venerdì 30 marzo 2007

APPELLO ALLA MAGGIORANZA DS

APPELLO ALLA MAGGIORANZA DS. LA NOSTRA PROSPETTIVA DI FRONTE AL PARTITO DEMOCRATICO
Riunione della mozione “A Sinistra. Per il socialismo europeo” Roma, 29 marzo 2007

Rivolgiamo un estremo appello alla maggioranza del partito: prendete una pausa, fermate il processo di costruzione del Partito Democratico, che porterebbe alla scomparsa dei Democratici di Sinistra.

E’ il momento della riflessione, non dell’accelerazione. Un’accelerazione che va al di là degli stessi tempi e dei modi indicati nella mozione di maggioranza.
Il Partito Democratico nasce al buio.

Nessun serio chiarimento politico c’è stato nei congressi di DS e Margherita. Né sulla tavola dei valori – affidata fin qui all’improponibile “Manifesto dei 12” – né sulla collocazione internazionale (sulla quale convivono irrisolte due ipotesi opposte), né sui punti cardinali, di programma e di cultura politica, che si chiamano: lavoro, ambiente, laicità dello Stato, diritti civili, libertà delle persone e della scienza, questione morale, costi impropri e riforma della politica.

DS e Margherita vanno all’ultimo congresso, poi nascerà rapidamente un partito prima che ne siano chiari i fondamenti. Questa è la prima ragione per cui un quarto dei nostri iscritti è contrario o pieno di dubbi. La percentuale cresce in molte grandi città. Tra gli stessi compagni che hanno votato la mozione di maggioranza, forte è il sentimento di incertezza. Non si respira il clima di entusiasmo per qualcosa di forte e di nuovo che nasce.

Per queste ragioni chiediamo alla maggioranza di fermarsi, di non sciogliere questa esperienza collettiva, i Democratici di Sinistra che – pur non esercitando oggi il peso adeguato nella società italiana, nella rappresentazione degli interessi, nella formazione delle idee e della coscienza – sono essenziali per la democrazia del nostro Paese e per la stessa tenuta del centrosinistra.

La scomparsa del nostro partito avrebbe conseguenze negative per l’insieme del centrosinistra. Lascerebbe un vuoto politico. Il destino della sinistra italiana non può ridursi a questo: una rete di correnti dentro un partito che cancella i simboli stessi della sinistra e del socialismo, e poi una galassia di partiti più piccoli, verdi, socialisti, di sinistra cosiddetta “radicale”.

E’ una prospettiva né utile né desiderabile. Non sarebbe utile all’Italia. Non renderebbe più forte la coalizione e il governo.
Comunque vadano le cose, l’impegno primario di tutti deve essere quello del sostegno al governo, che deve essere messo assolutamente al riparo dai movimenti in corso in campo politico.

Per noi, che dall’inizio abbiamo contrastato l’ipotesi del Partito Democratico, si presentano due possibilità alternative.

Una più semplice , e forse anche più rassicurante: fare “la sinistra del Partito Democratico”. Una corrente di condizionamento a sinistra di un partito inesorabilmente più spostato al centro. Destinata ad una funzione minoritaria e ininfluente. Un’altra frazione, in un partito di incerta identità che si presenta sin da ora come un campo trincerato di frazioni personalizzate . Una scelta che non risponde alla questione centrale: serve ad un grande Paese europeo come l’Italia una forza autonoma, di sinistra e d’ispirazione socialista, del lavoro, dei diritti, delle differenze femminili, dell’ambientalismo, aperta alle nuove culture e alle sfide di questo secolo. Una forza che superi l’attuale frammentazione.

L’altra possibilità è più difficile, meno rassicurante e più ambiziosa, più affascinante e più utile al Paese al centrosinistra: aprire un processo politico nuovo a sinistra, ora che tutta la sinistra, senza eccezioni, condivide la stessa responsabilità di governo.
Un processo a sinistra, che superi le contrapposizioni tra “riformisti” e “radicali”, e che abbia come obiettivo quello di raccogliere forze per crearne una più grande. Una forza unitaria e di governo, collocata nel PSE, alleata e competitiva con il Partito Democratico.

Le difficoltà sono evidenti. Vanno superate le divisioni del passato, perchè questa sarebbe una straordinaria novità della politica italiana. E’ un processo non breve, che non può svilupparsi attraverso la sommatoria dei gruppi dirigenti, come sta avvenendo con il Partito Democratico, ma attraverso una ricerca aperta, partecipata, dando la parola al popolo della sinistra, alle tante e ai tanti che chiedono rappresentanza politica nuova. Rivolta prima di tutto ai giovani di oggi e alle generazioni che verranno.

Da molte parti si stanno moltiplicando i segnali di disponibilità ed interesse.
Se la maggioranza dei Democratici di Sinistra non si fermerà, chiamiamo tutti ad essere liberamente partecipi e protagonisti di questa impresa. Di esserlo insieme, quanti nel congresso si sono opposti o hanno fortemente obiettato al progetto del Partito Democratico, dando vita ad un movimento politico organizzato per la sinistra democratica e il socialismo, con l’obiettivo di una più grande e unitaria forza della sinistra.

giovedì 29 marzo 2007

Mussi: "Se nasce il Partito democratico pronti a fare una nuova forza"


Da repubblica.it 29/03/07


ROMA - "Ce ne andiamo". Prima ancora di nascere il Partito democratico comincia a perdere i pezzi. Il leader della sinistra diessina, Fabio Mussi, annuncia quello che da tempo era nell'aria.

Nel momento in cui i ds daranno vita con la Margherita "alla costituente del Partito democratico", il Correntone diessino formerà "un movimento politico organizzato autonomo che si pone su basi moderne per restituire una sinistra all'Italia".

L'annuncio di Mussi arriva al termine dell'assemblea della sinistra Ds chiamata ad esprimersi sul percorso di costruzione del Partito democratico. In attesa del prossimo congresso della Quercia in programma a Firenze, Mussi e i suoi spiegano di aver già deciso che cammino prendere. Che non sarà quello indicato dalla maggioranza dei Ds, Fassino e D'Alema in testa (che contano sul 75% del partito).

"Un quarto degli iscritti al partito - dice Mussi- è decisamente contrario, ostile o perplesso a promuovere il Pd del quale continuano a non essere chiari i valori, il programma e la collocazione internazionale. A meno che non si consideri una risposta a questi nodi, quel modesto Manifesto che è stato presentato nelle scorse settimane". Per questo Mussi lancia "un estremo appello" alla maggioranza guidata da Fassino affinchè si fermi il percorso che porterà alla costruzione del Pd.

"Una pausa di riflessione dovuta perchè non è pensabile -ha spiegato ancora il candidato della seconda mozione- che possa venire a mancare una forza di sinistra nel nostro paese".

Ma se così non sarà, Mussi e i suoi nel costituendo Pd non ci saranno. Non a cuor leggero, certo ("ho dedicato la mia vita alla sinistra italiana"), ma certi della scelta obbligata. Perché, chiude Mussi, il Pd è null'altro che "un salto dalla sinistra verso l'ignoto''.

Nonostante le tensioni, però, il destino del governo non ne risentirà. "Occorre tenere al riparo il governo - avverte Mussi - messo già a rischio dalla dialettica politica aperta dal contemporaneo svolgimento dei congressi Ds e Dl".

martedì 27 marzo 2007

NOTIZIE DAL WEB

Navigando in internet ho trovato alcuni commenti relativi al Congresso DS. Mi sono sembrati interessanti, ne pubblico 3. Vi garantisco che se avrete la pazienza di arrivare fino in fondo, vi metterò di buonumore. BUONA LETTURA Claudio P

1)
Che tristezza il congresso provinciale
Mi è stato chiesto dalla redazione del blog di intervenire in merito al Congresso Provinciale dei Ds che si è tenuto venerdì e sabato scorso a Bari presso l’Hotel Majesty.
Prima ancora dell’invito mi ero proposta di scrivere qualcosa su questo sito cercando di non cadere nel sentimentalismo davanti alla conclusione di un percorso politico che ha profonde radici.
A mio parere la decisione di dar vita ad un nuovo soggetto politico sta creando serie perplessità e, in molti, un autentico disorientamento.
Al congresso sono intervenuti i massimi esponenti del partito a livello locale e anche i parlamentari (Latorre, Sasso, Piglionica). Ascoltando le dichiarazioni dei politici sostenitori della Mozione Fassino mi ha provocato sconcerto la matematica sicurezza, non scalfita dal minimo dubbio, nella loro gioiosa corsa verso il nuovo Partito Democratico.
Si son detti convinti che questo è il modo più efficace per portare chiarezza nel panorama politico italiano e per dare un forte sostegno al Governo Prodi.
Ma allora mi chiedo se coloro i quali invece sostengono la Mozione Mussi, e tra questi ci sono politici di alto profilo come Alba Sasso e Michele Venticelli, stanno avendo un momento di pessimismo irrefrenabile o forse hanno una visione politica più realista.
Parliamoci chiaramente in alcune realtà, compreso la nostra, i Democratici di Sinistra stanno avendo problemi continui con la Margherita; pensate un po’ che al Congresso Provinciale nessun esponente di questo partito è intervenuto nei saluti di rito ma questo è il minore dei mali.
Profonde difficoltà alla Regione Puglia per richieste di poltrone da parte dei consiglieri della Margherita, in Parlamento permangono divergenze di vedute e non solo per quanto riguarda i diritti civili ma anche a proposito delle liberalizzazioni.
Ma tutto ciò non lo vede nessuno? Io sono molto stupita e la cosa che mi da più fastidio è che nei discorsi dei sostenitori della Mozione Fassino da nessuna parte traspariva l’angoscia di una eventuale scissione che peraltro è stata indicata come possibile strada dalla Sinistra Ds. Ma può essere che un partito non sia legato ai compagni con cui ha condiviso tante campagne elettorali, momenti difficili, vittorie e sconfitte?
Io ho trentanni e quando ho iniziato la mia esperienza politica nei Ds non mi sarei immaginata che dopo sei anni mi sarei ritrovata a decidere se continuare il mio percorso politico con i compagni di sempre o cambiare strada. Questo non penso di poterlo perdonare ai vertici del partito che ancora una volta dimostrano quanta poca considerazione si ha dei militanti di base.
Sicuramente i “grandi” non staranno a pensare alle mie turbe e a quelle di chi sta vivendo come me un momento di puro sconforto e disorientamento. Giusi Pascolla

2)
27 marzo 2007
Liberta' e' partecipazione
Tra tre settimane, giorno più giorno meno, inizia il IV Congresso dei Democratici di Sinistra. Potrebbe essere l'ultimo congresso DS certamente sarà l'ultimo del partito come lo si conosce ora.
Ci sono tre mozioni al voto attualmente, quella di Fassino "per il partito democratico", quella di Mussi "A sinistra per il socialismo europeo" e infine quella di Angius "per un partito nuovo, democratico e di sinistra".
Io il Partito Democratico, più passa il tempo e meno lo voglio.
Un po' come una futura sposa che più si avvicina il giorno del matrimonio e meno si sente convinta del passo da compiere. E ora siamo alla vigilia del matrimonio e a me vien proprio voglia di scappare dall'altare, anzi, magari di non presentarmi nemmeno.
Perchè sì, per un pochino ci ho anche creduto che fosse una bella idea, poi ho ascoltato parlare bene certi personaggi della Margherita, e sento distintamente che l' aria tira dalle parti dei Cattolici e mi pare che puzzi di arretratezza e di bigottismo lontano chilometri e allora ho cominciato a cambiare idea, anzi, proprio mi vien voglia di urlarlo a pieni polmoni: NO, IL PARTITO DEMOCRATICO NOO!
E allora mi son detta, studiamoci queste mozioni, così ci facciamo una cultura, ma già sulle prime mi vien da dire, ma Mussi e Angius perchè presentano due mozioni diverse togliendosi reciprocamente possibilità di vincere questo benedetto Congresso consegnando i DS al suo destino di mischione con la Margherita (che poi parliamone, altro che pecora Dolly, qui si vuole incrociare un fiore di campo con un albero da ghiande facendolo restare un fiore di campo!)?
E quindi mi son fermata già prima di studiarle le mozioni di Mussi e di Angius, che bisogna dirlo, hanno dei nomini proprio invitanti, vien quasi voglia di crederci davvero e son sicura che sarebbe difficile sceglierne una.
Potrei scommettere, tra l'altro, che differiscono unicamente per la scelta della posizione delle virgole.

All'improvviso, iimmersa nel turbine del mio furore partecipativo alla politica attiva mi sono ricordata di una cosa...
... io non sono iscritta ai DS!

La libertà non è star sopra un albero Non è neanche avere un'opinione La libertà non è uno spazio libero Libertà è partecipazione (Giorgio Gaber)

3)

titollo.ilcannocchiale 25 Marzo 2007

UN PROBLEMA ... INTERNAZIONALE - Il congresso DS
Quando una settimana fa si è aperto il congresso della Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti, tutti i delegati si sono alzati in piedi e hanno cantato L’Internazionale. Nulla di nuovo, dopotutto. Ogni partito socialista o socialdemocratico apre il suo congresso sulle note dell’Internazionale, scritto come canzone dei lavoratori ma che, nel corso dei decenni, è diventato sempre più un inno all’emacipazione dell’individuo da ogni forma di oppressione tanto da essere cantato pure dai giovani di Tienamen durante le loro proteste contro la dittatura cinese.Nei Democratici di Sinistra, oltre ai quadri, le bandiere, le sezioni e le feste, pure la musica è diventata un problema. Chi ha buona memoria si ricorderà che allo sciagurato congresso di Torino (quello di I care), l’assemblea si aprì sulle note di una canzone scritta da Ennio Morricone, che nelle intenzioni dell’allora segretario Walter Veltroni doveva diventare il nuovo inno dei DS. Le polemiche non si fecero attendere, e così l’Internazionale venne eseguita, un po’ di soppiatto, il secondo giorno, facendo cadere nel dimenticatoio l’orribile canzone scritta dal grande Ennio. Il Congresso di Pesaro del 2001, complice l’urgente necessità di ridare morale alla truppa dopo la batosta elettorale, si svolse in modo musicalmente europeo. Ma nel 2005, al congresso di Roma, già in pieno dibattito sul partito democratico, si ripropose il solito dilemma: suonare o non suonare l’Internazionale? I DS, come al solito, trovarono la soluzione in un compromesso al ribasso ma di genialità incredibile: all’apertura dell’assemblea venne proiettato un video del congresso 2001 in cui si vedevano i delegati impegnati ad ascoltare, fra le altre cose, l’Internazionale. Resta da vedere cosa si inventeranno per il congresso di Firenze di aprile. In molti pensano che l’Internazionale non verrà suonata per non irritare gli alleati della Margherita. Altri giustamente fanno notare che non facendo suonare l’Internazionale, Fassino smentirebbe ciò che va ripetendo da mesi (e ciò che ha scritto nella mozione che porta il suo nome), ovvero che il Partito Democratico aderirà al Partito del Socialismo Europeo. Secondo me è già pronto il colpo di genio: proietteranno un filmato del congresso 2005 in cui si vedranno i delegati attenti ad osservare un filmato del 2001 in cui tutti in piedi ascoltavano l’Internazionale risuonare nella sala.
(per chi vuole ascoltarsi questa meravigliosa canzone)

24.6% E 41 DELEGATI; GRAZIE ALLE COMPAGNE E COMPAGNI PER IL SOSTEGNO ALLA MOZIONE MUSSI

Il Coordinamento provinciale della 2° Mozione “Mussi-Salvi-Bandoli-Spini” che si è presentata al Congresso DS con il motto “A Sinistra, per il socialismo europeo”, ringrazia sentitamente le iscritte e gli iscritti per il sostegno dato che, nella Federazione di Ancona, ha ottenuto il 24,6% dei voti e 41 delegati.

Ringrazia altresì le decine di compagne e compagni che, spesso con sacrificio personale, hanno consentito la presentazione della Mozione in tutti i Congressi di Sezione, nonostante le difficoltà create dal loro eccessivo concentrarsi in alcune giornate (sabato 17, domeniche 18 e 25 marzo).

Considerato il 5% ottenuto dalla Mozione “Angius”, si può affermare che non ci sia stato l’atteso plebiscito per il Partito Democratico, nonostante lo schierarsi a favore di una ampia parte del gruppo dirigente, degli Amministratori locali e dei nominati in vari incarichi amministrativi e societari, nonché la defezione di alcuni autorevoli compagni, che pur partecipando alle attività della Sinistra interna fino a pochi giorni prima dei congressi, sono stati “folgorati sulla strada del PD”.

La Mozione “A Sinistra, per il socialismo europeo” si è rivelata maggioritaria e “stravince” nelle Sezioni di Cesano di Senigallia (71,4%), Offagna (70%), Ostra Vetere (65%), Osimo (57,9%), Mergo (56,5%), Castelleone di Suasa (52,4%) mentre ottiene adesioni superiori alla media provinciale nelle Sezioni di Loreto e Morro d’Alba (42,9%), Barbara (41,6%), Belvedere Ostrense e Monte S. Vito (40%), Serra S. Quirico (36,2%), Filottrano e S. Marcello (33,3%), Sassoferrato (32,3%), Ostra (30,8%).

Nella Città di Ancona, la 2° Mozione ottiene un significativo 26,8%, con sensibili “punte” in alcune Sezioni: Torrette (61,9%), Pinocchio-Ghettarello (30%), Pietralacroce (29%), Palombella (28,6%) e significative affermazioni in Sezioni come il Cantiere navale (91,7%) ed la Trasporti (87,5%).

Nella Zona di Ancona Sud siamo al 40%, in quella di Jesi al 35%, nei 5 Colli al 36% e in quella Montana al 30%.

I delegati eletti ed i membri del Coordinamento provinciale si ritroveranno Venerdì 30 marzo, alle ore 18,15 presso la Casa del Popolo alla Palombella (Ancona) per fare il punto della situazione dopo l’Assemblea nazionale della Mozione, convocata a Roma per il 29 marzo e prima del Congresso provinciale del 31 marzo.

Riccardo Maderloni - Portavoce provinciale della 2° Mozione congressuale.

LE SEZIONI FAVOREVOLI ALLA MOZIONE MUSSI

In queste sezioni della provincia di Ancona, la mozione Mussi ha ottenuto la maggioranza dei consensi:

Ancona Trasporti: 88.89%
Ancona Cantieri: 91.87%
Ancona Torrette: 61.9%
Castelleone Suasa: 52.38%
Jesi Largo Europa: 66.07%
Mergo: 56.52%
Monte S. Vito: 56%
Offagna: 70%
Osimo: 57.89%
Ostra Vetere: 65%
Senigallia Cesano: 71.43%

Camerata Picena: 50%

I RISULTATI CONGRESSUALI DELLE MARCHE

Riepilogo fino al 25 marzo

PROVINCIA DI ANCONA: aventi diritto 4580; votanti 1924; voti validi 1920; mozione Fassino 1371 (71.41); mozione Mussi 475 (24.74); mozione Angius 83 (4.32)
DELEGATI: Fassino 96; Mussi 25; Angius 0.


PROVINCIA DI ASCOLI P: aventi diritto 3878; votanti 2214; voti validi 2210; mozione Fassino 1662 (75.20); mozione Mussi 386 (17.47); mozione Angius 162 (7.33)
DELEGATI: Fassino 150; Mussi32; Angius 11.


PROVINCIA DI FERMO: aventi diritto 1896; votanti 690; voti validi 674; mozione Fassino 574 (85.16%); mozione Mussi 82 (12.17%); mozione Angius 18 (2.67%)
DELEGATI: Fassino 116; Mussi 10; Angius 0.


PROVINCIA DI MACERATA: aventi diritto 2059; votanti 1083; voti validi 1075; mozione Fassino 887 (82.51%); mozione Mussi 164 (15.26%); mozione Angius 23 (2.14%)
DELEGATI: Fassino 96; Mussi 12; Angius 1.


PROVINCIA DI PESARO U: aventi diritto 8613; votanti 2552; voti validi 2532; mozione Fassino 2144 (84.68%); mozione Mussi 241 (9.52%); mozione Angius 146 (5.77%)
DELEGATI: Fassino 225; Mussi 11; Angius 5.


MARCHE: aventi diritto 21026; votanti 8463; voti validi 8411; mozione Fassino 6638 (78.92%); mozione Mussi 1348 (16.03%); mozione Angius 432 (5.14%)
DELEGATI: Fassino 683; Mussi 90; Angius 17.

Schede bianche 42; Schede nulle 11.

I dati delle federazioni di Ancona, Macerata, Pesaro, sono incompleti.

lunedì 26 marzo 2007

FACCIAMO PARLARE I NUMERI

Red, 26 marzo 2007

Congresso Ds

E' bene far parlare i numeri, ora i congressi stanno giungendo alla fine. Manca all'appello l'intera federazione di Vibo Valentia, per la quale pende un ricorso aperto e irrisolto. Poi mancano non più di un centinaio di congressi in giro per l'Italia, particolarmente al Sud. Dopo di che il sipario cala sui congressi dei DS e - dato l'esito - sugli stessi DS.

A questo punto hanno votato 199.960 iscritti. Fassino ha raccolto poco più di 149 mila voti, pari al 74.7%. Mussi è giunto a 32.419 voti pari al 16.2% e Angius a 17.296 voti, equivalenti all'8.6%. I conti percentuali tornano con il computo di qualche centinaio di bianche e nulle.

In ben otto regioni Fassino è sotto il 70%, a cominciare dal Piemonte (68.7% contro il 74% di due anni fa). Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto, Molise, Sicilia le altre regioni nelle quali un terzo del partito ha espresso contrarietà alla mozione del Segretario.

A Lamezia Terme la mozione Mussi vince in quattro sezioni su quattro. A Ragusa la mozione Mussi vince con 1174 voti contro i 746 di Fassino. A Roma a congressi conclusi la mozione Mussi ha ottenuto 600 voti con gressuali in più del precedente congresso.

In Emilia Romagna e in Toscana Fassino raggiunge 40 mila voti,quasi un terzo - in queste due regioni - dell'intero dato nazionale.

Si è ripetuta in questo congresso la medesima dinamica già conosciuta due anni fa. A determinare l'assestamento dei dati sono non più di 6-7 federazioni tosco-emiliane. Da queste scaturisce la spinta decisiva della mozione del segretario.

D'altra parte senza questo fenomeno e computando una media ponderale che tenga conto dell'andamento generale nel resto d'Italia, la mozione Fassino si attesterebbe non oltre il 70%.

FERMIAMO IL TRENO DEL PARTITO DEMOCRATICO


sabato 24 marzo 2007

MUSSI, AL CONGRESSO CHIEDEREMO PAUSA DI RIFLESSIONE SU PD

(ANSA) - MILANO, 24 MAR -

Interrompere la procedura di lancio del partito democratico: e' questa la richiesta contenuta nella mozione della sinistra dei Ds che fa capo al leader Fabio Mussi discussa oggi a Milano alla Camera del Lavoro con numerosi esponenti sindacali.

Mussi in ogni caso ha ribadito di escludere qualsiasi scissione dal partito. ''Nessuna scissione, che e' quello che avviene quando c'e' un partito e uno ne esce. Io non esco da nessuna parte - ha precisato Mussi a margine della riunione .L'ultima volta che ho votato una mozione che ottenne la maggioranza si chiamava 'una grande sinistra in un grande Ulivo'. Ora l'Ulivo si e' parecchio ristretto e la sinistra e'destinata a scomparire. Si fa un nuovo partito e c'e' chi aderira' e chi non aderira'. Questo e' diverso che uscire''.Mussi ritiene necessaria ''una sinistra che si va a riformare da un'altra parte''. ''La sinistra - ha spiegato - che, come dice Bersani, esiste in natura come domanda di diritti e di affermazione di valori che salgono dalla societa' deve essere rappresentata politicamente.

Una politica nuova che pensi di aggirare la questione del lavoro, come ormai residuale, sbaglia al cento per cento. Il problema che si presento' in pieno Ottocento di una politica, non solo democratica e progressista,ma che rappresenti il lavoro, cioe' la questione socialista, e' nient'affatto tramontata ma invece attualissima''.

''Oggi qui parliamo del congresso dei Ds in rapporto a questa grande questione del lavoro e della sua rappresentanza politica - ha concluso Mussi -. E' una direzione diversa da quella della maggioranza: si forma un nuovo partito e l'adesione a quel nuovo partito e' facoltativa.

Faro' un appello finale per una pausa di riflessione prima delle decisioni ultime, definitive e irreversibili che porterebbero a cancellare dal lessico politico italiano le parole sinistra e socialismo, il che in un grande paese europeo come l'Italia e' francamente impensabile. Se si vuole procedere rapidamente su quella strada io penso che sia necessario aprirne un'altra''.(ANSA).

martedì 20 marzo 2007

LA MOZIONE MUSSI VICINA AL 29%

In attesa dei risultati definitivi dei congressi nelle sezioni della Federazione DS di Ancona che termineranno domenica 25 marzo, i primi dati, pur con una partecipazione al voto di meno della metà degli aventi diritto, vedono la "Mozione Mussi" sfiorare il 29% dei consensi , e raccogliere quasi 1/3 dei delegati.

GIOVEDI' 22 MARZO VALDO SPINI A OSIMO

L'on. Valdo Spini, membro della Direzione nazionale DS e leader della componente "laburista" fondativa dei DS, sarà ad Osimo (An), presso la Sala Conferenze dell'ASTEA, Via Guazzatore 163, giovedì 22 marzo, alle ore 21.00, in un incontro aperto a tutti i Cittadini interessati.

L'on. Spini, firmatario con Fabio Mussi, Cesare Salvi e Fulvia Bandoli della 2° mozione congressuale dei DS "A sinistra, per il socialismo europeo", illustrerà l'apporto della sua componente al dibattito congressuale, le ragioni che sostengono la necessità di mantenere e rinnovare i DS "partito dell'Internazionale Socialista e membro del PSE" opponendosi al suo scioglimento per dare vita ad un diverso partito cosiddetto "Democratico".

Ringrazio per l'attenzione
Riccardo Maderloni - portavoce provinciale della "mozione Mussi".

lunedì 19 marzo 2007

DI CHE SINISTRA ABBIAMO BISOGNO?

Pietro Folena da aprileonline di lunedì 19 marzo 2007

Dal punto di vista dei contenuti, la sinistra ha bisogno di chiare discriminanti politiche e programmatiche. Se poi pensiamo al contenitore, fare massa critica non vuol dire rinunciare al percorso di ridefinizione delle idee della sinistra, ma dare loro forza e credibilità. Quindi non un "tutti dentro" indistinto. Non basta essere "a sinistra del partito democratico".

Non voglio ripercorrere puntualmente quanto ha scritto [ieri] Famiano Crucianelli. Su alcune cose sono d'accordo, su altre molto meno. Mi preme invece cogliere la domanda finale di Famiano che è la stessa che noi - Uniti a sinistra, Ars e Rossoverde - ci poniamo da tempo e sulla quale abbiamo organizzato diverse iniziative, come quella di sabato 10 marzo al Capranichetta che vedrà la partecipazione anche di diversi esponenti della Sinistra Ds, domanda su cui abbiamo prodotto un documento che ha punti di contatto significativi con la mozione con la quale Mussi si presenta al congresso della Quercia.

La riassumo così: "Di che sinistra abbiamo bisogno?". Una domanda preliminare - sono d'accordo con Famiano - rispetto anche all'esigenza di fare "massa critica". Ma proprio perché sui contenuti non siamo all'anno zero, credo che una discussione sulla "massa critica" abbia senso.

Sarebbe infatti inutile - una riproposizione di vecchi patti di unità d'azione - l'idea di ridurre il tema dell'unità della sinistra al solo ambito degli obiettivi programmatici o delle aspirazioni ideali. E sarebbe dannoso, d'altro canto, porsi l'obiettivo dell'unità delle forze attuali senza una chiara determinazione delle fondamenta di un nuovo soggetto politico. Le idee camminano sulle gambe degli uomini ma si fa ben poca strada se gli uomini camminano senza idee. Sarà così, azzardo una previsione, per il partito democratico.

Fatta questa premessa, metto i piedi nel piatto. Noi pensiamo che la sinistra abbia bisogno di chiare discriminanti politiche e programmatiche.

Punto primo: un nuovo soggetto della sinistra deve essere nonviolento. Quindi estremamente critico verso qualsiasi cedimento a pratiche che non siano puramente pacifiche. Nemico del terrorismo quanto della guerra. E avversario di ogni regime che conculca le libertà, anche se questo si ammanta di rosso. Anzi, a maggior ragione. Dopo, solo dopo, si può discutere delle colpe degli altri, dell'imperialismo americano, del capitale strangolatore. Una sinistra che giustifica i nemici del suo nemico è machiavellica. Una sinistra che ha la sua visione del mondo e su questa base critica l'esistente - anche quello che appartiene alla sua storia o alla sua famiglia - è una sinistra credibile.

Punto secondo: un nuovo soggetto di sinistra deve fondarsi sulla riproposizione del conflitto tra capitale e lavoro. Non è anticaglia. La precarietà ha raggiunto livelli insopportabili, tanto da diventare precarietà totale, di tutta la sfera dell'esistenza. Avere un lavoro precario vuol dire non potersi sposare, mettere su casa, non avere tempo per sé, non avere possibilità di crescere. Questa situazione - lo ha detto anche Prodi - è un dramma e non possiamo risolverla come molti moderati ("separare la flessibilità dalla precarietà", lasciando intatto lo sfruttamento). Si ripropone al contrario la necessità di unificare e dare sbocco politico alla domanda di certezze che viene dal mondo del lavoro. Senza cedere a posizioni estremistiche - paradossalmente a volte vicine con alcune delle parti più avanzate del riformismo - ma tornando a pretendere che i lavoratori e i loro diritti siano una variabile indipendente. I lavoratori in carne ed ossa.

Terzo: un nuovo soggetto della sinistra mette i diritti individuali dei cittadini alla base della propria visione, al pari dei diritti sociali. Non come accessorio. Non viene prima il salario e poi i Pacs. Non viene prima l'orario di lavoro e poi la privacy. E' sbagliato e controproducente porre in questi termini la questione. Così dividiamo il lavoro dal consumo, dai diritti civili, dai diritti liberali. La sfida è invece tenere insieme tutto. Contrapporre queste due sfere vuol dire concepire ancora il lavoratore come una persona che sta 8 ore in fabbrica, in ufficio o nel call center. E poi? Una sinistra del lavoro difende i lavoratori anche quando hanno terminato l'orario.

Quarto: l'ambiente e il clima. Questa è un'urgenza sulla quale solo la sinistra ha delle risposte. Il pianeta è sull'orlo della catastrofe ecologica mentre non si riesce a far rispettare neppure il trattato di Kyoto. Rimettere il discussione il modello di sviluppo, il turbocapitalismo, non è quindi la velleità di qualche estremista ma la priorità di una sinistra che si concepisce "di governo".

Quinto: serve una sinistra credibile. Capace cioè di essere rappresentativa delle opinioni maggioritarie nell'elettorato (contrario alla guerra e al taglio delle pensioni) . E capace di ottenere risultati concreti e visibili del suo essere al governo (o all'opposizione). Una sinistra "utile". Non una sinistra delle "anime belle" che in nome di astrazioni non esita a determinare le condizioni per un arretramento del quadro politico. L'efficacia dell'azione politica deve essere una costante.

Sesto: un nuovo soggetto non può che essere una sinistra di popolo e di governo. Quando dico "di governo" non intendo una sinistra rinunciataria e figlia di un dio minore. Tutto il contrario. Una sinistra "di governo" è quella capace di usare la leva del potere per un obiettivo ambizioso: cambiare il mondo. A partire però da come essa concepisce il potere che ha. Se pensiamo che andare al governo significa entrare nella stanza dei bottoni sbagliamo. Se invece pensiamo il nostro essere sinistra "di governo" come un passo verso la cessione del potere verso la società allora avremo assolto alla nostra missione, perché non si cambia un paese o il mondo dall'alto. Per questo il rapporto con i movimenti (a partire da quello dei lavoratori) è fondamentale. Faccio qualche esempio: una sinistra nuova fa il bilancio partecipativo. Si batte per ottenere che i vicentini dicano la loro su Dal Molin. Governa la scuola e l'università non contro gli insegnanti, ma con loro e con gli studenti, dando all'autonomia il senso della partecipazione, non quello dell'aziendalismo. Questa "cessione del potere" dalle istituzioni rappresentative e soprattutto dall'economia verso la società che si autogoverna a nostro parere è il segno distintivo del nuovo socialismo. Il presidente Napolitano ha ragione nel dire che non si governa con la piazza. Ma la sfida è dare alla piazza gli strumenti per diventare partecipe dentro un quadro istituzionale del tutto nuovo. Ecco quindi perché una nuova sinistra deve essere sinistra "di popolo". Partecipe dei drammi di fasce larghe della nostra società. E in quanto "di popolo" capace di dare alla "piazza" la forma di "agorà".

Infine, vengo al "contenitore". Penso sia chiaro che per noi fare massa critica non vuol dire rinunciare al percorso di ridefinizione delle idee della sinistra, ma dare loro forza e credibilità. Quindi non un "tutti dentro" indistinto. Non basta essere "a sinistra del partito democratico".

Ho letto le parole di Mussi. Quando ho lasciato i Ds - non lo dico per vantarmi - avevo ampliamente previsto quanto sta accadendo. Avevo posto il tema di un "ponte" tra la sinistra riformatrice e quella alternativa sulla base del comune denominatore socialista. Come giustamente dice Fabio, le cose accadono anche al di là della volontà dei singoli ed oggi ritrovo i miei ragionamenti di allora nelle parole di Mussi, Salvi e di tanti altri compagni delle Sinistre Ds.

Potrei dire "l'avevo detto". Siccome però mi interessa punto dimostrare che avevo ragione, dalle colonne telematiche di Aprileonline voglio fare una proposta ai compagni e alle compagne delle Sinistre Ds.

Mettiamola così: vedo la puntata di Famiano, e rilancio in positivo. Smettiamola - è il mio invito - di parlarci a distanza, di lanciarci occhiate ammiccanti, posponendo l'incontro tra i diversi filoni della sinistra. Ora è arrivato il tempo di aprire il cantiere per costruire una nuova casa. All'Italia serve una forza socialista che mette i diritti prima del mercato. Il tema non è quindi dentro o fuori dal Pse (capisco però che nell'ambito del congresso Ds questa sia diventata una discriminante), famiglia in cui convivono Blair che fa la guerra e Zapatero che ritira le truppe dall'Iraq, ma essere (e non solo dirsi) una forza socialista.

Unire la sinistra ed anche in Europa aprire la strada ad una prospettiva di unità tra le sinistre in cui i socialisti pacifisti, ambientalisti, nonviolenti, ovunque oggi collocati, possano trovare un luogo unitario. Lo scioglimento dei Ds e quindi la loro fuoriuscita dal Pse da un lato e l'ingresso nella Sinistra europea di forze di ispirazione socialista dall'altro possono essere i canali attraverso i quali aprire questa prospettiva.

E, allora, mettiamoci insieme e diamo vita ad un cantiere per un nuovo soggetto della sinistra. Ora, subito. C'è in campo il progetto della Sinistra europea, a cui credo, ma di cui non sono infantilmente geloso. Può divenire un pezzo di un più ampio percorso, come ha detto Bertinotti. Mettiamoci in gioco, tutti.

venerdì 16 marzo 2007

TESSERE GONFIATE E METODI SCORRETTI

(DIRE) Roma, 15 mar.
Tessere gonfiate anche nei Ds. A denunciarlo e' Gianni Zagato, coordinatore della Sinistra ds. "Ci sono diverse situazioni in cui c'e' stato indubbiamente un rigonfiamento delle tessere", dice infatti Gianni Zagato ad affaritaliani.it.

Zagato spiega inoltre di "condividere le affermazioni di Alberto Nigra, portavoce della mozione Angius" sullo stesso tema."Storicamente, da un anno all'altro, i Ds non hanno grandi incrementi di iscritti- dice Zagato-. Possono o mantenere il dato dell'anno precedente o registrare un lieve incremento dell'1-2%. Non puo' succedere che nell'anno del congresso quella federazione che in passato aveva avuto lo stesso numero di iscritti o addirittura una diminuzione, registri un aumento del 15, 20 o 30%".

Zagato fa anche alcuni esempi: "Vibo Valentia, Caserta, molte federazioni della Sicilia, diverse della Campania. Ma non tutte al Sud. Anche alcune sezioni di Roma. Poi ci sono diverse realta' del Nord, come in Veneto e in Emilia Romagna, anche se li' c'e' una situazione di un partito strutturato". Questa dinamica, spiega Zagato, falsa i rapporti numerici.

"In termini percentuali noi siamo attorno al 14%- spiega- ma dal punto di vista dei numeri assoluti congressuali, stiamo aumentando, mentre in percentuale scendiamo proprio perche' ci sono realta', soprattutto in Emilia e in Toscana, dove c'e' stato un aumento forte dei votanti. Tanto che si organizzano pullmini per portare stimatissime persone di 90 anni a votare".

Insomma Zagato mette l'accento "sull'uso della macchina interna. Nei centri medio-grandi- dice- c'e' una dialettica congressuale e Fassino vince, perche' possiede la struttura. Ma, come a Roma, va sotto il 60% e a L'Aquila noi passiamo dal 21 al 30%, con Angius che ha il 7-8%.

La maggioranza vince, ma ha almeno un terzo del partito che non e' con lei. E cio' dovrebbe indurre il partito e Fassino a trarre delle conseguenze politiche". Diversa la situazione "nelle realta' periferiche, dove su 150 iscritti finisce 148 a zero. Non voglio dire che questi 148 hanno le fette di salame sugli occhi, c'e' la liberta' garantita con il voto segreto. Ma cito il parlamentare Raffaele Aurisicchio di Avellino, che ha parlato del fatto che viene detto 'se non voti per la maggioranza non ci sara' il finanziamento regionale per quel comune o per quell'altro'. E questo vale per molte realta'".

La situazione non sara' taciuta. "C'e' una commissione nazionale di garanzia e una per il congresso, di cui anch'io faccio parte, dove stiamo gia' sollevando questi casi". Dice Zagato, il quale sottolinea che la situazione "assomiglia molto molto a quanto accadde nella Margherita".

Al punto che il coordinatore dell'area Mussi riferisce di veri e propri trucchetti. "Nella federazione di Treviso- dice- gli iscritti vanno al congresso a sentire il dibattito e poi a votare.
Bene, davanti alla sezione ci sono duecompagni con l'elenco degli iscritti e, fermandoli, gli dicono 'sei della mozione Fassino, sottoscrivila...'. E' un elemento che non aiuta una procedura democratica".

Insomma, vengono usati "metodi che non appartengono a una dialettica democratica", anche se Zagato non crede "che la responsabilita' sia direttamente del segretario...". "Spero proprio di no", aggiunge.

martedì 13 marzo 2007


lunedì 12 marzo 2007

VERSO IL CONGRESSO DS, IL BALLETTO DELLE CIFRE

Bisognerebbe evitare il balletto delle cifre di Gianni Zagato Coordinatore organizzativo mozione "A Sinistra per il Socialismo europeo"

Verso il Congresso Ds E' utile ora garantire il corretto svolgimento di ogni congresso, anche il più piccolo, senza avventurarsi, appena partiti, in analisi di dati che possono essere sensibilmente modificati da una settimana all'altra.

Adesso bisognerebbe evitare il balletto delle cifre contestate, lo stillicidio dei dispacci in sequenza: l'Emilia che dà ampio consenso, la Toscana che fa volare il Segretario...Non è solo questione di sobrietà, è prima di tutto una forma di rispetto per gli iscritti se consideriamo che i congressi sono appena cominciati.

E' pur vero che quello in corso è un congresso il cui esito appare - sin da Orvieto - segnato più dalla ristretta volontà dei gruppi dirigenti che non dalla profonda decisione dei militanti. Ma è bene restare al fatto che sinora si sono svolti poco più di mille congressi, spesso di piccole sezioni, su un totale di circa seimila. C'è ancora strada da fare. Possiamo rilevare, questo sì, delle tendenze. E la prima è quella di un forte aumento dei votanti, Dei votanti, appunto, più dei partecipanti. Spesso il dibattito congressuale viene ridotto, compresso, mentre il momento centrale finisce per essere quello del voto.

Ci sarebbe bisogno di un diverso equilibrio. Se si analizzano i congressi dei medi e grandi centri urbani, si vede spesso una discussione forte, partecipata, e un'espressione di voto decisamente più articolata e pluralistica. Quando si va nei piccoli centri periferici molto del consenso si riduce all'influsso circoscritto dalla scelta di un personaggio locale, spesso legato all'amministrazione. Deve far riflettere una dinamica così disparata.

A Roma le due mozioni Mussi e Angius stanno sopra il 40%, quella di Fassino arretra in due anni di oltre dieci punti percentuali. A Genova la mozione Mussi tiene egregiamente i propri voti congressuali in una città in cui si poteva pensare ad un dimezzamento di consensi. A L'Aquila nei congressi sin quei svolti la minoranza passa dal 21 al 29%. Quello che andrebbe detto è che se la prima tornata aveva visto Fassino superare l'ottanta per cento dei consensi, la seconda settimana di congressi lo fa scendere al 75%.

Rispetto agli stessi congressi di due anni fa, la mozione Mussi incrementa la sua forza in valori assoluti, segno di un consenso reale tra gli iscritti. Va anche segnalato il fenomeno inedito delle schede bianche e delle astensioni, che sfiora l'1%.

E' utile ora garantire il corretto svolgimento di ogni congresso, anche il più piccolo, senza avventurarsi, appena partiti, in analisi di dati che possono essere sensibilmente modificati da una settimana all'altra. Un corretto svolgimento, appunto.

Che bisogno c'è - mentre sono in corso congressi il cui scopo è proprio quello di poter giungere ad una decisione su questa o quella piattaforma politica - organizzare contestualmente iniziative nel nome di un nuovo partito che proprio quei congressi dovrebbero stabilire se far nascere o meno?

Si è creato un doppio binario che sta falsando ogni giusta discussione e decisione politica.Almeno sulle cifre lasciamo, pensando al buon Totò, che sia la somma a fare il totale.

PD: PARTITO NUOVO O NUOVO PARTITO?

E’ ormai entrata nel vivo la discussione sulla nascita del Partito Democratico con i congressi che si stanno svolgendo in tutte le sezioni. Ci sarà poi il congresso provinciale, quello regionale per finire con quello nazionale in programma dal 19 al 21 aprile a Firenze.

In questi mesi se ne è parlato molto, ci sono stati i proverbiali “fiumi d’inchiostro” sui giornali per far capire a tutti gli iscritti e ai nuovi soggetti interessati cosa dovrà essere questo Partito Democratico.

Un congresso nazionale che - come detto nella “mozione Angius” – "per molti versi anomalo, indetto sulla base di un accordo preventivo tra il gruppo dirigente dei Ds e il gruppo dirigente della Margherita".

Questo accordo è stato raggiunto ad Orvieto all’inizio di ottobre 2006 ed entro, si dice, il 2009 si porranno le basi per la costituzione ufficiale di questo partito nuovo. Dove sta l’anomalia? Ma nel fatto che non può essere un operazione di vertice decisa da pochi dirigenti, ma un partito che vuole imporsi e gettare delle solide basi non può che nascere dal basso, con un ampia e anche vivace discussione nelle sezioni prima e nella società civile poi per far si che sia il più aperto possibile.

Pensiamo ad esempio alla nascita del Partito Socialista nel lontano 1892. A fronte di una rivoluzione industriale con l’affacciarsi delle fabbriche sul panorama economico gli operai chiedevano migliori trattamenti salariali, migliori orari di lavoro, maggiori garanzie e diritti che il PSI seppe farsi promotore.

Ovviamente le cose sono cambiate, ma quello che si sta creando non è un “partito nuovo”, ma un nuovo partito composto solo dai Ds, una parte dei Ds, e dalla Margherita. Ben altra cosa quando dieci anni fa è nato l’Ulivo che comprendeva tutte le forze del centrosinistra esclusa Rifondazione Comunista, ma soprattutto era quel valore aggiunto, quel qualcosa di veramente nuovo, riuscito ad entrare nella società, e che ha permesso di vincere le elezioni di aprile.

E’ necessario che se questo “partito nuovo” voglia radicarsi sul territorio deve dare la possibilità, ai nuovi soggetti che magari non hanno finora fatto politica attiva, di poter entrare ed affermarsi. E’ quelli che già dentro ci sono, che ne facciamo? Gli diciamo “grazie tante, ma fai un passo indietro!”

Quanti pensate che accetteranno una simile proposta? Questo per dire che la politica non può essere solo occupazione di potere, ma deve essere anche e soprattutto passione, dare risposte concrete ai problemi quotidiani e di interesse nazionale e mondiale, come ad esempio la questione del lavoro precario, il problema dell’ambiente e della qualità della vita, mettere lo stato sociale al centro degli obiettivi di un governo, così come la pace, i diritti umani.

Inoltre un’altra anomalia del Partito Democratico è che non sarà più di sinistra, socialista. Si perché la Margherita ha detto chiaramente che non intende minimamente diventare socialista e anche a livello europeo non accetta di entrare nel Partito del Socialismo Europeo.

Certo fa un certo effetto sapere che l’ex Pci, diventato Pds, poi DS ora rispolvera la “P” e lascia la “S”. Sarebbe naturale oltre che coerente che un partito che si è sempre definito di sinistra diventasse socialista per colmare quel vuoto che è presente nel panorama politico italiano.

Personalmente avrei preferito che i Ds fossero stati i promotori della costituzione di una grande forza socialista, al pari di altre formazioni di questo tipo presenti in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in Germania e nei paesi scandinavi. L’Italia sarà l’unico paese europeo in cui non ci sarà una forza socialista di sinistra, degna di questo nome dopo la nascita del Partito Democratico.

Eppure nella mozione che candida Fassino segretario, la parola “sinistra” è ripetuta più volte! Come pure è citata più volte la parola “riformismo” senza però capire bene di cosa si tratta. Il riformismo sta nei fatti, nei contenuti, nel cercare di poter risolvere, come detto prima, i problemi quotidiani dei cittadini e nell’ascoltare le richieste e le esigenze di costoro.

E la questione della laicità dello stato è un altro punto che trova d’accordo anche la Margherita? Anche qui mi pare che non ci sia omogeneità di vedute. Le anomalie e distinzione cominciano ad essere un po’ troppe per far si che il Partito Democratico nasca e sia un partito forte.

Non sarebbe meglio prima vedere di partire da principi e idee condivise e poi decidere di fare un partito nuovo? Alla fine, penso che tante parole alla gente interessi fino ad un certo punto. La gente vuole fatti concreti, avere un lavoro sicuro, avere la possibilità di comprarsi una casa, far pagare le tasse ai “furbetti del quartierino”, vedere i figli sistemati, poter contare su esercizi pubblici adeguati, in poche parole avere più fiducia e speranza nel prossimo.

Però fino a che abbiamo i contratti a progetto, i co.co.co, pensioni basse, un futuro incerto, come si può pensare che un cittadino italiano si appassioni dove collocare il partito democratico, oppure se fare o meno il partito democratico.

Perché come sempre se l’intenzione è buona, cioè cercare di riunire tutte le forze politiche di sinistra, progressiste, che finora si sono sempre divise, poi è sbagliato il modo come si procede.

Spero che ognuno di noi che ha a cuore questi problemi possa riflettere. Penso sia doveroso riflettere.

Paolo Agostinelli

DA JESI PROVE TECNICHE DEL PARTITO DEMOCRATICO?

Cari amici, leggo le dichiarazioni odierne del sig.Floro Flori a seguito delle sue dimissioni dalla Margherita jesina. In qualità di "Portavoce provinciale della Mozione Mussi" ho ritenuto doveroso commentarle.
Grazie per l'attenzione e la disponibilità. Riccardo Maderloni

Non ho il piacere di conoscere il sig. Floro Flori né la sua storia politica. E sono molto dispiaciuto della sua decisione di abbandonare la Margherita jesina e la Coalizione di Centrosinistra. Ma è del tutto fuori luogo, illogico e strumentale che egli tenti, un po’ goffamente, di giustificare le sue libere scelte, tirando in ballo l’adesione di Fabiano Belcecchi alla Mozione congressuale della Sinistra DS (che non dovrebbe essere una novità sconvolgente nemmeno per il Sig. Flori).

Per capire l’insensatezza di tale argomentazione, vorrei domandare al Sig. Flori: “ma cosa avrebbe fatto se il candidato sindaco di Jesi fosse stato scelto dalla Coalizione in un partito diverso da DS e Margherita, cioè in uno dei tanti (Udeur, Italia dei Valori, SDI, Verdi, PdCI, PRC) che non si pongono nemmeno il problema del futuro e futuribile Partito Democratico? O ritiene che nessuno di questi partiti abbiano la dignità e le persone adeguate alla candidatura a sindaco della Città? ”.

Le libere scelte congressuali di Fabiano Belcecchi, sono dunque o un falso problema o la foglia di fico messa lì a coprire dell’altro. Anche perché le scelte ulteriori della Sinistra DS non sono né già scritte né automatiche, ma affidate alla libera valutazione di ciascuno di noi.

Tuttavia, se le motivazioni del Sig. Flori fossero reali, ci sarebbe da preoccuparsi seriamente.
I sostenitori del futuro Partito Democratico pensano ad esso come ad un “partito pigliatutto”? Gli aderenti al PD saranno “i migliori” per definizione, gli unici ad avere diritto e dignità per guidare o rappresentare la Coalizione di Centrosinistra nelle Istituzioni? Che idea hanno costoro dell’ Unione dopo i Congressi DL e DS? Il PD ne sarà “signore e padrone”, forza egemone “a priori” e gli altri a fare il coretto?

E’ evidente che così inteso il PD sarà elemento di divisione, così non si andrà da nessuna parte, anzi si andrà verso il baratro, verso nuove sconfitte.

L’Unione di Centrosinistra ha bisogno, invece, di una più forte unità e di una più forte coesione interna, quelle che nascono innanzitutto dal rispetto reciproco, dal reciproco riconoscimento dei valori di ciascuna componente e dalla capacità di mettere in campo progettualità e programmi condivisi e unificanti che servano al Paese ed ai Cittadini (anche a Jesi!).

domenica 11 marzo 2007

MOZIONE MUSSI, DA PRIMI CONGRESSI ROMA BUONA AFFERMAZIONE

(ANSA) - ROMA, 11 MARZO

I dati che emergono dai primi congressi di sezione dei Ds (25 sezioni su 130) nella Capitale vedono ''una significativa affermazione della mozione Mussi che si attesta intorno al 26-27%, con un aumento percentuale del 3% (da 435 voti dello scorso congresso agli attuali 661), e della mozione Angius che si attesta intorno al 14% circa''.
E' quanto riferisce il coordinatore romano della sinistra Ds Massimo Cervellini che parla di un ''consistente arretramento'' della mozione che fa riferimento al segretario Piero Fassino, in favore della nascita del Partito democratico.

''Nelle sezioni scrutinate finora la mozione della maggioranza - sottolinea Cervellini - che si attestava al precedente congresso intorno al 72,2% oggi e' ferma al 59%''. ''In particolare alla sezione Mazzini, roccaforte storica della maggioranza che governa la federazione romana dei DS, considerata il 'laboratorio' del Partito democratico, dove peraltro sono iscritti il Presidente del partito Massimo D Alema e il segretario regionale del Lazio, Nicola Zingaretti la mozione Fassino - riferisce l'esponente della minoranza - scende dall' 84% al 76%''.

Riguardo alla mozione Mussi, Cervellini fornisce i dati della sezione del popolare quartiere di Testaccio, dove allo scorso congresso ''si attestava al di sotto del 20% e oggi raggiunge il 59,1% dei consensi pari a 259 voti mentre la mozione Fassino scende da 246 voti ottenuti al precedente congresso agli attuali 156, pari al 35,6%''.

''Si sta delineando - sostiene Cervellini - una consistente affermazione della sinistra Ds che a Roma aveva gia' espresso una forte criticita' in occasione della presentazione del listone ulivista alle elezioni comunali e municipali''.
''L' unificazione con la Margherita contenuta nella proposta costitutiva del Pd - conclude il coordinatore romano della sinistra Ds - trova una netta contrarieta' in moltissimi iscritti ai Ds a partire dalle zone dove maggiore e' il radicamento del partito e il suo connotato popolare e di consenso elettorale''. (ANSA).

ECOLOGISTI A SINISTRA PER IL SOCIALISMO DEL FUTURO

Siamo ecologisti impegnati da anni nelle istituzioni e nelle associazioni, nella ricerca e nell’amministrazione, nell'informazione e nella comunicazione, in enti e comitati. Nel nostro impegno e nel nostro lavoro abbiamo scelto di portare i valori della sinistra: giustizia per gli esseri umani e per il pianeta, eguaglianza di diritti e di responsabilità, libertà di scelte e rispetto delle diversità, possibilità di futuro.

Abbiamo contribuito con militanza e proposte alla larga alleanza democratica che è riuscita a conquistare la maggioranza parlamentare nelle elezioni politiche del 2006, impedendo alla destra populistico-plebiscitaria di continuare a mal governare il paese.

Ci sentiamo partecipi al sostegno di questa alleanza e del governo di centrosinistra presieduto da Romano Prodi. Riteniamo che la coalizione e il governo debbano confermare e attuare la svolta nelle politiche ambientali delineata nel programma dell’Unione.

E riteniamo che il centrosinistra debba dotarsi di regole interne di funzionamento sempre più coese e democratiche, come quelle sperimentate ad esempio nelle elezioni primarie a voto segreto per l’individuazione di alcune candidature. È possibile così recuperare lo spirito che ci portò nel 1995-1996 a definire l’Ulivo come il campo di tutte le forze di centrosinistra che si candidano a governare insieme il paese. Quella vicenda potrebbe suggerire oggi una forma più “federativa” dell’intera coalizione, valorizzando il pluralismo delle culture e delle soggettività politiche dell’Unione.

All’interno della coalizione di centrosinistra l’Italia ha bisogno, per oggi e per domani, di una forte autonoma sinistra di ispirazione socialista, parte del socialismo europeo, aperta ai movimenti e alle esperienze critiche che si sono formate fuori dal campo socialista tradizionale. Noi eravamo, siamo e intendiamo restare ecologisti di sinistra, individualmente e collettivamente.
Vogliamo partire dagli interessi generali o collettivi per arrivare a quelli individuali. Vogliamo agire contro disuguaglianze ed oppressioni che disegnano in tutto il mondo caste di "sommersi" e di "salvati". Vogliamo fare delle differenze un'opportunità, non una condanna.

Agli ecologisti che la pensano diversamente da noi diciamo che non è l’ecologia la questione che ci vede divisi ma il giudizio sul Partito democratico. Serve in Italia una più forte unità di tutti coloro che si sentono di sinistra e una più forte centralità dell’ambientalismo nel pensiero e nell’azione di governo.
La sostenibilità non è un’appendice successiva alla crescita, distingue invece una crescita utile alla equità fra le generazioni, presenti e future, da una crescita dei soli consumi e profitti privati, che inevitabilmente genera disuguaglianze.

Nel nuovo secolo l’umanità deve affrontare la sfida più alta: l’insostenibilità dell’attuale organizzazione dell’economia globale, il progressivo esaurimento dei combustibili fossili, il riscaldamento del pianeta, la riduzione e il deterioramento delle risorse naturali, il degrado del suolo e della terra. Una tale sfida comporta radicali cambiamenti nella economia e nella società, nel calcolo stesso del prodotto interno lordo, un inedito salto tecnologico verso sistemi di risparmio e verso nuove fonti rinnovabili e non inquinanti.
L’ecologia è parte essenziale di un socialismo moderno e dello stesso governo razionale del mondo. Il mondo domanda un nuovo socialismo: i valori di riferimento sono pace, sostenibilità, lavoro, laicità, partecipazione alle decisioni, libertà,soprattutto femminile.

Deve essere pattuito un nuovo inventario dei beni comuni dell’umanità, indisponibili per interessi privatistici o speculativi, messi al riparo dall’egoismo e dall’avidità, affidati alle nazioni unite e a governi democratici .
E per essere all’altezza di questa sfida è indispensabile una riconversione ecologica delle stesse modalità della politica, dentro e fuori le istituzioni di governo.

Aderiscono:
Chiara Acciarini Agostino Agostinelli Danilo Alessi Marco Armiero Fulvia Bandoli Pino Bari Arianna Basile Livio Berardo Giovanni Berlinguer Giorgio Bernardini Carlo Bonechi Renzo Brunelli Giovanna Calciati Luisa Calimani Valerio Calzolaio Fabrizio Caputo Antonio Canzian Luca Carra Diego Carrara Massimo Carlotto Giuseppe Cecere Marcello Cini Michele Ciol Daniele Cipriani Fabio Maria Ciuffini Luciano Comida Daniela Contu Adriana Costantini Renato Costantini Giovanna Crispo Tito Cuoghi Rossella D’Acqui Alida D’Alesio Stefano Dall’Agata Mimì D’Aurora Alberto D’Orazio Giovanni Demontis Riccardo Deplano Elvira De Poli Tonino Dessì Tonino Di Biseglia Antonio Di Muzio Monica Di Tota Vincenzo Enrichens Gianni Fabretti Maria Rosa Ferrari Antonio Ferrentino Marco Ferrero Filippo Frittella Mario Gallina Giuseppe Gavioli Fernando Giarrusso Beniamino Ginatempo Pietro Greco Federica Grimaldi Claudio Grosso Carlo Alberto Graziani Carlo Iandolino Carla Incani Giovanni Iannantuono Nuccio Iovene Pietro Laureano Canio Loguercio Ilaria Loi Angelo Lo Maglio Simonetta Lombardo Anna Luise Loriano Macchiavelli Sergio Filippo Magni Francesca Manoni Lorenzo Marconi Fabio Mariottini
Ugo Mazza Michele Mezzacappa Riccardo Migliori Vincenzo Mignola Cristiano Montis Santino Morabito Cristina Moriconi Marisa Nicchi Giancarlo Onnis Michela Ottavi Laura Palomba Pina Pandolfino Roberto Parri Fabio Pasi Daniele Pilastro Giampiero Pinna Silvana Pisa Nazareno Re Ernesto Ricci Bernardo Ruggeri Maria Letizia Sabatino Guido Sacconi Angelo Sanzò Emilio Sassone Corsi Claudio Scazzocchio Maurizio Sciortino Antonello Sechi Massimo Serafini Gianni Speranza Giancarlo Sturloni Giuseppe Sunseri Vanni Tissino Silvia Tonin Riccardo Valentini Antonio Varrone Lucia Venturi Antonio Zandonadi.

venerdì 9 marzo 2007

FASSINO ADDIO, SVOLTO A SINISTRA

FASSINO ADDIO, SVOLTO A SINISTRA Colloquio con Fabio Mussi di Marco Damilano L'Espresso

"Un'impresa comune è sull'orlo della fine". Il capo della minoranza vede vicina la scissione. E già pensa al cantiere di Bertinotti.

Di giorno, il ministro dell'università Fabio Mussi visita atenei, si becca qualche contestazione degli studenti di destra, affronta rettori e professori. Di sera, il candidato alla segreteria Ds Fabio Mussi gira più federazioni possibili, Padova, Mestre, Milano, Follonica, Grosseto, la settimana prossima a Palermo e Bari, impegnato nella battaglia congressuale contro il Partito democratico, probabilmente l'ultima che combatterà sotto le bandiere dei Ds.

Il leader della minoranza non si fa grandi illusioni: "Per ora c'è un voto largo per la mozione Fassino" ammette. La scissione sembra più vicina: "Un'impresa comune è sull'orlo di finire". E per la prima volta Mussi sembra interessato al cantiere che Fausto Bertinotti vorrebbe aprire sulle ceneri della Quercia: "Certe divisioni hanno fatto il loro tempo. Non accetto l'idea che la sinistra possa ridursi a fare la corrente di minoranza di un partito di centro. La sinistra cercherà di rinnovarsi. A prescindere perfino dalle volontà di ciascuno di noi, qualcosa di nuovo nascerà."

Lei sta girando la Penisola in lungo e in largo. Che clima c'è nella base Ds?

Non è certamente quello dell' '89. Eppure stiamo decidendo un salto più grande. Nell' '89 si saltava dal comunismo verso una nuova forma di sinistra, più adeguata ai tempi. Qui, invece, si salta fuori dalla sinistra. L'Italia diventerà l'unico paese europeo senza un grande partito di sinistra che si richiama al socialismo, dovrebbe essere un evento altamente drammatico. E invece vedo in giro un sentimento di rassegnazione. Andiamo verso il Partito democratico con lo stesso spirito di Gigi Proietti nello spot con Consuelo: "Se me lo dicevi prima! Ormai...".

Ormai è fatta?

C'è per ora un voto largo per Fassino, sine ira ac studio, con molte adesioni alla nostra mozione. Ma non ci sono passioni in campo, l'amore che strappa i capelli di cui parla Fabrizio De Andrè in una sua canzone è finito da tempo. Qui è piuttosto l'epoca delle passioni tristi.
Il partito si è indebolito: so che i compagni si infastidiscono quando lo ricordo, ma alle ultime elezioni abbiamo superato di poco il 17 per cento, al netto di Emilia, Toscana, Marche e Umbria in molte zone del paese siamo una forza marginale, sotto il venti per cento in undici regioni.
E in questi anni c'è stata una mutazione dei nostri iscritti. Ci siamo trasformati in un'agenzia per la promozione del ceto politico locale. Siamo bravissimi ad eleggere consiglieri regionali, comunali, nel nominare assessori, presidenti di comunità montane, commissioni...

Anche lei è rassegnato? Il Pd è un processo irreversibile?

Penso di no, mi auguro di no. Sarebbe opportuno fermarlo. Vedo che invece c'è un'accelerazione: si diceva che il Pd sarebbe nato nel 2009, per le elezioni europee, poi si è anticipata la nascita al 2008, ora qualcuno vorrebbe battezzarlo in estate, addirittura. Eppure nessun nodo è stato tagliato.

Qual è il più ingombrante?

Uno grande come una casa: l'identità e la collocazione internazionale del nuovo partito. Fassino dice in giro che il Pd deve stare nel Partito socialista europeo, ma intanto nella sua mozione non c'è scritto. Strano, avevo capito che dalla doppiezza eravamo usciti da un pezzo... I nostri amici della Margherita, invece, ci ripetono tutti i giorni che il Pd non potrà aderire al Pse. Risultato: questo Pd è un partito homeless, alla ricerca di un tetto, una roba che non esiste in Europa.

Qual è l'alternativa? Al congresso di Pesaro il correntone da lei guidato aveva dichiarato la necessità di superare il socialismo europeo. Oggi, invece, lo avete riscoperto come vostro vessillo...

Ero contro il socialismo europeo di stampo blairiano, quello di Anthony Giddens, la terza via, se la ricorda? Siamo partiti da Blair e siamo arrivati al nulla: è il percorso che i Ds hanno fatto dal congresso di Pesaro a oggi.

Non le sembra retrò rispolverare il socialismo europeo nel XXI secolo?

Non accetto le accuse di conservatorismo. Ho portato io l'ambientalismo nel Pci negli anni Settanta, mi guardavano come fossi un marziano. Credo che il socialismo europeo debba rinnovarsi, secondo le suggestioni delle culture critiche, dell'ambientalismo, del femminismo, i movimenti di Seattle e di Genova, i social forum di Porto Alegre e di Nairobi. Ma il Pd ci porta fuori dalla sinistra e indietro, non oltre.

Ce l'ha con il suo collega di governo Francesco Rutelli?

Assolutamente no, lui fa il suo. Però, prendiamo le sue ultime uscite. I Dico: lui dice che non sono una priorità, per la sinistra invece la libertà delle persone dovrebbe essere una questione centrale. E chi vuole una limitazione di questa libertà pone un problema pesante.
Rutelli dichiara che in Francia voterebbe il centrista Bayrou, per i Ds invece la candidata di riferimento è Segolene Royal. E se si va al ballottaggio Sarkozy - Royal, che facciamo?
In una situazione politicamente e intellettualmente ordinata questo dibattito dovrebbe durare sette minuti e amici come prima. Come può stare in piedi un partito così? Qui stiamo spendendo tutte le nostre energie per far diventare Rutelli un po' più socialista e Rutelli le spende per far diventare noi un po' più democristiani: ma perchè tutto questo dispendio energetico?

Facciamo un sogno: al congresso Ds vince la mozione Mussi e il Pd non si fa più. Non sarebbe un cataclisma per il governo Prodi e per il centrosinistra?

Sono un tipo realista. So bene che arrivati a questo punto è l'idea stessa del Pd che produce un terremoto, sia che si faccia sia che non si faccia. Ma tra i due terremoti preferisco quello che ferma il processo.

E se invece, come sembra più probabile, il Pd arriva in porto in tempi rapidi?

Ci sono due novità nel centrosinistra italiano. Una è l'Ulivo, un po' acciaccata: nel '96 c'eravamo tutti tranne Rifondazione, eravamo al 44 per cento, ora siamo rimasti alla fusione Ds-Margherita e al 31.
L'altra novità, la segnalo agli osservatori distratti, è che per la prima volta tutta la sinistra è al governo, tutta. Non è una cosa da poco: nell' '89 la svolta che portò dal Pci al Pds provocò una dolorosa scissione, nel '98 il governo Prodi saltò su un'altra divisione a sinistra, quando Bertinotti uscì dalla maggioranza. Oggi siamo tutti al governo. E' un evento destinato a produrre grandi novità.

Bertinotti ha parlato di "un cantiere che accolga tutti coloro che si dicono di sinistra", un nuovo partito che superi Rifondazione. A lei interessa?

Sì, mi interessa. Il cantiere di cui parla Bertinotti è una discussione che coinvolge anche noi. Siamo tutti insieme al governo. Se la cosa regge e funziona, Turigliatto a parte, certi steccati, certe divisioni possono fare il loro tempo. C'è bisogno di sinistra, di sinistra di governo.

E' l'annuncio di una scissione e di un nuovo partito della sinistra?

Il mio amico Pierluigi Bersani dice che la sinistra esiste in natura, non si può sciogliere. Può darsi che ci saranno polluzioni di sinistra anche nel Pd, perchè no? Ma io non accetto l'idea che la sinistra possa ridursi a fare la corrente di minoranza di un partito di centro. La sinistra cercherà di ritrovarsi. A prescindere perfino dalle volontà di ciascuno di noi, qualcosa di nuovo nascerà.

Andrea Romano nel suo libro "Compagni di scuola" scrive che il gruppo dirigente dei Ds di cui lei fa parte è "una famiglia cui si appartiene una volta per sempre..."

Non è un libro piacevole. Non mi piacciono i famigli che raccontano i principi che hanno servito. Non mi piace lo sprezzo che usa verso D'Alema che arriva da non so quanto giustificata presunzione. Andrea Romano non sa di cosa parla.

Ma lei sta per divorziare dalla sua famiglia?

Faccio parte di un gruppo che ha cominciato a fare politica intorno al 1968, a vent'anni, e che portò nel Pci una ventata di novità e di antagonismo. Mi trovai, giovanissimo, a votare contro la radiazione del gruppo del "Manifesto" nel comitato centrale. Allora veniva promosso il coraggio, oggi vengono premiati i giovani conformisti. E poi ci sono stati gli anni Settanta, l'avanzata del Pci, la morte di Berlinguer, fino ad arrivare al crollo del muro di Berlino e alla fine del comunismo internazionale. In segreteria con Occhetto c'eravamo io, D'Alema, Fassino, Veltroni, Bassolino, Livia Turco, Petruccioli. Eravamo tutti tra i 35 e i 45 anni, Walter era il più giovane. Ci trovammo di fronte a un evento storico enorme, con il Pci al 27 per cento e 800 mila iscritti: decidemmo di scioglierlo. Si è cementata allora una solidarietà politica e umana che ha superato prove difficili. poi, abbiamo preso strade diverse.

E oggi, Mussi, siamo vicini alla separazione finale?

E' una rottura. Un'impresa comune è sull'orlo di finire, questo sì. E qualche volta, quando ci penso, ho bisogno di respirare lentamente.

giovedì 8 marzo 2007

MANIFESTO DI SOSTEGNO DEI GIOVANI ALLA MOZIONE

Manifesto di sostegno dei giovani alla mozione A Sinistra per il Socialismo Europeo Per aderire, scriveteci all'indirizzo mozionemussi@dsonline.it

Apparteniamo alla generazione che ha assistito alla nascita della globalizzazione, ad un forte sviluppo del mercato e dell'economia, all'allargamento dei diritti civili, alla rivoluzione della società della conoscenza, alla diffusione della tecnologia.
Apparteniamo alla generazione che ogni giorno tocca con mano il rischio di una possibile catastrofe ambientale e degli effetti dannosi dei cambiamenti climatici.
Apparteniamo alla generazione su cui si sono riversate le promesse infrante della globalizzazione: lavoro precario, ingiustizia sociale, diseguaglianze, esclusione e povertà.
Apparteniemo alla generazione che deve affrontare la sfida gigantesca di una riforma profonda della società e dell'economia, della politica e delle istituzioni.
Apparteniamo alla generazione per cui socialismo e sinistra non sono solo un richiamo a identità profondamente radicate nel nostro paese ma una risposta alle sfide dell'oggi e del domani.
Vogliamo che in Italia continui a vivere un partito di sinistra di ispirazione socialista che rappresenti le istanze delle nuove generazioni, del mondo del lavoro, della cultura, dell'ambientalismo, dei nuovi diritti. Una grande forza di sinistra e socialista, parte integrante di un campo internazionale di forze.

Per questo noi giovani democratiche e democratici di sinistra, votiamo ed invitiamo a votare al IV Congresso nazionale dei Democratici di Sinistra la mozione "A sinistra per il socialismo europeo" che candida Fabio Mussi a guidare la nuova fase del partito.

Firmatari:
Aliprandi Andrea, Barra Antonio, Bartolini David, Borghi Eleonora, Borgogni Federico, Boschetti Annarita, Brogi Jacopo, Cicero Alessandro, Coli Fabiana, Conte Carmela, Corsi Francesco, Di Nenno Valentina, Francini Cosimo, Giunti Alessio, Lampis Alberto, Lattanzi Rossella, Leccia Giuseppe, Montagnani Silvia, Mugnaioli Enrico, Scanu Gianmario, Storai Johnny, Tanzini Martina, Tomelleri Cesare, Tuozzolo Giuseppe, Virgilio Ivan, Selene Cabibbo, Fabio Donnicola, Gilberto Indirli, Francesco Mignogna, Francesco Russo, Mimmo Saponaro, Arianna Tafuro, Paola Vergine, Matteo Zingarelli, Giovanni Reitani, Giuseppe Gammino, Giuseppe Berteramo, Gerardo Cristiano, Vito De Meo, Giuseppe Lomuscio, Giuseppe Del Vecchio, Raffaele Giannotti, Gerardo Zingariello, Giuseppe Colucci, Giuseppe Cellamaro, Gianfranco Specchio, Vincenzo Valentino, Immacolata Cinquepalmi, Marco Grimaldi, Francesco Salinas, Michele Covolan, Antonio Soggia, Chiara Forneris, Luca Sossella, Nicola Natalicchio, Riccardo Fassone, Fabio Lavagno, Andrea Bertolotti, Omar Riccardi, Chiara Ravera, Luca Delli Santi, Alberto Re, Simona Piscopo, Viviana Ferrari, Francesca Lonardelli, Francesco Astore, Mirko Oliaro, Gabriele Carenino, Daniel Ippolito, Simone Paschetto, Splendore Durante, Ilaria Gritti, Enrico Manfredi, Simone Armagli, Annalisa Boca, Natasha Gabossa, Mattia Morelli, Federico Ferrarese, Alessandro De Gani, Stefano Russo, Antonio Villa, Arturo Scotto, Giuseppe Cesarano, Michele Vozza, Gian Luca Vozza, Luigi Daniele, Mauro Mazzone, Fabio D' Auria, Giuseppina D' Auria, Domenico Porzio, Mauro Morelli, Luigi Sica, Francesco Russo, Alberto Nardi, Claudia Piasapia, Mario Cerrito, Germana Coppeto, Chiara Salerno, Annachiara Di Maro, Arianna Toce, Maria Russo, Serena Albano, Roberto Montefusco, Federico Mauro, Mario De Prospo, Giacomo Corvisiero, Costanza Manganelli, Michela Ziccardi, Giuseppe De Gregorio, Antonio Pataffio, Angelo Sindoni, Felipe Hedstrom, Biagio Guastella, Ester Rago, Nicola Alba, Giuseppe Ancora, Adriano Rocco Antonacci, Francesco Buccarelli, Riccardo Buffelli, Francesco Calè, Alessandra Campanelli, Gianfranco Cannone, Domenico Carbotta, Giovanni Carità, Sabina Castellaneta, Nico Catalano, Rachele Cataldo, Alessandro Cerminara, Michele Cioce, Nicola Coltella, Kelly Coppolone, Giuseppe Da conto, Rossana Delfine, Davide De Nicolò, Monica D’Imperio, Nico Di sabato, Claudio Di Turi, Maurizio Donarelli, Giacomo Elia, Antonella Epifani, Ascanio Epifani, Giuseppe Filannino, Ugo Filoni, Federica Fino, Antonio Forte, Giuseppe Fraccalvieri, Antonio Giotta, Pasquale Giotta, Stefano Giotta, Annamaria Girasoli, Fabio Iacovone, Giangiuseppe Laera, Giuseppe Laterza, Chiara Linciano, Enzo Locaputo, Alessandro Lo russo, Paola Marino, Marco Martina, Osvaldo Migali, Vito Minunni, Fedele Monfreda, Ivan Nardulli, Nicola Natalicchio, Antonio Natile, Vito Notarnicola, Leo Palmisano, Alessio Pepe, Saverio Petruzzi, Valeria Pizzutilo, Giuseppe Prima, Giovanni Pugliese, Francesco Putignano, Marcello Putignano, Fabio Calandra, Ivana Salvemini, Mimmo Saponaro, Giuseppe Scaglione, Domenico Vito Scalera, Giuseppe Sgarra, Christian Stanca, Loreto Stifani, Rocco Stifani, Vincenzo Suriano, Silvestro Toma, Angelo Tundo, Paola Vergine, Nicola Vernice, Marco Volpe, Luca Zaccaria, Angelo Zappatore, Nanni Tarantino, Vincenzo Tanania, Vincenzo Quadrella, Pizzuto Luca, Sesti Matteo, Pisano Nicola, Pisano Fabrizio, Luca Aldo Serio, Mattia Ambrosone, Luca Calledda, Davide Pusceddu, Roberto Martinelli, Sergio Mascia, Maura Letizia Morelli, Matteo Massa, Diana Dessi, Andrea Mastino, Giorgio Mascia, Francesco Dessy, Marco Chilotti, Marta Rosa Spiga, Antonio Mura, Carlo Decana, Ivan Gregorace.

8 MARZO FESTA DELLA DONNA

INTERVENTO DI SILVANA SERI ALLA CONFERENZA DI FIASTRA

Intervento alla “Conferenza di programma dei democratici di sinistra delle Marche” del 17/02/07 Abbadia di Fiastra (MC)

Compagne,compagni,colgo l’occasione di questa conferenza per esprimere alcune riflessioni sulla partecipazione alla vita politica nel partito e più in generale nella società partendo dalla mia esperienza e dalla mia voglia di partecipare, non solo come manovalanza, ma anche con una possibilità di elaborazione intellettuale, con la presunzione di poter arricchire la linea politica e di esserne arricchita anche nella vita personale.

Per una donna, anche se privilegiata, per condizione sociale e professionale, è particolarmente difficile partecipare attivamente, come dimostrano tutte le rilevazioni sociologiche, ormai note a tutti. Un solo dato emblematico: pur essendo la popolazione femminile il 52% della popolazione generale, nei partiti e nelle istituzioni non superano mai il 20% e man mano che si sale nella struttura organizzativa e decisionale la percentuale si riduce.

Era quindi con grande aspettativa che avevo accolto la mia designazione, nel congresso regionale DS del gennaio 2005, alla direzione regionale. Ora, pur avendo partecipato a quasi tutte le riunioni della direzione, non sono riuscita in alcun modo a partecipare ad elaborazioni, discussioni, analisi politiche, né nel settore in cui sono professionalmente competente, né nel settore di interesse specifico e cioè lo sviluppo della partecipazione delle donne alla vita politica, tema in cui mi sono sempre impegnata fin da giovanissima ed in cui come presidente della commissione consiliare donne elette della provincia di Ancona, ho maturato esperienze ed acquisito contributi utili da portare alla discussione generale.

Saluto quindi con piacere la proposta di Sara di aprire, con la concretezza che caratterizza l’operare al femminile, una fase di lavoro ed elaborazione permanente che si sostanzi in un appuntamento annuale, occasione di discussione sia sui risultati raggiunti che sui programmi futuri e porti il partito, che non ridurrei alla sola gestione delle amministrazioni, ad indicare, richiamandosi ad una ideologia (mi sia permessa una divagazione: l’ideologia è il collante necessario allo sviluppo di progetti e il non aver elaborato la differenza fra ideologia comunista e prassi nei paesi “comunisti” ha rappresentato un grave handicap nella elaborazione politica e culturale e di visione ideale della società.

A mio parere è come se i cattolici, a causa dei crimini commessi dalla Chiesa cattolica, penso alle guerre sante, alle crociate, all’inquisizione, alla persecuzione degli ebrei, alle benedizione delle armate fasciste e naziste, avessero rinnegato e buttato a mare i principi del cristianesimo e del cattolicesimo o rinnegassero l’elaborazione cattolica,)- mi piacerebbe che anche su questo tema si aprisse una fase di riflessione e di elaborazione - tornando al tema , richiamandosi ad una ideologia chiamiamola per ora di sinistra, ad elaborare un “sogno” di società futura e da questo derivino progetti e programmi per realizzarlo,adottando un metodo, anche di tipo meritocratico, che fissando tempi e modi ai coordinatori, stimoli i gruppi di lavoro a definire documenti da portare alla discussione generale e si lasci ad amministratori e tecnici le pratiche per realizzarli con le inevitabili mediazioni, e non il contrario.

Nella relazione sono accennati, sparsi qua e là , temi ad elevato impatto emozionale che vorrei fossero sviluppati nei gruppi di lavoro:
· Temi etici e valoriali: dalla necessità di analisi di alcuni comportamenti dei giovanissimi, proprio nella nostra regione assurti agli “onori della cronaca” ed all’atteggiamento degli organi di stampa e di parte dell’opinione pubblica che invece di portare solidarietà alla vittima, tende a scusare ed assolvere i protagonisti e le famiglie chiuse in atteggiamenti difensivi ed a colpevolizzare la vittima e la sua famiglia, o altri fatti, come quelli di Erba, che in un analisi di rischio verrebbero definiti “eventi sentinella” di una possibile deriva sociale che l’analisi politica nel senso più alto del termine, non può ignorare, a quella relativa ai perché da una battaglia vinta per una maternità libera e consapevole negli anni ‘70 si sia arrivati, nel terzo millennio, ad una maternità negata
· Tutela delle fragilità: non solo quella dei soggetti svantaggiati o degli anziani, anziane soprattutto, sole, ma anche dei singoli cittadini di fronte o semplicemente alle prese con poteri forti, pubblici e privati e quindi temi di quale equilibrio fra diritti e doveri

· Rinnovamento generazionale e di genere
· Pari opportunità.

Se questo è valido per la costruzione della società a maggior ragione è importante che questo si realizzi nella pratica politica, e per questo vengano rimossi gli ostacoli che non ne permettono la realizzazione, in particolare del nostro partito.

Gli slogans:
· Includere gli esclusi
· Accesso al futuro
· Qualità
debbono trovare applicazione nella nostra prassi politica fino all’elaborazione di un “codice etico” della politica.

Per fare qualità occorre, non solo predisporre adeguate politiche per l’accesso paritario alla qualificazione, ma anche introdurre il concetto di meritocrazia che batta la clientela ed il nepotismo ad iniziare dalla scelta dei docenti nella scuola e nelle Università.

La circolazione delle idee è il motore dello sviluppo, ma quali idee se dequalifichiamo la formazione e la selezione dei quadri dirigenti?

La delusione dei cittadini e dei giovani in particolare è palese specie sui temi della moralità e delle pari opportunità. Quale stimolo a studiare ed a prepararsi ha un ragazzo se tanto troveranno lavoro e andranno avanti solo i raccomandati, i parenti e gli affiliati, quale stimolo a comportarsi correttamente se i prepotenti non vengono puniti o addirittura sono premiati ?

Se vogliamo che ad una corretta analisi non corrisponda una pessima prassi, occorre quindi che anche la politica e l’amministrazione della cosa pubblica, ora percepite come “clientela, favoritismo, nepotismo”, si diano un codice etico e, perché no, anche sistemi coercitivi di salvaguardia dalla distorsioni ad iniziare dal livello regionale.

Butto là alcuni spunti per proposte concrete:
· Riduzione della forbice tra reddito di parlamentari, consiglieri regionali, alti dirigenti della P.A. e reddito medio degli italiani
· Ineleggibilità di condannati o in attesa di giudizio
· Incompatibilità di incarichi tra amministratori, legislatori, enti pubblici o controllati, tra loro e direzioni di partito
· Divieto di incarichi multipli ( quest’ultimo correttivo già da solo permetterebbe un ampliamento dell’accesso, pluralità di contributi, riduzione dei personalismi, ampliamento della collegialità delle proposte)
· Blocchi di garanzia e salvaguardia per genere ed età : ad esempio nella scelta dei candidati per elezioni, incarichi dirigenziali nelle istituzioni o nelle loro derivazioni, nel partito: criteri quali il 50% donne, 50% sotto i 50 anni ecc
· Decadenza dell’incarico dopo tre assenze consecutive non giustificate
· Valutazione periodica dei risultati

Concludendo, ho un idea che mi sembra coerente alla relazione della segretaria, sul ruolo del partito come strumento di partecipazione e centro di elaborazione della Vision e non gestione delle amministrazioni o peggio appiattimento sulle amministrazioni o sui governi (mi sembra che già Gramsci abbia affrontato questo problema in un tempo ormai remoto).

Il programma dei DS delle Marche, mi sembra di capire dal titolo della conferenza, non è il programma del Governo delle Marche (frutto necessariamente di mediazioni e compromessi fra diverse sensibilità e attori) ma è il programma dei democratici di sinistra di stimolo ed ispirazione ai nostri amministratori e tecnici perché trovino gli strumenti per la realizzazione di un modello che sia la miglior approssimazione possibile al nostro “sogno” e non il contrario.

Con questa prospettiva anche le donne ed i giovani parteciperanno con più entusiasmo portando il loro contributo anche di “sogni” alla vita politica e forse, permettendo uno sbocco politico e di discussione a tutti gli iscritti, nelle varie articolazioni del partito, potendo manifestare anche dissenso, e si aprisse una fase di ascolto della società, non si vedrebbero proliferare tanti “comitati spontanei” che non sono altro che rilevatori (evento sentinella) di un difetto di partecipazione.

D’altra parte è dimostrato che anche la buona amministrazione, se non adeguatamente supportata da una visione globale e da un progetto a lungo termine, da una eticità dei comportamenti e da una partecipazione e condivisione popolare non paga, come l’esperienza del governo D’Alema insegna.
Grazie dell’attenzione Silvana Seri

martedì 6 marzo 2007

DOPO L'INTERVISTA DI RUTELLI IL PROGETTO PD DOVREBBE FERMARSI

Risposta di Fabio Mussi all'intervista di Rutelli al corriere della sera del 5 marzo.

Mussi: Rutelli? Onesto, ma è la fine del progetto unitario. di Monica Guerzoni, dal Corriere della Sera 6 marzo 2007

Se fossimo in una situazione politicamente e intellettualmente ordinata, dopo un'intervista così il processo di costruzione del Pd dovrebbe fermarsi.

Furioso con Rutelli, ministro Fabio Mussi?
Ho un rispetto assoluto per la posizione che il vicepremier ha espresso al Corriere. Ma Rutelli dice tre cose. I Dico non sono una priorità. In Francia sosterrà Bayrou e non la Royal. E il Pd non entrerà mai nel Pse.

Quindi stop, retromarcia, fine dell'unità riformista?
Mancano i fondamenti. Del resto, la posizione di Rutelli è onesta.

Quella di Fassino non lo è?
Nei discorsi dice che il nuovo partito deve stare nel Pse, ma non lo ha scritto nella mozione che i nostri iscritti voteranno al Congresso, dove il problema è affrontato con ambiguità.

Congresso a carte truccate?
E' un modo per rassicurare i compagni. I quali scopriranno dopo qual è l'approdo di un partito per la cui costituzione sono chiamati a votare.

La nuova casa dei riformisti.
Questo discorso della nuova casa l'ho sentito anche nel 2003, quando io, che nel '95 avevo contribuito alla costituzione dell'Ulivo, mi opposi alla lista unitaria per le Europee ponendo una questione: dove finiscono gli eletti una volta in Europa? Bene, quelli dei Ds sono finiti nel Pse e quelli della Margherita nel gruppo liberaldemocratico. Come si vede non è una bizza porre con forza la questione delle appartenenze.

E' il solo motivo per cui non entrerà nel Pd?
Un motivo forte. Un altro centinaio di ragioni in quel Manifesto dei Saggi...

Ce ne dica due.
Il modo acrobatico con cui è posto il tema fondativo della laicità dello Stato e quello con cui sono affrontate altre due questioni fondamentali, lavoro e ambiente. Un testo così si colloca verso la fine del '700. Il programma di Kant, ha detto bene Cesare Salvi.

Che succede al Congresso di Aprile?
Che si fa un nuovo partito e che quello vecchio si scioglie. Nel 1989 io facevo parte di quella segreteria che, con Occhetto, pensò che si dovesse fare i conti con la caduta del Muro. La gente piangeva e si strappava i capelli quando, alla domanda "Volete sciogliere il Pci?" rispondevamo "Sì". Ci assumemmo pienamente la nostra responsabilità.

Fassino non lo fa?
Finora non lo ha fatto. Dice "si chiude ma si resta aperti", "si fa un nuovo partito ma i Ds non spariscono"... Cosa vuol dire? Si fa un nuovo partito e i Ds non ci sono più.

Si assuma anche lei le sue responsabilità: farà la scissione?
Io faccio il congresso per prendere voti e fermare il treno. Se si accelera, decideremo democraticamente il da farsi.

Una sinistra unita da Bertinotti a Mussi, passando per Diliberto?
Che Fausto e Oliviero abbiano ripreso a parlarsi è cosa interessante, ma non voglio contrapporre al Pd una izquierda unida. Quel che è certo è che la formazione del Pd provocherà un terremoto a sinistra.

E se il francia il centrista Bayrou dovesse appoggiare al ballottaggio il neogollista Sarkozy e non la socialista Royal?
Il Pd finirebbe ancor prima di cominciare.

domenica 4 marzo 2007

A FALCONARA IN MOLTI ALLA PRESENTAZIONE DELLA MOZIONE MUSSI

Articolo del Corriere Adriatico del 4 marzo 2007

La sinistra ds in tanti per la mozione mussi

FALCONARA – Sono stati numerosi quelli che ieri pomeriggio hanno raccolto l’invito della sinistra Ds, che nell’ambito delle iniziative pre-congressuali, ed in vista dell’ormai prossimo quarto congresso nazionale del partito, ha verrà presentato ufficialmente nel territorio la seconda mozione congressuale: a sinistra per il socialismo europeo che ha come candidato a segretario l’on. Fabio Mussi, attuale Ministro del governo Prodi e come primi firmatari Cesare Salvi, Fulvia Bandoli e Valdo Spini. All’iniziativa, a cui ha partecipato anche l’on. Claudio Maderloni, hanno preso parte l’on. Valerio Calzolaio membro della direzione nazionale dei Ds, Lorenzo Mazzoli segretario della Fp-Cgil Funzione Pubblica, Aldo Monteverde e Riccardo Maderloni rispettivamente coordinatore falconarese e portavoce provinciale per la Mozione Mussi.

giovedì 1 marzo 2007

SABATO 3 MARZO RIUNIONE COORDINAMENTO MOZIONE

I coordinatori territoriali della mozione Mussi della provincia di Ancona si riuniscono sabato 3 marzo alle ore 17.00 (puntuali) presso la sezione ds di Falconara Marittima in Via Flaminia 604.