lunedì 12 marzo 2007

PD: PARTITO NUOVO O NUOVO PARTITO?

E’ ormai entrata nel vivo la discussione sulla nascita del Partito Democratico con i congressi che si stanno svolgendo in tutte le sezioni. Ci sarà poi il congresso provinciale, quello regionale per finire con quello nazionale in programma dal 19 al 21 aprile a Firenze.

In questi mesi se ne è parlato molto, ci sono stati i proverbiali “fiumi d’inchiostro” sui giornali per far capire a tutti gli iscritti e ai nuovi soggetti interessati cosa dovrà essere questo Partito Democratico.

Un congresso nazionale che - come detto nella “mozione Angius” – "per molti versi anomalo, indetto sulla base di un accordo preventivo tra il gruppo dirigente dei Ds e il gruppo dirigente della Margherita".

Questo accordo è stato raggiunto ad Orvieto all’inizio di ottobre 2006 ed entro, si dice, il 2009 si porranno le basi per la costituzione ufficiale di questo partito nuovo. Dove sta l’anomalia? Ma nel fatto che non può essere un operazione di vertice decisa da pochi dirigenti, ma un partito che vuole imporsi e gettare delle solide basi non può che nascere dal basso, con un ampia e anche vivace discussione nelle sezioni prima e nella società civile poi per far si che sia il più aperto possibile.

Pensiamo ad esempio alla nascita del Partito Socialista nel lontano 1892. A fronte di una rivoluzione industriale con l’affacciarsi delle fabbriche sul panorama economico gli operai chiedevano migliori trattamenti salariali, migliori orari di lavoro, maggiori garanzie e diritti che il PSI seppe farsi promotore.

Ovviamente le cose sono cambiate, ma quello che si sta creando non è un “partito nuovo”, ma un nuovo partito composto solo dai Ds, una parte dei Ds, e dalla Margherita. Ben altra cosa quando dieci anni fa è nato l’Ulivo che comprendeva tutte le forze del centrosinistra esclusa Rifondazione Comunista, ma soprattutto era quel valore aggiunto, quel qualcosa di veramente nuovo, riuscito ad entrare nella società, e che ha permesso di vincere le elezioni di aprile.

E’ necessario che se questo “partito nuovo” voglia radicarsi sul territorio deve dare la possibilità, ai nuovi soggetti che magari non hanno finora fatto politica attiva, di poter entrare ed affermarsi. E’ quelli che già dentro ci sono, che ne facciamo? Gli diciamo “grazie tante, ma fai un passo indietro!”

Quanti pensate che accetteranno una simile proposta? Questo per dire che la politica non può essere solo occupazione di potere, ma deve essere anche e soprattutto passione, dare risposte concrete ai problemi quotidiani e di interesse nazionale e mondiale, come ad esempio la questione del lavoro precario, il problema dell’ambiente e della qualità della vita, mettere lo stato sociale al centro degli obiettivi di un governo, così come la pace, i diritti umani.

Inoltre un’altra anomalia del Partito Democratico è che non sarà più di sinistra, socialista. Si perché la Margherita ha detto chiaramente che non intende minimamente diventare socialista e anche a livello europeo non accetta di entrare nel Partito del Socialismo Europeo.

Certo fa un certo effetto sapere che l’ex Pci, diventato Pds, poi DS ora rispolvera la “P” e lascia la “S”. Sarebbe naturale oltre che coerente che un partito che si è sempre definito di sinistra diventasse socialista per colmare quel vuoto che è presente nel panorama politico italiano.

Personalmente avrei preferito che i Ds fossero stati i promotori della costituzione di una grande forza socialista, al pari di altre formazioni di questo tipo presenti in Spagna, in Francia, in Inghilterra, in Germania e nei paesi scandinavi. L’Italia sarà l’unico paese europeo in cui non ci sarà una forza socialista di sinistra, degna di questo nome dopo la nascita del Partito Democratico.

Eppure nella mozione che candida Fassino segretario, la parola “sinistra” è ripetuta più volte! Come pure è citata più volte la parola “riformismo” senza però capire bene di cosa si tratta. Il riformismo sta nei fatti, nei contenuti, nel cercare di poter risolvere, come detto prima, i problemi quotidiani dei cittadini e nell’ascoltare le richieste e le esigenze di costoro.

E la questione della laicità dello stato è un altro punto che trova d’accordo anche la Margherita? Anche qui mi pare che non ci sia omogeneità di vedute. Le anomalie e distinzione cominciano ad essere un po’ troppe per far si che il Partito Democratico nasca e sia un partito forte.

Non sarebbe meglio prima vedere di partire da principi e idee condivise e poi decidere di fare un partito nuovo? Alla fine, penso che tante parole alla gente interessi fino ad un certo punto. La gente vuole fatti concreti, avere un lavoro sicuro, avere la possibilità di comprarsi una casa, far pagare le tasse ai “furbetti del quartierino”, vedere i figli sistemati, poter contare su esercizi pubblici adeguati, in poche parole avere più fiducia e speranza nel prossimo.

Però fino a che abbiamo i contratti a progetto, i co.co.co, pensioni basse, un futuro incerto, come si può pensare che un cittadino italiano si appassioni dove collocare il partito democratico, oppure se fare o meno il partito democratico.

Perché come sempre se l’intenzione è buona, cioè cercare di riunire tutte le forze politiche di sinistra, progressiste, che finora si sono sempre divise, poi è sbagliato il modo come si procede.

Spero che ognuno di noi che ha a cuore questi problemi possa riflettere. Penso sia doveroso riflettere.

Paolo Agostinelli

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