il clima” per amministratori ed eletti, ricercatori e scienziati delle agenzie, volontari e militanti delle associazioni.”

venerdì 6 luglio 2007

DUCA: L'ADESIONE A SINISTRA DEMOCRATICA E' LIBERA, VOLONTARIA, NON "CARBONARA"

Al Direttore del Corriere Adriatico
Sede

In merito all’articolo pubblicato oggi “I verdi sempre più vicini a SD”, a firma l.f. (Lolita Falconi), si invia la seguente nota di rettifica delle clamorose menzogne contenute nel suddetto articolo.

“La signora Lolita è riuscita a collezione nel suo articolo un numero di falsità che come si dice a termine di paragone in Ancona “più corna che in un cesto di lumache”.

La Lolita dovrebbe sapere e comunque basta poco per documentarsi che Gianni Zagato non è deputato (basta collegarsi al sito internet della Camera), ne è coordinatore di Sinistra Democratica (basta collegarsi al sito web di Sinistra Democratica) per scoprire che è il responsabile dell’organizzazione.

La Lolita scrive ancora il falso quando sostiene che “all’operazione avrebbero lavorato anche l’ex deputato anconetano Eugenio Duca e l’On. Claudio Maderloni. Insieme, qualche settimana fa hanno avuto un incontro “carbonaro” con Moruzzi al Casello dell’Autostrada”.

Se la Lolita assume le indiscrezioni ai Caselli autostradali o sulle strade o ai ristoranti non è affar mio ma sarebbe bastata una telefonata agli interessati per non ingannare i lettori e le lettrici in quanto non c’è stato alcun incontro, carbonaro o non, ai Caselli autostradali tra Duca, Maderloni e Moruzzi.

L’impegno mio e di altri nel Movimento Sinistra Democratica è volto proprio a costruire e praticare una politica pulita, trasparente partecipata tesa a unificare le diverse forze della Sinistra recuperando coloro che l’hanno abbandonata per scopi nobili, alti, di uguaglianza, di libertà, di solidarietà, per restituire voglia di speranza e di futuro alle giovani generazioni dando priorità a chi meno ha, ai lavoratori ai pensionati alle donne e ai precari.

L’adesione al Movimento Sinistra Democratica è libera, volontaria e trasparente, non “carbonara” come insinuato volgarmente e falsamente dalla Lolita”.

Cordiali saluti

Direttore Generale
Gruppo Sinistra Democratica
On. Eugenio Duca

Roma, 5 luglio 2007

Di seguito l'articolo del Corriere Adriatico in questione:
Gianni Zagato ha incontrato ad Ancona Marco Moruzzi: la trattativa è aperta I Verdi sempre più vicini a Sd ANCONA - E’ arrivato in treno, da Roma ad Ancona, per un incontro giudicato “molto interessante”. Ha trovato uno spazio nella sua agenda fittissima di impegni, e si è precipitato nelle Marche. Gianni Zagato, deputato e coordinatore nazionale di Sinistra Democratica aveva appuntamento con Marco Moruzzi dei Verdi. Motivo? Pare che da tempo Sd stia trattando con un gruppo di Verdi marchigiani facente capo proprio all’ex consigliere regionale per il passaggio in blocco di questi al nuovo movimento politico guidato da Mussi e Angius. Se l’operazione andasse in porto, sarebbe un brutto colpo per il “Sole che Ride” delle Marche che rischia di perdere, in quattro e quattr’otto, la metà degli iscritti. Che all’interno dei Verdi marchigiani ci fossero dei problemi si sa da tempo. C’è infatti una corrente - maggioritaria - che fa capo all’assessore regionale Gianluca Carrabs. Ne fanno parte i fedelissimi di Alfonso Pecoraro Scanio. C’è poi l’altra corrente, quella che fa capo all’ex consigliere regionale Moruzzi, all’attuale consigliere regionale Massimo Binci oltre che a Luciano Montesi, che può contare sul 45 per cento circa degli iscritti. Tra i due gruppi non è mai corso buon sangue ma i problemi si sono accentuati in concomitanza con le ultime elezioni amministrative, specie con le Provinciali di Ancona. Nessun eletto del gruppo di minoranza con tanto di comunicati di protesta e di minaccia di Massimo Binci che - dicono - gli siano valsi anche una pesante tirata di orecchi da parte del presidente Pecoraro Scanio. E sempre questo gruppo di Verdi non convinti dall’attuale gestione del partito, giudicata troppo “accentratrice”, hanno dato vita, di recente, ad un movimento autonomo che hanno chiamato “Movimento ecologista marchigiano Arcipelago Verde”. In più c’è questa indiscrezione che gira negli ambienti della politica ormai da tempo e che troverebbe ora parziale conferma con la visita di Zagato: molti dei componenti del gruppo “dissidente” dei Verdi si preparerebbe a fare le valigie e passare, armi e bagagli, in Sinistra Democratica. Zagato sarebbe arrivato appositamente ad Ancona proprio per definire gli ultimi dettagli. All’operazione avrebbero lavorato anche l’ex deputato anconetano Eugenio Duca e l’onorevole Claudio Maderloni. Insieme, qualche settimana fa, hanno avuto un incontro “carbonaro” con Moruzzi al casello dell’autostrada. Un incontro preparatorio a quello che c’è stato con Zagato ad Ancona martedì scorso. Il coordinatore nazionale di Sd ha poi cenato al ristorante dell’Hotel Jolly con gli esponenti del movimento delle Marche.

martedì 3 luglio 2007

RISPOSTA DI MUSSI A PIERO FASSINO

Da Piero idee oniriche. Io non entrerò nel Pd
di Riccardo Barenghi
Nell’intervista pubblicata ieri sulla Stampa Piero Fassino ha accusato Mussi e la sua Sinistra democratica di usare due pesi e due misure: «Non capisco perché quando a Firenze io lavoravo per il Partito democratico, stavo liquidando la sinistra. Mentre oggi va bene Veltroni che sostiene la stessa prospettiva da molti anni. (...) Tornino pure tutti quelli che vogliono tornare ma ammettano di essersi sbagliati su di me».

Allora Ministro Mussi, torna nel Pd adesso che c’è Veltroni?«Queste di Fassino mi sembrano opinioni oniriche. Sono assai preoccupato perché vedo con qualche dispiacere che il mio amico Piero non solo non domina gli eventi, ma non capisce esattamente neanche quello che succede».

Quindi non è vero che lei e suoi compagni state pensando di rientrare nel Partito democratico?«Ma neanche per sogno. Non capisco come a Fassino possa venire in mente una prospettiva del genere: mai come ora sono stato convinto delle mie scelte. Naturalmente ho apprezzato la candidatura di Walter, visto che fino a quel momento il progetto del Pd era una nave che correva verso gli scogli. Lui forse può evitare il naufragio, che certo io non mi auguro: se fallisse il Pd, perderebbe tutto il centrosinistra. Tanto è vero che all’ultimo Congresso dei Ds ho augurato ai miei ex compagni buona fortuna. Ma questo non cambia la mia opinione su quell’avventura politica: il Partito democratico non è e non sarà il mio Partito. Non aderirò mai e non lo voterò».

Eppure Veltroni le ha rivolto un appello diretto...«Lo ringrazio ma mi sembra sempre più chiaro, anche grazie a lui, che il profilo che assume il Pd non ha nulla a che fare con la sinistra, non è l’ennesima metamorfosi della sinistra. Non sarà un Partito di sinistra ma un qualcosa che va verso il centro, tanto che persino Walter ventila, sbagliando, alleanze variabili in futuro. E qui vorrei dire a Fassino che semmai sono io che pretendo le sue scuse, visto che c’era una volta il più grande Partito della sinistra italiana e oggi non c’è più».

Ma del discorso di Torino cosa pensa?«Come si dice, luci e ombre. Mi è piaciuta l’agenda di priorità, dal precariato alla formazione, alla ricerca. Non mi è piaciuta invece la parte sulla democrazia che deve decidere. Non credo che la crisi della politica possa essere affrontata con un assetto iperpresidenzialista. A me interessa sapere soprattutto su cosa deve decidere la democrazia, e il cosa per me è l’estrema diseguaglianza che esiste nel nostro Paese».
Dal 14 ottobre in poi avrete un premier in carica (Prodi) e un premier in corsa (Veltroni): saranno guai per il governo?«Io sostengo da tempo che il Partito democratico è un fattore destabilizzante per il quadro politico, e infatti ne abbiamo avute parecchie conferme. Ricordo che D’Alema lo chiamò il Partito di Prodi, invece sarà il Partito di Veltroni. E’ evidente che in autunno si aprirà un problema da trattare con molto garbo, bisognerà sforzarsi tutti per mantenere un equilibrio che si preannuncia piuttosto delicato. Ma bisogna fare di tutto per evitare che il governo cada, altrimenti gli eventi precipitano».

Nel frattempo la vostra Cosa rossa, che potrebbe colmare quel vuoto che il Pd apre a sinistra, sembra marciare piuttosto a rilento.«E’ evidente che si tratta di un processo difficile. Non sarebbe giusto limitarsi a sommare le quattro forze in campo, cioè Rifondazione, Pdci, Verdi e noi della Sinistra democratica, senza ingaggiare una battaglia politica, provocare spostamenti di forze, confrontarsi sui contenuti. Tuttavia la Cosa va e io non penso a tempi biblici, anche perché sono convinto che il bipolarismo potrà sopravvivere solo se dalla nostra parte del campo avremo un Partito democratico dal profilo riformatore ma alleato con una forza di sinistra».

Una forza che si presenterà insieme alle elezioni? E quando?«Alle amministrative dell’anno prossimo. Altrimenti il progetto fallirebbe».

domenica 1 luglio 2007

LETTERA AL SINDACO DI JESI BELCECCHI

Egregio Sindaco Fabiano Belcecchi, personalmente ho partecipato alla presentazione del movimento di Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo: ho visto gioia, determinazione, passione. Ho sentito molti compagni riflettere, discutere, convergere sulle posizioni di Mussi, di Angius, di Spini e di altri .Un quarto del partito ha aderito sincero, di cui si deve tener conto.
Se il 25% del partito dice no al Partito Democratico, il malessere è ben più diffuso. Basta guadarsi intorno. Non c’è l’entusiasmo, non c’è la passione che mi aspetterei per la nascita di qualcosa di forte e nuovo.Ma come siamo arrivati a questo punto?

La mia analisi non intende essere risolutiva, ma serena e tranquilla.Tutto nasce dalla crisi della politica, che ovviamente ha coinvolto anche il partito dei DS.
Intorno a noi, soprattutto se penso alla mia generazione, c’è ancora interesse e passione.Il progressivo indebolimento dei grandi soggetti della politica di massa ha lasciato il governo solo davanti all’opinione pubblica, senza intermediari in grado di tradurre in politica le istanze e i conflitti dei cittadini.
Così piano piano è cresciuta l’auto legittimazione che è sinonimo dell’ antipolitica.
Due facce di uno stesso equilibrio precario.

Il rischio è che nel vortice possa venire risucchiata la stessa democrazia.I partiti vincono, ma non convincono(vedi ultime elezioni comunali). Sono statici, ingessati nei loro apparati burocratici, impermeabili al mondo che li circonda.
Sono ormai rappresentativi solo di loro stessi e delle lobby che li sostengono.
I cittadini stanno da un’altra parte e ci considerano inaffidabili.
Troppe volte abbiamo sentito dire “siete tutti uguali”.
La cosa mi ferisce molto, perché è vero.

Anche il presidente Napolitano ha avvertito la necessità di un appello in questo senso.
Con onestà, torniamo a chiederci: dov’è finita la questione morale? Ecco, i miei pensieri la mia minima attitudine alla preveggenza, invece, mi fa temere dibattiti infuocati su temi e principi eticamente sensibili, tipo immigrazione e convivenza etnica. Esiste un’alternativa a tutto questo? Dall’altra parte ci siamo noi, quelli considerati “estremisti”, con la nostra “scandalosa” proposta si riparte da qui, dal nostro movimento SD per il Socialismo Europeo.Un movimento che vuole rinnovare i suoi organismi dirigenti, le sue strategie, le sue idee, che si vuole adeguare alla società del secondo millennio.

Una politica che torni a parlare ai giovani e si occupi dei loro problemi.
Un partito che parli di valore del lavoro, etica delle professioni, responsabilità dell’impresa, libertà delle persone, diritti estesi a tutti, laicità dello stato, primato del sapere, innovazione tecnologica, sostenibilità dello sviluppo, principi morali nuovi nella politica e nell’esercizio del potere.

Un movimento di sinistra con una forte connotazione ambientalista e pacifista. Un movimento che si caratterizzerà per l’essere di sinistra, laico e socialista.Oggi la politica riesce solo a pensare a come disegnare ed assestare se stessa: quale legge elettorale, quale aggregazione dei partiti, quali sistemi di divisione del potere?
Resta fuori il rapporto con le persone, con i movimenti, quale cultura serve per affrontare il progetto politico e sociale che riguarda l’immigrazione.

Vorrei che i vari pezzi della sinistra riuscissero a concentrarsi su questo, a produrre idee su questi temi, invece di perdere tempo a progettare nuovi schemi, nuove architetture di potere.
Da troppi anni, non siamo più in grado di dare riferimenti certi, valori, idee chiare.
L’affannosa ricerca del consenso dell’elettorato moderato, ci ha spinto al compromesso, al condire ogni frase coi se e i ma, ad indugiare, a ritrattare appena gli altri storcono il naso. Quante difficoltà hai incontrato per nominare la nuova giunta?

Dobbiamo invece rientrare in sintonia coi bisogni e i problemi della gente, quando il partito ha preso posizione e si è aperto alle grandi battaglie civili, penso alla lotta contro l’abolizione dell’articolo 18, alle manifestazioni per la pace e la giustizia, ebbene, quella volta abbiamo ottenuto grandi vittorie, in piazza c’erano migliaia di persone con noi. Nessuno sottovaluta la necessità della mediazione.
Non siamo in grado di governare da soli, perciò dobbiamo negoziare i nostri progetti per elaborare un programma elettorale di gestione del Paese. Qui sta il grande ruolo dell’Ulivo, inteso come quello del ’96: la coalizione che fa sintesi tra diverse posizioni che convergono, pur mantenendo la loro identità.

Grazie a questa politica, è nata l’esperienza dell’Unione, che ci ha portato alla vittoria delle elezioni.
Che ha portato, per la prima volta in questo Paese, tutta la sinistra italiana al governo.Un partito però è una cosa ben diversa da un programma. Non possiamo nasconderci dietro la libertà di coscienza su temi spinosi ma cruciali che si rifanno a ben precisi valori etici.
Un partito deve avere una piattaforma ideale, che sia la sua carta d’identità.Quale dovrebbe essere quella del Partito Democratico?
Praticamente i riferimenti del futuro partito sono una somma della ideologia occidentale.

C’è dentro di tutto e di più. Con alcune astuzie del pensiero si è riusciti a mettere insieme persino cristianesimo e illuminismo, due concetti notoriamente incompatibili, considerato che credono nella restaurazione della DC sinonimo di grande centro.In questa offuscata atmosfera politica, rende bene quanto sia nebuloso e confuso il progetto, manca una cosa sola: un qualsiasi riferimento al socialismo democratico e riformista.Ti sembra una questione di poco conto? Ricordo bene che all’ultimo congresso nazionale DS abbiamo votato all’unanimità di scriverlo per esteso: Partito Socialista Europeo!
Leggerlo per esteso è stato per noi motivo di orgoglio.

Devo essermi distratto negli ultimi tre anni, perché ora ne usciamo e la cosa passa quasi come un passaggio politico consequenziale alla sua nascita avvenuta nel 1998.
Per quanto mi riguarda resto fermo qui, si tratta ora di ricostruire un movimento di sinistra che faccia parte del PSE.Quello che sta succedendo nel nostro paese impone un rafforzamento delle culture critiche di riferimento, l’Italia chiede una nuova visione socialista e riformista.

Tutto ci parla del bisogno di sinistra, di una forza di governo italiana che avvii quel processo rinnovatore che riguarda Noi lo SDI, i VERDI, il PDCI e Rifondazione.
Non si avverte invece l’esigenza di slittamenti centristi.
L’intervento di Veltroni ha sparigliato le carte, ma ha dato l’impressione di essere il “pifferaio magico”, in ogni caso il Partito Democratico sarà un partito di centro”.
Noi ci muoveremo nella direzione che è ortogonale al centro, a sinistra.

Il Partito Democratico che verrà rischia di nascere dal compromesso dei resti di due partiti, DS e Margherita, dall’accordo fra i gruppi che prevarranno al loro interno, dall’intesa con quelli che decideranno di restare.
Un cartello di correnti, fazioni, leaders. Nessuno dei quali disponibile a perdere la visibilità. Un partito che nasce non per passione ma per necessità d’incarico.

Noi non possiamo e non dobbiamo rinunciare a valori come socialismo e laicità, noi abbiamo l'obbligo di conservare alla nostra identità.A breve si aprirà la Costituente del Partito Democratico, noi siamo pronti per altri processi a sinistra.
Tra la sinistra cosiddetta radicale e il nuovo partito di centro, si creerà un vuoto.
Qualcosa lo riempirà. Siamo convinti di rimanere ed essere i fondamentali meccanismi dell’Unione.

Noi siamo consapevoli che l’Italia chiede un’autonoma sinistra di governo, democratica e d’ispirazione socialista.
Noi “Sinistra Democratica per il socialismo Europeo”ci facciamo portatori di questa istanza. Noi scommettiamo su questo Movimento politico.L’Italia ha bisogno e merita un grande e forte partito di sinistra.

Egregio Sindaco, noi non chiediamo nulla, però rivendichiamo il diritto di rappresentanza e di interlocuzione istituzionale e politica che legittimamente spetta a chi ha concorso alla tua rielezione con apporto di consensi che molto probabilmente hanno permesso di ridurre il pesante insuccesso elettorale della lista unica.

Noi abbiamo rappresentato le nostre idee, se in seguito ritenessi opportuno sentirci, noi saremo pronti a dare il nostro contributo politico sereno e leale.
Auguriamo “Buon governo”, a Te ed alla tua Giunta, al servizio della nostra città ma soprattutto delle categorie di cittadini più deboli.

Un caro saluto

Coordinamento Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo - JESI.
Silvano GATTINI


Jesi lì, 30/06/2007