Da unitaonline 11/4/07
Sondaggio sul Pd, Mussi: «Non sono sorpreso»
Un nuovo campanello d'allarme per il Partito democratico. Almeno nelle intenzioni di voto raccolte dal sondaggista Renato Mannheimer sul “Corriere della Sera”. «Se si votasse domenica, il Partito democratico otterrebbe il 23-24%», scrive il sondaggista e spiega che tra gli intervistati «il tratto prevalente è la sfiducia». Si fa anche notare che attualmente, «secondo gran parte delle stime, Ds e Margherita possono contare oggi, nel loro insieme, sul 25-26 % dei consensi». Dunque, il sondaggio attesta il Pd al di sotto della somma di due partiti fondatori.
Un nuovo campanello d'allarme per il Partito democratico. Almeno nelle intenzioni di voto raccolte dal sondaggista Renato Mannheimer sul “Corriere della Sera”. «Se si votasse domenica, il Partito democratico otterrebbe il 23-24%», scrive il sondaggista e spiega che tra gli intervistati «il tratto prevalente è la sfiducia». Si fa anche notare che attualmente, «secondo gran parte delle stime, Ds e Margherita possono contare oggi, nel loro insieme, sul 25-26 % dei consensi». Dunque, il sondaggio attesta il Pd al di sotto della somma di due partiti fondatori.
Tra i fattori di “sfiducia” nei confronti del Pd, Mannheimer individua «la progressiva diminuzione di consensi verso le forze del centrosinistra nel loro insieme»; «l'accentuarsi nell'elettorato (e quel che più preoccupa tra i militanti) dell'impressione che il Pd potrebbe finire per diventare un partito “vecchio”, simile a forse a quelli della Prima Repubblica»; «una delusione nei confronti della leadership del Pd vista spesso come portatrice di valori e di logiche politiche vecchie». «Questi ed altri motivi hanno portato ad una sempre minore capacità di attrazione del Pd nei confronti degli elettori tanto che dichiara di prenderlo in considerazione solo il 2-3% dei votanti», al di fuori di Ds e Margherita.
Tuttavia, sottolinea infine il sondaggista, «il bacino potenziale è molto più ampio e giunge al 37% con dichiarazioni di interesse da parte degli elettori di una molteplicità di forze politiche, a destra come a sinistra. Ma per conquistarli occorrerebbe suscitare nuovamente l'entusiasmo e la speranze di rinnovamento che, in questi mesi, sono sembrate offuscarsi».
Contrastanti le reazioni nei Ds. «Io non sono sorpreso», dice il ministro dell'università Fabio Mussi, leader della sinistra Ds. «È una forzatura sostenere che quel sondaggio sia un giudizio negativo sul Partito Democratico - dice Marina Sereni, vice capogruppo dell'Ulivo alla Camera -: c'è una flessione di tutto il centrosinistra nei sondaggi ed emerge la percezione di un momento di difficoltà anche nell'azione di governo». «È un'ulteriore dimostrazione dei limiti e della debolezza di questo progetto – dice il portavoce della terza mozione dei Ds, Alberto Nigra -: la costruzione del Partito democratico è un’operazione vissuta anche dallo stesso elettorato come una fusione e le fusioni nella storia non hanno mai portato a risultati positivi». «Non mi soprende affatto», dice Carlo Leoni, vicepresidente della Camera ed esponente dell'area Mussi della Quercia, «è un'ulteriore dimostrazione che si tratta di una operazione che ha poco fascino tra gli iscritti, figuriamoci tra gli elettori». Il coordinatore della segreteria Ds Maurizio Migliavacca, invece, guarda al potenziale elettorato: «Per un partito che non c'è ancora e si sta costruendo, il 37% di voto potenziale è il segno che si può costruire qualcosa di solido e importante».
Sono molti invece gli esponenti Ds che allargano il discorso. «È inutile fare sondaggi su una cosa che ancora non c'è, che è in allestimento», taglia corto il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. Il ministro ha ricordato di aver davanti «ancora un anno di lavoro con una potenzialità enorme. È poco produttivo fare sondaggi di cose i cui tratti del volto non si sono ancora visti». Secondo Bersani, «dobbiamo costruire l'identità di questo partito e si tratta di un lavoro appassionante. Il problema -ha concluso- è se sapremo farlo dando da subito l'idea che vi è una cosa nuova in corso». «Il mio unico assillo di queste ore è quello di continuare e lottare per l'unità dei Democratici di sinistra – dice invece il segretario regionale dei Ds del Lazio Nicola Zingaretti -. Mi sto battendo e mi batterò fino alla fine per questo obiettivo e credo che il modo migliore per raggiungerlo sia promuovere un forte processo per la Costituente del Partito democratico, dove anche coloro che in questi mesi hanno espresso riserve possano trovare un ruolo e risposte ai propri dubbi».
Sono molti invece gli esponenti Ds che allargano il discorso. «È inutile fare sondaggi su una cosa che ancora non c'è, che è in allestimento», taglia corto il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. Il ministro ha ricordato di aver davanti «ancora un anno di lavoro con una potenzialità enorme. È poco produttivo fare sondaggi di cose i cui tratti del volto non si sono ancora visti». Secondo Bersani, «dobbiamo costruire l'identità di questo partito e si tratta di un lavoro appassionante. Il problema -ha concluso- è se sapremo farlo dando da subito l'idea che vi è una cosa nuova in corso». «Il mio unico assillo di queste ore è quello di continuare e lottare per l'unità dei Democratici di sinistra – dice invece il segretario regionale dei Ds del Lazio Nicola Zingaretti -. Mi sto battendo e mi batterò fino alla fine per questo obiettivo e credo che il modo migliore per raggiungerlo sia promuovere un forte processo per la Costituente del Partito democratico, dove anche coloro che in questi mesi hanno espresso riserve possano trovare un ruolo e risposte ai propri dubbi».
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