giovedì 8 marzo 2007

INTERVENTO DI SILVANA SERI ALLA CONFERENZA DI FIASTRA

Intervento alla “Conferenza di programma dei democratici di sinistra delle Marche” del 17/02/07 Abbadia di Fiastra (MC)

Compagne,compagni,colgo l’occasione di questa conferenza per esprimere alcune riflessioni sulla partecipazione alla vita politica nel partito e più in generale nella società partendo dalla mia esperienza e dalla mia voglia di partecipare, non solo come manovalanza, ma anche con una possibilità di elaborazione intellettuale, con la presunzione di poter arricchire la linea politica e di esserne arricchita anche nella vita personale.

Per una donna, anche se privilegiata, per condizione sociale e professionale, è particolarmente difficile partecipare attivamente, come dimostrano tutte le rilevazioni sociologiche, ormai note a tutti. Un solo dato emblematico: pur essendo la popolazione femminile il 52% della popolazione generale, nei partiti e nelle istituzioni non superano mai il 20% e man mano che si sale nella struttura organizzativa e decisionale la percentuale si riduce.

Era quindi con grande aspettativa che avevo accolto la mia designazione, nel congresso regionale DS del gennaio 2005, alla direzione regionale. Ora, pur avendo partecipato a quasi tutte le riunioni della direzione, non sono riuscita in alcun modo a partecipare ad elaborazioni, discussioni, analisi politiche, né nel settore in cui sono professionalmente competente, né nel settore di interesse specifico e cioè lo sviluppo della partecipazione delle donne alla vita politica, tema in cui mi sono sempre impegnata fin da giovanissima ed in cui come presidente della commissione consiliare donne elette della provincia di Ancona, ho maturato esperienze ed acquisito contributi utili da portare alla discussione generale.

Saluto quindi con piacere la proposta di Sara di aprire, con la concretezza che caratterizza l’operare al femminile, una fase di lavoro ed elaborazione permanente che si sostanzi in un appuntamento annuale, occasione di discussione sia sui risultati raggiunti che sui programmi futuri e porti il partito, che non ridurrei alla sola gestione delle amministrazioni, ad indicare, richiamandosi ad una ideologia (mi sia permessa una divagazione: l’ideologia è il collante necessario allo sviluppo di progetti e il non aver elaborato la differenza fra ideologia comunista e prassi nei paesi “comunisti” ha rappresentato un grave handicap nella elaborazione politica e culturale e di visione ideale della società.

A mio parere è come se i cattolici, a causa dei crimini commessi dalla Chiesa cattolica, penso alle guerre sante, alle crociate, all’inquisizione, alla persecuzione degli ebrei, alle benedizione delle armate fasciste e naziste, avessero rinnegato e buttato a mare i principi del cristianesimo e del cattolicesimo o rinnegassero l’elaborazione cattolica,)- mi piacerebbe che anche su questo tema si aprisse una fase di riflessione e di elaborazione - tornando al tema , richiamandosi ad una ideologia chiamiamola per ora di sinistra, ad elaborare un “sogno” di società futura e da questo derivino progetti e programmi per realizzarlo,adottando un metodo, anche di tipo meritocratico, che fissando tempi e modi ai coordinatori, stimoli i gruppi di lavoro a definire documenti da portare alla discussione generale e si lasci ad amministratori e tecnici le pratiche per realizzarli con le inevitabili mediazioni, e non il contrario.

Nella relazione sono accennati, sparsi qua e là , temi ad elevato impatto emozionale che vorrei fossero sviluppati nei gruppi di lavoro:
· Temi etici e valoriali: dalla necessità di analisi di alcuni comportamenti dei giovanissimi, proprio nella nostra regione assurti agli “onori della cronaca” ed all’atteggiamento degli organi di stampa e di parte dell’opinione pubblica che invece di portare solidarietà alla vittima, tende a scusare ed assolvere i protagonisti e le famiglie chiuse in atteggiamenti difensivi ed a colpevolizzare la vittima e la sua famiglia, o altri fatti, come quelli di Erba, che in un analisi di rischio verrebbero definiti “eventi sentinella” di una possibile deriva sociale che l’analisi politica nel senso più alto del termine, non può ignorare, a quella relativa ai perché da una battaglia vinta per una maternità libera e consapevole negli anni ‘70 si sia arrivati, nel terzo millennio, ad una maternità negata
· Tutela delle fragilità: non solo quella dei soggetti svantaggiati o degli anziani, anziane soprattutto, sole, ma anche dei singoli cittadini di fronte o semplicemente alle prese con poteri forti, pubblici e privati e quindi temi di quale equilibrio fra diritti e doveri

· Rinnovamento generazionale e di genere
· Pari opportunità.

Se questo è valido per la costruzione della società a maggior ragione è importante che questo si realizzi nella pratica politica, e per questo vengano rimossi gli ostacoli che non ne permettono la realizzazione, in particolare del nostro partito.

Gli slogans:
· Includere gli esclusi
· Accesso al futuro
· Qualità
debbono trovare applicazione nella nostra prassi politica fino all’elaborazione di un “codice etico” della politica.

Per fare qualità occorre, non solo predisporre adeguate politiche per l’accesso paritario alla qualificazione, ma anche introdurre il concetto di meritocrazia che batta la clientela ed il nepotismo ad iniziare dalla scelta dei docenti nella scuola e nelle Università.

La circolazione delle idee è il motore dello sviluppo, ma quali idee se dequalifichiamo la formazione e la selezione dei quadri dirigenti?

La delusione dei cittadini e dei giovani in particolare è palese specie sui temi della moralità e delle pari opportunità. Quale stimolo a studiare ed a prepararsi ha un ragazzo se tanto troveranno lavoro e andranno avanti solo i raccomandati, i parenti e gli affiliati, quale stimolo a comportarsi correttamente se i prepotenti non vengono puniti o addirittura sono premiati ?

Se vogliamo che ad una corretta analisi non corrisponda una pessima prassi, occorre quindi che anche la politica e l’amministrazione della cosa pubblica, ora percepite come “clientela, favoritismo, nepotismo”, si diano un codice etico e, perché no, anche sistemi coercitivi di salvaguardia dalla distorsioni ad iniziare dal livello regionale.

Butto là alcuni spunti per proposte concrete:
· Riduzione della forbice tra reddito di parlamentari, consiglieri regionali, alti dirigenti della P.A. e reddito medio degli italiani
· Ineleggibilità di condannati o in attesa di giudizio
· Incompatibilità di incarichi tra amministratori, legislatori, enti pubblici o controllati, tra loro e direzioni di partito
· Divieto di incarichi multipli ( quest’ultimo correttivo già da solo permetterebbe un ampliamento dell’accesso, pluralità di contributi, riduzione dei personalismi, ampliamento della collegialità delle proposte)
· Blocchi di garanzia e salvaguardia per genere ed età : ad esempio nella scelta dei candidati per elezioni, incarichi dirigenziali nelle istituzioni o nelle loro derivazioni, nel partito: criteri quali il 50% donne, 50% sotto i 50 anni ecc
· Decadenza dell’incarico dopo tre assenze consecutive non giustificate
· Valutazione periodica dei risultati

Concludendo, ho un idea che mi sembra coerente alla relazione della segretaria, sul ruolo del partito come strumento di partecipazione e centro di elaborazione della Vision e non gestione delle amministrazioni o peggio appiattimento sulle amministrazioni o sui governi (mi sembra che già Gramsci abbia affrontato questo problema in un tempo ormai remoto).

Il programma dei DS delle Marche, mi sembra di capire dal titolo della conferenza, non è il programma del Governo delle Marche (frutto necessariamente di mediazioni e compromessi fra diverse sensibilità e attori) ma è il programma dei democratici di sinistra di stimolo ed ispirazione ai nostri amministratori e tecnici perché trovino gli strumenti per la realizzazione di un modello che sia la miglior approssimazione possibile al nostro “sogno” e non il contrario.

Con questa prospettiva anche le donne ed i giovani parteciperanno con più entusiasmo portando il loro contributo anche di “sogni” alla vita politica e forse, permettendo uno sbocco politico e di discussione a tutti gli iscritti, nelle varie articolazioni del partito, potendo manifestare anche dissenso, e si aprisse una fase di ascolto della società, non si vedrebbero proliferare tanti “comitati spontanei” che non sono altro che rilevatori (evento sentinella) di un difetto di partecipazione.

D’altra parte è dimostrato che anche la buona amministrazione, se non adeguatamente supportata da una visione globale e da un progetto a lungo termine, da una eticità dei comportamenti e da una partecipazione e condivisione popolare non paga, come l’esperienza del governo D’Alema insegna.
Grazie dell’attenzione Silvana Seri

Nessun commento: