Intervista rilasciata da Fabio Mussi al Corriere della sera il 31 agosto 2007
ROMA — Fabio Mussi prende l'iniziativa e, nell'attuale contesto, fa una proposta coraggiosa: trasformare la manifestazione di piazza del 20 ottobre contro la precarietà, promossa dalla sinistra radicale, in una grande assemblea al chiuso.
«La prossima settimana — annuncia il ministro dell'Università e fondatore di Sinistra democratica — chiederò un incontro con i promotori della manifestazione e con i direttori dei quotidiani il manifesto e Liberazione (che hanno pubblicato l'appello per il 20 ottobre, ndr.)».
Per dire loro cosa? «Che è giusto battersi perché il governo faccia di più e meglio. Ma che sarebbe catastrofica un'azione politica contro il governo. Sarebbe autolesionista per la sinistra».
E quindi? «Proporrò di fare al posto della manifestazione una grande iniziativa di massa. Una grande assemblea in cui non si dia solo sfogo ai giusti malumori, ma si costruisca una piattaforma sul lavoro affinché la sinistra abbia il giusto peso nella coalizione».
È vero che ne ha già parlato con il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. «Ho avuto con lui un breve scambio di opinioni, manifestandogli le mie perplessità sulla manifestazione del 20 ottobre».
E lui? «Non mi è sembrato insensibile».
Questa iniziativa potrebbe creare altri contrasti dentro la sinistra radicale mentre Sinistra democratica, dopo pochi mesi, già sembra sul punto di frantumarsi. «Sinistra democratica non è un partito, ma un movimento nato il 5 maggio, dopo che, con lo scioglimento dei Ds e il progetto di Partito democratico, si è lasciata sguarnita la parola "sinistra". È un po' presto per dire che è fallito il nostro progetto».
Quindi via al nuovo partito? «Per un partito è presto. Ma penso a una sinistra plurale unita da un patto federativo entro le elezioni amministrative del 2008».
Quali forze? «Tutte quelle che vorranno partecipare».
Come fa a mettere insieme Sdi e Rifondazione che sono molto spesso in disaccordo? «C'è un tavolo di base costituito dai 4 ministri (oltre a Mussi, Ferrero per Rifondazione, Pecoraro Scanio per i Verdi e Bianchi per Pdci il ndr.) che hanno scritto la lettera a Prodi sul welfare. Su questo non poteva esserci l'accordo con la Bonino, ma su altro, come la laicità dello Stato, si può trovare».
Con la candidatura di Veltroni alla guida del Pd una parte dei Ds che aveva aderito a Sinistra democratica ci sta ripensando. «Qualcuno ci sarà pure, ma non mi risulta. Naturalmente la candidatura di Veltroni ha salvato il progetto del Pd da un puro naufragio, ma la premessa di stabilizzazione del quadro politico su cui nasce il Pd non sarà rispettata».
Perché? «Mi chiedo, per esempio: il programma a puntate che sta pubblicando Veltroni sui giornali vale per questa legislatura o per la prossima? Se continua così è chiaro che si porrà il problema dell'attualità del programma di governo, che c'è già. Oppure: quando sento parlare di maggioranze di "nuovo conio" (Rutelli, ndr.), vedo la voglia di sbarcare la sinistra dalla coalizione. Ma noi contiamo il 10-15% e non siamo sostituibili con l'Udc».
Domani, a sorpresa, Veltroni verrà alla festa del suo movimento, a Orvieto. Come lo avete deciso? «Walter mi ha telefonato e mi ha detto: "Sabato sono in Umbria e ho un buco di un'ora. Che dici se vengo a farvi un saluto?". "Che sei il benvenuto". Io voglio continuare a governare in alleanza con il Partito democratico. Il nemico è il centrodestra».
Ma ora si parla di un asse tra Veltroni e il presidente della Confindustria Montezemolo. Entrambi sono per lo scambio meno incentivi alle imprese, ma meno tasse. «Anche io penso che si possa fare, se a costo zero. Quanto all'asse mi auguro che non ci sia e che Veltroni voglia mantenere autonomia dal potere di condizionamento di Confindustria. Non mi è piaciuta la lettera di Montezemolo al Corriere, con quella frase sullo "Stato predatore" ».
Il vicepremier Massimo D'Alema ha detto che se cade Prodi non è detto che si debba andare alle elezioni anticipate. «Osservo che qualche mese fa aveva detto il contrario. Fa parte della fluttuazione delle opinioni. Io resto dell'idea che in un caso del genere, assolutamente non auspicabile, si debba andare al voto».
E il vostro candidato a Palazzo Chigi sarebbe Veltroni? «Sì, il candidato del centrosinistra, ma andremmo alle urne con le nostre liste».
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