sabato 10 febbraio 2007

CALDAROLA: VOTERO' LA MOZIONE MUSSI

L'intervista pubblicata da l'Unità del 9 febbraio 2007
Caldarola: «Voterò la mozione Mussi, l'unica che si oppone al Pd» Intervista tratta da "L'Unità" del 9 febbraio «Se al congresso dovesse prevalere la mozione che scioglie i Ds, riconsegnerò immediatamente la tessera» «Al congresso nazionale non parteciperò, ma a quello della mia sezione di Bari centro sì, e voterò la mozione Mussi, l'unica che si oppone davvero alla nascita del partito democratico. Se alla fine dovesse prevalere la mozione che scioglie i Ds riconsegnerò immediatamente la tessera del partito».

Ad annunciare questa scelta è Peppino Caldarola, ex direttore dell'Unità, per lungo tempo vicino alle posizioni di Massimo D'Alema.

Dalla terza mozione alla sinistra. Perché questa scelta? «È chiaro che la mia storia non è quella della sinistra Ds, abbiamo idee diverse sul welfare, io sono filoatlantico: e infatti non aderisco alla mozione Mussi ma la voterò. Perché dice un no chiaro e tondo al Pd e per la prospettiva di una forza ancorata al Pse. Insomma per l'idea che in Italia debba rimanere una forza socialista e riformista, che è il tema del congresso. Ho letto attentamente la mozione Mussi, trovo che ci siano state delle evoluzioni importanti dall'antico radicalismo. In particolare mi sento di condividere la centralità del tema ambientale».
La terza mozione non le le sembrava abbastanza esplicita rispetto all'identità socialista? «Il loro è un sì condizionato al Pd, il mio è un no chiaro, perché quel progetto ha limiti e difetti insormontabili: il primo è l'idea di far sparire la sinistra italiana, rendendo l'Italia un caso unico in Europa; in secondo luogo il partito che si sta profilando è la fusione di due ceti politici con il fine dell'autoconservazione. Nonostante le buone intenzioni di Fassino si rischiano di fondere una miriade di partiti personali e di comitati elettorali. No, non vedo il big bang di qualcosa di grandioso che giustifichi il grave prezzo che si intende far pagare alla sinistra italiana: al contrario c'è una sconvolgente debolezza di elaborazione politica e culturale, si va verso un partito a numero chiuso, dove tutto sarà contrattualizzato, fino all'ultimo segretario di sezione. Insomma, un partito che non sarà casa mia».
Dopo il congresso cosa farà? «Finché ci sarà l'Ulivo resterò in quel gruppo parlamentare, quando nascerà il Pd non potrò più aderire. Intendo mettermi a disposizione del progetto di dar vita a una nuova formazione socialista e liberale, che abbia al suo interno una componente radicale».
Qualcosa che coinvolga anche Rifondazione? «Stanno facendo un'esperienza di governo utile e leale e sono molto incuriosito dalla rivalutazione che ha fatto Bertinotti dell'esperienza parlamentare di Allende e del socialismo di Lombardi. Ma non credo ci siano le condizioni per una casa comune».
Dunque nascerà un altro partito del centrosinistra? «Tra il Pd e il Prc ci sarà una prateria e questo è uno dei peggiori effetti collaterali della fusione Ds-Margherita: i promotori dovevano metterlo in conto. Lì in mezzo si apre lo spazio per una grande sinistra riformista».

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